MILANO, la startup biotech italiana che Israele ci sta soffiando

Eccellenza italiana la startup biotech che Israele sta provando a soffiarci. In Italia il supporto è stato solo di Unicredit e, forse, arriverà da Principia

Pubblicato il 08 Feb 2017

‘Milano’, non è, in questo caso, il nome della città ma la sigla di Minimal invasive light automatic natural orifice. Si tratta di un dispositivo messo a punto da ValueBiotech , società nata nel 2012, per rendere minimamente invasivi gli interventi chirurgici per la cura di patologie dell’addome.
“Già nel 2007 – racconta Antonello Forgione, co-fondatore e amministratore di ValueBiotech, nonché chirurgo – presso l’ospedale di Niguarda ho iniziato a praticare questo tipo di operazioni che consentono di evitare le cicatrici potendo raggiungere la cavità addominale tramite orifizi come la bocca, la vagina o l’ano e applicando questa tecnica ho pensato che c’era spazio per lo sviluppo di una tecnologia per implementare con maggiore efficacia tale tecnica”. Ecco quindi che inizia a prendere forma ‘Milano’ e presto Forgione inizia a contattare ingegneri meccanici ed elettromeccanici per studiare la fattibilità della sua idea. I primi due ingegneri: Louis Jauvtis e Renzo Zaltieri diventano i primi co-fondatori di ValueBiotech ai quali poi si aggiunge anche Avi Aliman. La Fondazione Aims Academy , di cui lo stesso Forgione è direttore scientifico, è stato il primo investitore a credere nel progetto, la fondazione di carattere privato si occupa di attività di formazione e di ricerca nel campo delle nuove tecnologie applicate alla chirurgia mininvasiva. 

Tra il 2012 e oggi ValueBiotech registra tre brevetti, completa il primo prototipo da laboratorio e nel 2016 riceve due milioni di euro di investimento di cui uno dal governo israeliano e per la precisione dall’Office of the chief scientist of Israel, e uno da un gruppo di investitori privati tra cui vi sono cinesi, giapponesi e italiani, tutti conoscitori del settore biomedicale che quindi si possono definire come smart investor. ValueBiotech partecipa anche al programma Unicredit StartLab dove riceve un altro mini investimento da 10mila euro e supporto in termini di formazione e di mentoring che Forgione definisce molto importante per la crescita della sua società in quella fase.

Negli anni anche il team della società cresce con l’arrivo di nuovi ingegneri e ora si lavora alla realizzazione di un prototipo avanzato e si prevede di fare i primi esperimenti su animali e su cadaveri entro la metà del 2018, mentre è il 2020 l’orizzonte temporale in cui ValueBiotech prevede di portare ‘Milano’ nelle sale operatorie.

“Grazie ai due milioni che abbiamo raccolto – aggiunge Forgione – ora possiamo lavorare per 18 mesi ma è chiaro che stiamo già contattando possibili nuovi investitori, abbiamo per esempio una lettera di intenti con Principia Sgr per un possibile investimento da 7 milioni di euro. Inoltre a partire da marzo 2017 dobbiamo trasferire tutte le operazioni in Israele perché ci è richiesto dall’investitore pubblico di Tel Aviv”. La società continuerà a essere di diritto italiano, è stata costituita una società israeliana controllata al 100% da quella italiana, ma tutti gli ingegneri si trasferiranno in Israele. “Ho scelto di chiamare il progetto ‘Milano’ perché a Milano ho trovato grande supporto e la città mi ha dato molto – dice Forgione – ma dall’Italia non siamo riusciti a ottenere il supporto finanziario, anche pubblico, che ci serviva. Abbiamo partecipato a bandi della Regione Lombardia e al bando Smart&Start che però dopo un anno e numerose richieste da parte nostra ci ha informato che i soldi erano finiti, nel frattempo è arrivato il governo di Tel Aviv che in modo rapido ci ha erogato l’investimento da un milione di euro”.

Forgione ha tutte le intenzioni di fare il possibile per continuare a mantenere la giusta italianità di ValueBiotech ma la società deve anche fare i conti con la concorrenza che benché partita dopo rispetto al progetto ‘Milano’ è agguerrita: c’è per esempio una società partecipata da Alphabet (la capogruppo di Google) che si chiama Verb e che può contare su ampie risorse finanziarie, un’altra del politecnico di Hong Kong, poi uno spin off della Nebraska University che si chiama Virtual Incision e anche una israeliana che si chiama Memic. “Tutti questi progetti sono tecnologicamente meno strutturati del nostro e soprattutto devono recuperare terreno rispetto a noi ma è fondamentale per ValueBiotech intercettare le risorse finanziarie, che per arrivare alla fase clinica si prevede dovranno essere di circa 20 milioni di euro in totale, necessarie allo sviluppo di ‘Milano’.

@emilabirascid

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