Fotovoltaico, la rivoluzione Ribes Tech a un passo dal mercato

Lo straordinario progetto di ricerca di un team del Politecnico di Milano (IIT) fonda la startup, acquisisce partner industriale, ed è a un passo dal mercato

Pubblicato il 18 Nov 2016

È il marzo del 2016 e un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano che lavorano nel polo dedicato alle nanotecnologie dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) decidono di trasformare il loro innovativo progetto di ricerca in una startup. A guidarli è Antonio Iacchetti che oggi è Ceo di Ribes Tech, azienda che sta sviluppando una sorta di pannello fotovoltaico ultrasottile, ultraflessibile, personalizzabile, adattabile, multiformato e che funziona meglio indoor, quindi con luce artificiale che outdoor, quindi con la luce del sole.

“Facciamo film fotovoltaici su pellicole di plastica – spiega Iacchetti a Startupbusiness – che può essere usato per un numero innumerevole di applicazioni, che può essere trasparente o colorato, che può essere integrato in oggetti esistenti: dal telefonino alla borsa o alla giacca, dalle etichette a qualsiasi dispositivo internet of things. In pratica qualsiasi superficie di qualsiasi dimensione può diventare un pannello fotovoltaico e qualsiasi dispositivo, soprattutto se portatile, può essere alimentato direttamente dalla luce”. Insomma prendete il vostro smartphone, ci integrate il pannello fotovoltaico di Ribes Tech e avete risolto ogni problema di ricarica della batteria perché basterà appoggiarlo sul tavolo sotto una lampada e l’energia si trasformerà in ore di chiamata o navigazione internet.

Antonio Iacchetti
“In pratica grazie all’utilizzo del processo nanotecnologico – continua il Ceo che è ingegnere elettronico – siamo in grado di prendere materiali conduttori e semiconduttori, di manipolarli a livello molecolare e di renderli simili a un normale inchiostro che poi viene stampato sulla pellicola, quando l’inchiostro si asciuga le nanoparticelle mantengono tutte le loro proprietà e possiamo quindi trasformare la luce in energia”.

Sono un paio di anni che Ribes Tech lavora al progetto, ha già realizzato i primi prototipi e sta già lavorando con alcune imprese industriali per l’integrazione dei suoi film fotovoltaici in prodotti che vanno dalle serrature elettriche alla domotica, ai sensori. E c’è pure un’impresa industriale che avendo intuito le potenzialità di questa innovazione è entrata nel capitale sociale della costituenda startup,  si tratta della società Omet di Lecco che costruisce macchine per la stampa. E siccome si stampano meno cose di tipo tradizionale ha pensato bene di guardarsi attorno e di capire in quali altri modi, innovativi e proiettati verso il futuro, la sua tecnologia e la sua esperienza potessero essere messe a frutto.

Ribes Tech a un passo dal mercato

“La nostra particolarità – spiega ancora il Ceo – è quella di esserci concentrati su film fotovoltaici che funzionano bene indoor e che possono essere adattati a piccoli oggetti, diversamente da quanto fanno i nostri principali concorrenti che si concentrano invece sulle grandi superfici come finestre e facciate di edifici. In base ai programmi che ci siamo dati vorremmo essere pronti con i primi prodotti che integrano le nostre celle a metà del prossimo anno, abbiamo già i prototipi, abbiamo due brevetti sulle applicazioni e il processo è tutelato da segreto industriale”.

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Ribes Tech può anche contare sul supporto dell’IIT che gli fornisce a condizioni adatte alle disponibilità di una startup in fase di lancio gli uffici e l’utilizzo dei laboratori, una sorta di incubazione triennale che i ricercatori-imprenditori utilizzeranno al meglio per perfezionare il prodotto, per sviluppare nuove forme di applicazioni e per avvicinarsi al momento in cui verrà realizzato l’impianto di produzione per grandi volumi che richiederà un investimento di circa un milione di euro.

ribes tech team
“Essere la prima startup nata all’interno del polo IIT-Politecnico di Milano è anche un responsabilità in termini di esempio e stimolo per gli altri che stanno lavorando allo sviluppo delle loro idee imprenditoriali, è fondamentale tenere presente che il passaggio dal mindset del ricercatore a quello dell’imprenditore è chiave in questo processo” conclude Iacchetti senza prima aggiungere una battuta sul motivo del nome della sua startup: “la frutta porta bene quando si tratta di prodotti innovativi legati all’elettronica e poi il rosso è un bel colore e ci piaceva l’idea di avere un nome un po’ diverso da quelli che vanno di moda oggi tra le startup”.

Guarda anche la video intervista “Perchè le nanotecnologie sono importanti?”

e.a.

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