ArtRooms: una galleria d’arte online

Pubblicato il 11 Mag 2015

“Abbiamo voluto creare una galleria d’arte on line, un luogo ideale per gli amanti dell’arte, che non hanno esperienza nel ruolo di collezionisti o come investitori in questo settore, ma che amano semplicemente circondarsi di opere artistiche e della loro bellezza”.

Giuseppe Autorino, racconta così la sua creatura imprenditoriale, ArtRooms , un servizio di vendita e noleggio di opere d’arte, una piattaforma e-commerce ideata e sviluppata per offrire un servizio a chi non ha un’esperienza diretta nel collezionare o nell’investire in arte.

Ad oggi ArtRooms, che dota le proprie opere di una certificazione digitale che tutela artista e acquirente, conta oltre 206 artisti e oltre 1351 opere d’arte per un valore complessivo di 1 milione 384mila euro.

Il progetto è stato tra i vincitori del contest “Vulcanicamente 2” e del “TechGarage”, promossi da Dpixel e Comune di Napoli. Ha partecipato, inoltre, al TechHub, percorso di accelerazione per startup tecnologiche gestito dal Banco di Napoli, dalla CCIAA di Napoli e dall’Università Federico II, ed è stata selezionata, insieme ad altre 50 startup italiane tecnologiche, per rappresentare l’innovazione del Made in Italy allo SMAU di Berlino (prima edizione internazionale della fiera) nel marzo 2015.

Il progetto nasce nel gennaio 2013 tra le aule dell’Executive MBA del Politecnico di Milano, da un’idea di Giuseppe Autorino e Giuseppe D’Aniello.

Giuseppe, raccontaci i primi passi di ArtRooms e come è nata l’idea di dare forma a questo progetto.

“Il progetto, come spesso accade, nasce da un’intuizione. Io e Giuseppe D’Aniello, ora socio di ArtRooms, stavamo frequentando un MBA al Politecnico di Milano e dovevamo sviluppare il project work conclusivo del nostro percorso di studio. Mentre lo elaboravamo, abbiamo avuto modo di conoscere Diego Ciotola, artista emergente e con lui abbiamo approfondito e studiato il mondo dell’arte, delle gallerie e delle aste, per scoprirne i limiti e le potenzialità. Cominciavamo a comprendere, infatti, che nel mondo dell’arte il digitale e le piattaforme potevano creare, per gli artisti emergenti (o per coloro che non hanno un curatore o una galleria esclusiva), una vetrina importante. E questo poteva tradursi in un meccanismo capace di coinvolgere e far convivere diversi aspetti: dalle logiche dell’e-commerce a quelle della creazione di una community.

Il progetto è stato portato avanti nell’ambito del master che frequentavamo ed è stato presentato a ottobre 2013, fino ad arrivare pochi mesi dopo (a gennaio 2014) alla costituzione della società.”

In che modo avete operato per capire i numeri e le tendenze del vostro mercato di riferimento, prima di partire con l’avvio della vostra realtà imprenditoriale?

“Prima di tutto, abbiamo intervistato mille persone, chiedendo se compravano opere d’arte e, soprattutto, dove le compravano, per comprendere le dinamiche che riguardano questo settore. Da queste interviste abbiamo raccolto alcuni dati interessanti e abbiamo capito subito che le persone comuni, se vogliono acquistare un’opera d’arte, non vanno nelle gallerie e non partecipano alle aste, come sono soliti fare i collezionisti o gli investitori. Per molte persone, infatti, le gallerie e gli eventi (come le aste) sono “discriminanti”, perché non sempre la maggior parte dei consumatori possiede delle competenze tecniche per valutare un’opera d’arte come un esperto.

Proprio per questo motivo, noi abbiamo voluto dare vita a un progetto che si allontanasse dalla logica delle galleria e che abbracciasse quella parte di pubblico che ama l’arte, ma che non è un collezionista o un esperto di questo settore. Noi puntiamo l’attenzione sulla percezione di bellezza, sul trasferimento di emozioni, e questi aspetti riguardano ogni persona, senza necessità di trovarsi di fronte a un esperto.”

Chi ama l’arte e desidera acquistare un’opera di un artista emergente può collegarsi alla vostra piattaforma e acquistare, oppure noleggiare. Perché avete preso la decisione di offrire anche questa seconda opportunità di scelta?

Diego Ciotola di Artroom

“Questa decisione ha preso forma a partire da una considerazione: esplorando questo settore, infatti, abbiamo compreso che molti artisti hanno delle opere in magazzino. Quando un’opera rimane in magazzino, perché non è ancora stata acquistata, si perde la possibilità di vederla, di apprezzarne la bellezza ed è come se si tenesse una forma d’arte chiusa in una “gabbia”. Noi, invece, vogliamo dare la possibilità di far viaggiare anche queste opere, di farle esporre, senza l’obbligo di passare attraverso un acquisto. Negli Stati Uniti e in Nord Europa queste operazioni non sono insolite e vengono effettuate anche a livello aziendale. Un’azione di questo genere, infatti, può essere utile non solo per un privato che ha esigenze particolari, ma anche per un albergo o un ufficio. Ci sono diversi studi, infatti, che affermano che chi vive o lavora in uno spazio circondato da opere d’arte, percepisce un livello più alto di qualità per quel determinato luogo.

Le opere che vendiamo o noleggiamo rappresentano dei pezzi unici, originali e soprattutto certificati e questo ha sicuramente un valore importante.”

In che modo selezionate gli artisti che possono gestire il proprio spazio web all’interno della vostra piattaforma?

“Non essendo degli specialisti in questo ambito, abbiamo pensato di creare delle figure che facessero da mediatori e intermediari: questi sono gli arthunters, ovvero dei “cacciatori di artisti”, che in qualità di esperti, selezionano gli artisti che possono esporre e “virtualizzare” il loro atelier utilizzando il nostro sito.

Noi ci affidiamo a loro (alcuni sono galleristi) poiché possiedono e hanno sviluppato delle competenze specifiche nel mondo dell’arte, e riconosciamo a ognuno di loro una fee che corrisponde a una percentuale del fatturato.

ArtRooms, infatti, non rappresenta solo una galleria d’arte online, ma è riveste il ruolo anche di laboratorio dell’artista.”

Focalizziamoci ora sul lato economico della vostra impresa: fino ad ora vi siete autofinanziati o avete ricevuto dei finanziamenti? Qual è il vostro modello di business?

“Fino ad ora ci siamo autofinanziati e ovviamente noi tre soci non percepiamo stipendio. Attualmente, siamo alla ricerca di finanziatori, poiché il nostro progetto prevede la necessità di un forte investimento per quanto riguarda la parte di marketing e comunicazione. Il nostro obiettivo è riuscire a “fare impresa” e per fare questo c’è bisogno di assumere personale. I finanziamenti, quindi, andrebbero anche in questa direzione, perché un’azienda per poter funzionare davvero deve crescere a livello di team.

Per quanto riguarda il nostro modello di business, invece, ci basiamo su una commissione che tratteniamo per ogni vendita (30%) effettuata e per ogni noleggio che viene eseguito.”

Concludendo, quali sono gli obiettivi per il futuro?

“Entro la fine dell’anno – oltre al rilascio di un’app per Android e iOS – vogliamo arrivare a 500 artisti inseriti nella piattaforma, puntando anche sull’internazionalizzazione. Perché questo avvenga stiamo contattando alcuni arthunters all’estero (ad esempio, stiamo per avviare una collaborazione con una ragazza italiana che vive a Berlino e con una galleria di Londra).

Inoltre, vogliamo iniziare a proporre la creazione di alcune punti espositivi sia in alberghi che in negozi di design, lanciando uno sguardo anche “offline”.

Uno degli obiettivi principali, però, riguarda la ricerca di un finanziatore, in Italia oppure all’estero, perché abbiamo bisogno di un’iniezione di benzina per riuscire a fare il grande salto a cui ci stiamo preparando.”

di Jessica Malfatto

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