Cresce il crowdfunding in Spagna e gli operatori si mobilitano per chiedere al governo una legislazione specifica

Pubblicato il 17 Lug 2013

Non poteva che essere una mobilitazione “social” quella avviata dagli operatori e dai sostenitori del crowdfunding in Spagna per chiedere al governo e alla classe politica di elaborare una legislazione specifica su questo nuovo strumento di raccolta di capitale diffuso, attraverso piattaforme web, per finanziare imprese e progetti culturali e sociali. Dal 2010 ad oggi in Spagna sono state create 64 piattaforme di crowdfunding che coprono tutte le tipologie di finanziamenti via web – anche l’equity – e, alcune di loro, hanno già raggiunto una dimensione internazionale Secondo il gruppo di consulenza Deloitte, i portali di crowdfunding raccoglieranno nel mondo circa 3 miliardi di dollari nel 2013 contro 1,5 miliardi del 2011.

#yoapoyoelcrowdfunding
La campagna è partita dal sito http://www.yoapoyoelcrowdfunding.com/, si sta diffondendo attraverso i principali social network, ha già raccolto un migliaio di sottoscrizioni e uno dei sui primi risultati è stata la costituzione, alla fine di giugno, dell’Associazione Spagnola di Crowdfunding. Spain Crowd Funding (SCF) è membro di World Crowdfunding Federation (WCF) e di European Crowdfunding Network (ECN) e, oltre a diventare il punto di riferimenti del settore, sta già lavorando nella creazione di un codice di comportamento – che sia sottoscritto da tutte le piattaforme spagnole per tutelare donatori e inversori – e in una strategia per convincere il Governo del popolare Rajoy sulla necessità e l’opportunità di regolamentare i quattro tipi di crowdfunding condiviso oggi in Europa: le donazioni (di solito per scopi sociali o culturali), i premi (si può ricevere o utilizzare il prodotto o il servizio finanziato), i prestiti (microcredito e prestiti individuali a persone o società) e il micro-equity (partecipando al capitale dell'impresa finanziata).

“Di fronte alla grave crisi economica e occupazionale del nostro paese e alla mancanza di investimenti pubblici e privati nella maggior parte dei settori, il crowdfunding, come sta già dimostrando, rappresenta l'occasione per democratizzare i finanziamenti su tutta la filiera, eliminando la dipendenza verso le banche. Per diffondere l’utilizzo di questo strumento fra i singoli cittadini e le aziende le istituzioni devono regolamentarlo, definendo garanzie legali e giuridiche e stabilendo sgravi fiscali e incintivi mirati per ogni tipo di investimento o donazione”, spiega Ángel Gonzalez, co-fondatore del portale informativo http://www.universocrowdfunding.com/ e uno dei promotori della campagna e della nuova associazione. Proprio per contrastare la crisi nel settore culturale dovuta alla mancanza di finanziamenti e all’aumento dell’IVA dal 8% al 21%, il Governo Autonomo dell’Andalusia sta lavorando in una nuova legge sul micro mecenate che va in questa direzione, prevedendo sgravi fiscali per le imprese che investono in beni o attività culturali e la detrazione fiscale fino a 250 € /anno delle spese sostenuti dai cittadini per acquisto di prodotti o servizi culturali. Un’iniziativa regionale che tutti sperano serva di esempio e di stimolo al Governo di Madrid.

Un sistema maturo e innovativo
Il sistema del crowdfunding in Spagna è considerato dagli operatori del settore abbastanza maturo e innovativo. In poco più di tre anni sono state create circa 64 piattaforme che spaziano dalla raccolta fondi per la realizzazione di prodotti e attività culturali e creative, alle donazioni per coprire progetti solidari o piccoli bisogni di persone in difficoltà; dal coinvolgimento di inversori privati interessati a supportare imprese innovative, allo sviluppo di progetti che siano assolutamente realizzati in “codice aperto” per offrire un ritorno sociale anche in termini di trasparenza e di diffusione della conoscenza. In questo particolare ambito opera per esempio la piattaforma Goteo (http://goteo.org/) che in solo 15 mesi di attività ha lanciato 130 progetti e raccolto oltre 565.000 euro.

Due delle prime piattaforme nate in Spagna e con più successo sono Verkami (http://www.verkami.com/) e Lazanos (http://www.lanzanos.com/) che operano soprattutto in ambito culturale e creativo. Verkami, nata dall’intuizione di Joan Sala e dai suoi figli Adrià e Jonàs – un biologo, uno storico d'arte e un fisico – ha già raccolto 6,02 milioni di euro per finanziare circa 1.300 progetti, coinvolgendo oltre 153.000 persone che hanno contribuito a sostenere i progetti con una media di 40€. Un aspetto significativo di Verkami è che circa il 71% dei progetti raggiunge il valore richiesto, una percentuale di successo che aumenta se aumenta il valore del progetto. Lanzanos – che ha finanziato con successo oltre 200 progetti raccogliendo più di un milione di euro – ha, dalla sua nascita, una forte vocazione internazionale: oltre a selezionare progetti provenienti da tutta America Latina ed Europa ha previsto a breve l’avvio di attività in Portogallo, Brasile, Cile e Messico, spiega Carlos Otto di Lanzanos.

L’equity crowdfunding
Nell’ambito dell’equity crowdfunding spiccano due piattaforme spagnole che i suoi promotori definiscono pioniere a livello mondiale. Attiva dal gennaio 2011, SociosInversores (http://www.sociosinversores.es/) è, secondo il suo CEO e fondatore Javier Villaseca, “la prima piattaforma di equity crowdfunding nata nel mondo”. SociosInversores mette in collegamento inversori con imprenditori. Nella maggior parte dei casi l’inversore ottiene una partecipazione nell’azionariato della azienda, ma c’è anche la possibilità di finanziare progetti attraverso prestiti o prestiti partecipativi. In poco più di due anni questa piattaforma ha raccolto oltre 5,9 milioni di euro per finanziare 47 imprese operanti, principalmente, in settori tecnologici, ma non solo. SociosInversores – a cui rimane il 5% del capitale raccolto – è attivo in Spagna e in 18 paesi di America Latina ed è in contatto con partner locali di altre parti del mondo per continuare a crescere a livello internazionale.

The Crowd Angel (https://www.thecrowdangel.com/) è invece la prima piattaforma creata da uno dei principali gruppi di inversione di capitale di rischio di Spagna, Inveready, e la prima a livello mondiale ad aver adottato un modello “ibrido” tra il crowdfunding puro e il venture capital per finanziare start up tecnologiche. “Il valore aggiunto del nostro modello è che utilizziamo l’efficacia delle raccolte online del crowdfunding, ma applichiamo l’esperienza e la metodologia del venture capital, che prevede lo studio e selezione dei progetti, la negoziazione delle valutazioni, contrati di investimento standard, attività di Due Diligenze e monitoraggio della partecipata”, sottolinea Ramon Saltor, CEO di The Crowd Angel. Da aprile del 2012 questa piattaforma ha concluso con successo cinque progetti, con il coinvolgimento di 51 inversori che hanno investito 1,1 milioni di euro.
Considerando che Spagna destina oltre 1250 milioni di € pubblici per co-finanziare gli investimenti di business angels e venture capitalist (link new del 6 giugno http://it.startupbusiness.it/news/spagna-1250-milioni-di-euro-per-le-sta…), bisogna chiedersi perché ha tanto successo l’equity crowdfunding. Secondo Ramon Saltor “con il crowdfunding si semplifica il processo di investimento nelle start up e, in questo modo, si allarga il numero di investitori privati che decide di supportare nuove aziende innovative. Più de la metà dei nostri investitori sono investitori professionali, l’altra metà sono nuovi e si sono avvicinati a noi mettendo a loro disposizione un processo sicuro che li protegge come investitori minoritari”. Per Javier Villaseca, “in Spagna il capitale di rischio è ancora molto riservato a investitori con ampia esperienza nel settore. Il crowdfunding permette invece a persone senza questa esperienza di investire in piccole aziende e di pattare le condizioni di entrata e di uscita”.

Altri link utili:

http://www.universocrowdfunding.com/principales-plataformas-crowdfunding/

http://www.spaincrowdfunding.org/

di Pilar Sinusia, giornalista esperta in comunicazione strategica, start up e processi d’innovazione

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