ezTaxi, la risposta italiana a Uber, intervista al fondatore

Pubblicato il 21 Ott 2014

Continua il viaggio attraverso l’ecosistema startup italiano. Questa settimana Startupbusiness ha intervistato  Tommaso Lazzari, fondatore di ezTaxi, una nuova realtà che si occupa di ricerca e prenotazione di taxi da dispositivi mobili. Uno spazio che sta diventando sempre più interessante e allo stesso tempo controverso, polarizzando l’attenzione sulle querelle tra Uber e le amministrazioni locali di mezzo mondo.

Prima di tutto siamo interessati alla tua storia. Un percorso in controtendenza rispetto a quello di altri startupper italiani: prima una laurea importante in ingegneria meccanica, poi un MBA alla London Business School. Quanto ha contato il tuo percorso accademico nel processo di ideazione e concretizzazione di ezTaxi?

La laurea in ingegneria mi aiuta a non spaventarmi in tutte le fasi del progetto in cui mi immergo in un ambito tecnico. L’MBA mi è servito quando ho dovuto strutturare il Business Plan e mi serve tutt’ora quando negozio i finanziamenti della società e nel momento in cui devo prendere decisioni importanti sul marketing della società. In generale l’MBA è stata per me un’esperienza molto formativa, che mi ha mostrato innumerevoli aspetti legati all’ambito business e che mi ha messo nelle condizioni di mettere alla prova gli insegnamenti appresi. Naturalmente al successo di una società concorrono aspetti che esulano dalle competenze tecniche, aspetti interpersonali, sociali ed ambientali, ed è difficile dire quali siano prevalenti.

Di una cosa, però, sono certo: sicuramente non avrei mai intrapreso questo percorso se non fossi stato inspirato dalle persone che ho conosciuto nelle mie esperienze precedenti. Tra le esperienze personali che puoi vantare ce n’è una in particolare che riguarda proprio uno dei vostri potenziali concorrenti, Uber. Viene spontaneo porgerti la domanda: in cosa vi differenziate principalmente rispetto alla (ormai ex) startup californiana?

La differenza più evidente – inutile nascondersi – risiede senza dubbio nel conto in banca. Uber è stata bravissima a raccogliere capitali e a vendere la propria tecnologia e questo ora gli permette di affrontare percorsi e scelte incredibili. Dal punto di vista prettamente tecnico, invece, ezTaxi lavora solo con i taxi bianchi; permette di prenotare un’auto in anticipo, dando la sicurezza di avere un mezzo a disposizione anche in momenti in cui trovare un’auto non sarebbe facile; permette di scaricare online fatture che hanno valore fiscale. Inoltre, il vantaggio unico che ezTaxi fornisce ai propri tassisti è una mappa che mostra in tempo reale dove è più probabile che ci siano clienti. Questo grazie alla connessione con piattaforme come Foursquare, Facebook e Eventbrite.

Qual è il vostro rapporto con i taxisti?

Il nostro rapporto con i tassisti è ottimo, il nostro rapporto con i radiotaxi forse un po’ meno. Questo perché è naturale che ognuno cerchi di difendere il proprio valore, anche se a volte va a discapito del cliente finale. Abbiamo incontrato tassisti molto lungimiranti e aperti, altri più chiusi e più diffidenti (ma solo inizialmente), tutti – come ogni lavoratore – lavorano per portare il pane a casa a fine mese. Sta a noi dialogare con loro, per fare in modo che prendano consapevolezza del fatto che aderire a ezTaxi sia il modo migliore per invogliare i propri clienti a usare il taxi.

Quali sono le metriche principali di ezTaxi?

La nostra app è stata scaricata circa 5000 volte negli ultimi 7 mesi. Siamo presenti in 10 città in Italia dove abbiamo circa 220 tassisti: Milano, Roma, Trento, Cagliari, Como, Pavia, Cremona, Riva del Garda, Venezia Mestre; stiamo partendo anche a Firenze e Catania. Abbiamo un’app iOS e una Android, tutte le altre piattaforme possono usare il nostro sito web.

Infine, per quanto riguarda la nostra squadra, nel team ci sono tre sviluppatori e due persone che si occupa-no delle operazioni e del marketing.

Quali sono i vostri piani futuri di espansione, avete in mente di raccogliere altri finanziamenti? Sotto quale forma?

L’obiettivo futuro è ingrandirsi ed espandersi all’estero grazie a finanziamenti privati. I finanziamenti che cerchiamo sono i cosiddetti investimenti “strategici” ossia investimenti da società mature che possono trovare sinergie nella nostra piattaforma, in particolare società di trasporto o di logistica. Naturalmente avere accesso a fondi di investimento strutturati sarebbe un’ottima opzione.

Una delle critiche principali che vengono mosse alle Business School di tutto il mondo è quello di spingere gli studenti e futuri imprenditori/manager a sottovalutare il «rischio politico»; ossia – tra le varie definizioni – il rischio per il quale lo Stato in cui si opera possa prendere delle iniziative legislative capaci di danneggiare il proprio business. L’esempio di NTV e di Italo in questi giorni è stato eclatante, così come la querelle tra Uber e vari legislatori in Europa e nel resto del mondo.

Pensi che l’attuale assetto legislativo locale e nazionale in termini di trasporto con conducente sia sufficientemente flessibile e aperto all’innovazione? Se fossi il legislatore, come interverresti per migliorarlo?

La società con cui lavoravo prima di fondare ezTaxi aveva come obiettivo quello di sviluppare centrali di pannelli solari, che ora rischiano di subire un taglio retroattivo delle tariffe mettendo a rischio gli investimenti di centinaia di imprenditori. Il rischio politico l’ho imparato nel modo più duro.

In generale penso che le leggi non dovrebbero essere flessibili ma chiare e semplici. La normativa in Italia, per quanto riguarda il noleggio con conducente, è piuttosto confusa. Si parla di auto che devono sostare nelle proprie rimesse ma non si dice cosa possono o non possono fare una volta uscite da queste rimesse. Non si capisce cosa possano o non possano fare tra un “servizio” e il seguente, quanto tempo debba passare tra un “servizio” e un altro.

L’intenzione del legislatore era quella di fare sì che solo chi fosse in possesso degli adeguati titoli potesse trasportare persone, questo per ovvi motivi di assicurazione e sicurezza, se la richiesta viene fatta tramite smartphone o per raccomandata espressa è del tutto irrilevante. Ciò che è rilevante è che sulla base di queste leggi delle persone hanno fatto degli investimenti, hanno messo a in gioco il proprio lavoro e i propri capitali, cambiare le regole in corsa ha l’effetto di scoraggiare investitori presenti e futuri a mettere capitali in un paese in cui le leggi sono poco chiare e vengono applicate solo a volte.

Se si vuole liberalizzare completamente il servizio di trasporto di persone facciamolo, ma lo stato deve sapere che il valore di tutte le licenze taxi ed NCC d’Italia verrà ridotto a un quinto del valore attuale, quindi circa 300 Milioni di euro passeranno dalle tasche di chi ha investito ora alle tasche di Uber e dei futuri imprenditori. Io suggerirei al legislatore un passaggio graduale in cui viene creato un fondo che ripaga parzialmente, nei prossimi 7 anni il valore delle licenze che taxi perderanno ed in seguito una riforma che ponga vincoli inderogabili sui requisiti degli autisti e delle assicurazioni necessarie al trasporto di persone e liberalizzi il servizio.

(intervista @andrealatino)

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