Deal Italy: il futuro del finanziamento alle PMI passa per un’algoritmo italiano

Pubblicato il 06 Lug 2015

Questa settimana abbiamo intervistato i fondatori di Deal Italy, Giuseppe Bonelli e Paolo Polverosi, per farci raccontare come funziona la startup che si occupa di collegare le piccole e medie imprese più meritevoli con il mercato dei capitali.

Di che cosa si occupa precisamente Deal Italy?

Deal Italy promuove, facilita e segue, come servizio completo, l’investimento di capitali privati esteri nell’equity delle PMI italiane, ad alto potenziale di crescita, che investono in innovazione e internazionalizzazione. Curiamo anche operazioni sul debito come mini bond e debito privato.

Il cuore del nostro servizio è la nostra piattaforma, che permette di erogare un servizio veloce e con giusti costi e di valutare le PMI con un algoritmo proprietario, prendendo in considerazione gli aspetti finanziari e quelli peculiari delle piccole e medie imprese italiane: asset intangibili e capitale umano. Far emergere il valore reale delle PMI riduce i rischi e consente l’accesso agli strumenti finanziari internazionali idonei a sostenere la crescita nel lungo periodo. La piattaforma è focalizzata sulle esigenze delle PMI, usa un linguaggio semplice, offre un servizio veloce e di qualità con compensi in funzione dei risultati dei clienti.

Accanto all’attività core dell’investimento di capitale estero, Deal Italy fornisce, ove necessario, servizi di consulenza alle PMI al fine di aiutare le stesse a divenire più’ attrattive per gli investitori esteri.

Polverosi_co-fondatore Deal Italy

  Qual è il vostro background formativo e professionale e da dove è nata l’idea per    vostra startup?

Deal Italy nasce da un’idea maturata durante l’Executive MBA del MIP Politecnico di Milano  Graduate School of Business. Nel corso del project work finale, quattro manager, tra cui i due  soci  fondatori della startup, hanno analizzato nel corso di circa un anno di lavoro, a partire da  dicembre 2013, il contesto di riferimento della finanza alternativa per le PMI italiane e hanno  sviluppato l’idea di business, che si è poi concretizzata a febbraio 2015 con la costituzione di Deal  Italy. Paolo Polverosi (qui a sinistra) opera con la propria società da quindici anni nella consulenza alle PMI nei  processi di innovazione e di gestione e miglioramento della qualità ed è stato il promotore di una  delle prime reti d’impresa italiane. Giuseppe Bonelli è manager in multinazionale italo-francese operante nel settore dei  semiconduttori, con significativa esperienza nelle aree di sviluppo prodotto e operations e nella gestione di progetti internazionali e team multi-culturali.

Da quanti e quali elementi è composto il team e quali sono i loro background?

Attualmente il team è composto dai soli fondatori. Alcune attività, a progetto e non, sono in outsourcing.

Noi soci fondatori abbiamo pluriennale esperienza come manager e consulenti ed estrazioni universitarie complementari e sinergiche di ingegneria ed economia. Siamo entrambi Executive MBA al MIP Politecnico di Milano Graduate School of Business e abbiamo focalizzato il percorso formativo sui temi quali l’International Finance, Change and Crisis Management, Mergers and Acquisitions, Enterprise Risk Management, Corporate Restructuring, Global Supply Chains, Management of internationalization processes.

Quali sono le principali metriche relative alla vostra startup?

Deal Italy è una startup nata meno di 5 mesi fa, la piattaforma è online da 4 mesi e conta già circa 50 PMI iscritte, numero che cresce di giorno in giorno.

Al fine di validare il nostro modello di business contiamo, nel primo anno, di avere almeno 100 PMI italiane iscritte sulla piattaforma e minimo 10 contratti di abbonamento con investitori esteri.

Avete suscitato interesse da parte di investitori italiani e/o stranieri?

Diversi investitori esteri, nello specifico fondi di private equity e private debit, hanno mostrato interesse al nostro progetto e sono in attesa di valutare le imprese che stiamo selezionando sulla piattaforma con il nostro algoritmo. In particolare due fondi chiusi esteri dedicati al finanziamento e alle partecipazioni di minoranza di imprese italiane di piccole e medie dimensioni e due private equity esteri boutique senza sede operativa in Italia.

Bonelli_co-fondatore Deal Italy
Giuseppe Bonelli, co-fondatore Deal Italy

A che punto siete dello sviluppo della venture? Quali sono le vostre prospettive future?

Siamo molto impegnati nella promozione di Deal Italy tra le PMI italiane, inoltre stiamo lavorando per allargare il nostro network di investitori. Il nostro obiettivo è quello di sia di offrire analisi accurata e personalizzata sulle PMI italiane agli investitori esteri; sia di fornire eccellenti prestazioni professionali alle PMI in un’economia digitale.

I nostri programmi futuri sono diversi, prima di tutto ricercare una crescita dimensionale e una scalabilità del progetto a livello europeo della nostra impresa ed diventare uno dei primi tre player nell’economia digitale nel settore fin-tech. Più in generale, vorremmo promuovere e consolidare il settore della finanza alternativa in Italia e contribuire significativamente alla crescita delle PMI italiane.

Quali sono i criteri utilizzati dal vostro algoritmo per la valutazione del capitale umano?

Per la parte relativa alla valutazione del capitale umano utilizziamo dati forniti dalle aziende stesse e raccolti tramite questionari all’atto di iscrizione alla piattaforma; in alternativa utilizziamo banche dati aperte (come nel caso in cui si stia facendo ricerca particolare per un fondo di investimento). Uno dei principali criteri di valutazione riguarda, a titolo d’esempio, il numero di membri del CdA e le caratteristiche di ciascuno – esperienze lavorative, titolo di studio ed età.

Il tessuto imprenditoriale italiano è composto al 97% da PMI. Se una volta questo nanismo veniva salutato con le frase “piccolo è bello”, ad oggi l’estrema frammentazione non permette di raggiungere economie di scala e rendere il sistema paese maggiormente competitivo sui mercati internazionali. In questo senso, l’accesso al mercato dei capitali è certamente uno dei pilastri da contrapporre ad un sistema banco-centrico.

Pensate che un cambiamento delle modalità di finanziamento possano aiutare a incentivare le fusioni tra imprese e la cronica mancanza di capitale all’interno delle imprese?

La cultura d’impresa nelle PMI italiane presenta certamente dei limiti. È lo scoglio più duro da superare: noi di Deal Italy facilitiamo il processo, ma chiaramente ci rivolgiamo ad una nicchia di imprese, il 6% di quelle totali, che potranno effettivamente accedere al mercato delle equity. Questo numero è importante e deriva da aspetti prevalentemente culturali: se non sussiste apertura ad investitori esterni, soprattutto per le imprese a carattere familiare, è difficile proseguire. Confidiamo che in un imprenditore poco propenso a questo genere di opportunità, osservando il successo di qualcuno a sé vicino, possa scatenare un’effetto d’emulazione positiva.

Come pensate sarà l’imprenditore del futuro? La questione generazionale è un tema, vero?

In futuro pensiamo vi sarà una maggiore padronanza degli strumenti digitali e di quelli di corporate financing. Insomma crediamo che l’imprenditore sarà molto più evoluto e farà fatica a guardare alle strutture istituzionali del passato senza chiedersi “ma come facevano a fare così prima?”. Un esempio riguarda gli accordi che stiamo cercando di costruire con le società di peer to peer (P2P) lending. Vogliamo creare una costumer experience completamente diversa per questo imprenditore del futuro; casi specifici di imprese in cui è avvenuto il cambio generazionale ci fanno ben sperare. Nuovi giovani manager che abbiano avuto ottime esperienze universitarie e professionali all’estero stanno infondendo nuova linfa vitale alle PMI – portando dinamismo e una nuova e maggiore competitività.

di Andrea Latino

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