Ecommerce, 2,8 milioni per CheBuoni.it

Pubblicato il 10 Set 2016

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Guidata dal 25enne Ceo Valentino Marangi, CheBuoni.it (startup ecommerce) è nato come pagina Facebook Omaggi da Internet, nel 2013 e che in pochi mesi ha conquistato il settore degli omaggi e dei coupon sul popolare social network. Si trasforma poi nel portale che è oggi CheBuoni.it  “il primo ed unico aggregatore di coupon, campioni omaggio e offerte in Italia, è pensato per far risparmiare gli utenti sulla spesa di tutti giorni e per poter testare i prodotti di routine prima di acquistarli.” dice il Ceo nel suo blog. 

Questa startup ecommerce di strada ne ha fatto e in tempi rapidi, negli ultimi due anni, stando ai dati forniti dallo stesso Marangi,  raggiungendo tassi di crescita fino all’800%. Dai 5mila euro di fatturato del 2013 si è passati ai 40mila del 2014 fino ai 300mila del 2015. E per il 2016 l’obiettivo è arrivare a 1,5 milioni.

Non sorprende quindi che la trattativa, come racconta questo articolo di EconomyUp,  si sia svolta altrettanto rapidamente: la miccia del deal si innesca a maggio, quando le due società si incontrano per la prima volta, CheBuoni.it voleva vendere a LocalWeb i suoi servizi, e a luglio il closing del deal: Localweb (l’agenzia di webmarketing guidata dal’italo-albanese Agron Shehaj) si prende il 40% di CheBuoni.it investendo la cifra pattuita e portando la valutazione della startup a 7 milioni di euro.

«Ho accettato l’offerta di Localweb – spiega Marangi – perché ho ritenuto fosse il partner migliore per spingere sulla crescita, stiamo già lavorando in sinergia e da quando utilizziamo i canali di Localweb riusciamo a raggiungere clienti molto più rapidamente». Sì perché, nelle intenzioni di Marangi e soci, la strategia sembra essere quella di puntare tutto su campagne marketing volte all’acquisizione di nuovi clienti. L’obiettivo è ambizioso: quadruplicare la base utenti in due anni, passando dal milione attuale a 4 milioni entro il 2017. Con questi tassi di crescita si potrà puntare replicare il modello anche all’estero, stimolando magari l’appetito di nuovi investitori. Investitori a cui Marangi, almeno per il momento, ha chiuso le porte: «Dopo l’investimento abbiamo ricevuto diverse proposte di incontri con fondi di venture capital, che però ho declinato. Per adesso l’entrata nel capitale di un investitore istituzionale non ci interessa».

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