Carlo Giugovaz ‘Fintech un’opportunità per l’open innovation’

Il Ceo di Supernovae Labs spiega perchè il fintech italiano può e deve recuperare il gap e come i processi di open innovation posso essere la strada maestra

Pubblicato il 18 Lug 2017

Il settore bancario, finanziario e assicurativo è strategico per l’economia italiana; nel medio termine il finanziamento dell’innovazione nazionale può consentire di recuperare diversi punti di PIL favorendo l’uscita da una lunga stagnazione, aggravata inoltre dalla grande crisi finanziaria.

Il recupero di valore tramite l’innovazione è indispensabile per lo stesso settore finanziario italiano stretto fra la crisi dell’economia reale, la riduzione di volumi e margini e l’entrata di nuovi competitor. Tale recupero può fornire degli sbocchi di crescita e di occupazione a compensazione dell’inevitabile snellimento delle strutture operative in atto.

Ma a che punto si trova il nostro Paese quando si parla di innovazione e trasformazione digitale nel settore bancario e assicurativo? “Il 2016 ha rappresentato un anno di svolta in cui è stata superata la diffidenza iniziale verso le fintech, soprattutto in fase di startup. Tuttavia, fintech italiane e startup digitali con prodotti interessanti per banche e assicurazioni, hanno difficoltà a capire la complessità del business e dei sistemi infrastrutturali soprattutto se si affacciano per la prima volta su questo mercato. Il tutto si traduce in una difficoltà a formulare una value proposition attrattiva, alla quale si aggiunge la scarsa propensione a investire capitali”, spiega a Startupbusiness Carlo Giugovaz, Ceo di Supernovae Labs.

Nel 2016 anche l’Asia ha superato gli investimenti europei diventando il secondo mercato mondiale, dopo l’America, con 8,6 miliardi di dollari investiti contro i 2,2 del vecchio continente. L’Italia si colloca in una posizione di coda (fonte: A tale of 44 cities. Connecting Global FinTech: Interim Hub Review 2017 – Deloitte – April 2017) con investimenti per circa 9 milioni di dollari nel 2016 a fronte dei 780 della Gran Bretagna e dei 54 dell’Irlanda.

“Un altro fattore rende più difficile lo sviluppo delle fintech italiane, ovvero la debolezza degli ecosistemi digitali – aggiunge Giugovaz –  Milano, a oggi l’unica realtà nel nostro Paese in grado di competere sull’innovazione a livello internazionale, si colloca in una fascia media, ben distante, in Europa, dalla posizione di Londra, Parigi e Berlino. L’insoddisfacente posizionamento non è dato dalla disponibilità di know how e di talenti e nemmeno dalla presenza o meno di un network solido, quanto piuttosto da due variabili fortemente deficitarie: l’apertura mentale delle autorità regolative e la disponibilità di investitori. Gli attori impegnati nell’innovazione del nostro Paese e del nostro sistema bancario e assicurativo hanno dunque una sfida robusta da affrontare, ma anche tante opportunità da cogliere e da coltivare, in un’impresa collettiva e ‘di sistema’ perché la strada da percorrere è lunga ma aperta. In questo scenario si colloca Supernovae Labs, acceleratore fintech per banche e assicurazioni che nasce con l’intento di contribuire al processo di rilancio del settore creando un ponte tra il sistema finanziario, creditizio e assicurativo e le soluzioni innovative offerte da startup e imprese digitali italiane ed europee. Attraverso il ‘concept’ di Open Innovation le banche, oggi in crisi di reddittività, possono investire nell’innovazione a costi marginali”.

Supernovae Labs si propone quindi a startup e imprese digitali supportandole verso l’accesso al mercato bancario e assicurativo e aiutando in particolare le startup a personalizzare le proprie soluzioni per la specifica azienda bancaria e assicurativa interessata.

“Numerosi sono i vantaggi che banche e assicurazioni possono ottenere da servizi e prodotti innovativi portati dalle fintech e dalle insurtech, tra cui: velocità di cambiamento, robusto contenimento dei costi di innovazione, flessibilità nel miglioramento dei processi, gestione dei rischi e scalabilità delle soluzioni. Inoltre, possono arricchire la capacità di proporre ai propri clienti che siano retail, private o corporate, soluzioni a valore aggiunto, facilmente fruibili da canali e con strumenti diversi, fronteggiando positivamente la concorrenza di operatori non di origine bancaria che tendono a disintermediare il rapporto con gli operatori bancari”, sottolinea il Ceo di Supernovae Labs che aggiunge: “Oggi molte banche sono indecise su come reagire ai cambiamenti in atto, anche se sta crescendo l’orientamento a porre al centro delle proprie strategie le innovazioni digitali, che rappresentano contemporaneamente una potenziale minaccia di disintermediazione dei tradizionali servizi bancari, ma anche una robusta opportunità di migliorare, attraverso di esse, i servizi alla clientela assecondando i nuovi bisogni che emergono. La via della collaborazione, nelle diverse possibili forme che vanno dall’acquisto di fintech, alla costituzione di venture capital finalizzati, all’incubazione di startup innovative, alla costituzione di partnership con esse, sembra, in ogni caso la più promettente. In Italia iniziano ad emergere esperienze e modelli competitivi diversificati. Si prenda per esempio l’innovazione come valore di CheBanca!, oppure la funzione di ricerca e sviluppo del team di soluzioni digitali di Intesa SanPaolo, oppure l’esperienza decisamente orientata all’open innovation di Banca Sella”.

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