Helpling acquisisce Spickify, ecco la nuova strategia Rocket Internet

Pubblicato il 16 Mar 2015

Helpling, la startup figlia di Rocket Internet ( tra i suoi fondatori anche l’italiano Alberto Cartasegna) che sta espandendo in tutto il mondo il suo servizio di pulizia on-demand internet- based, ha annunciato nei giorni scorsi di aver acquisito la startup Spickify, già operativa con lo stesso tipo di servizio nel mercato di Singapore. Spickify rappresentava il suo principale competitor per l’ingresso in questo mercato asiatico, l’acquisizione è stata  la soluzione strategica più veloce per diventare leader del mercato stesso.

Secondo quanto comunica la stessa società, Helpling è pioniera della nuova strategia di Rocket Internet, società diventata il colosso di oggi industrializzando il copycat, puntando tutto sulla “execution” perfetta, aggressiva, veloce, globale di un’idea già validata, piuttosto che sull’idea innovativa e originale. La nuova strategia Rocket Internet prevede forse più acquisizioni e meno “fondazioni”? Negli ultimi tempi è stato così. Una modalità che rientra nello stile RI aggressivo e veloce, realizzabile anche attraverso le controllate, utile sopratutto in mercati già maturi e complessi e ben visibile per esempio nella serie di acquisizioni nel settore food realizzate negli ultimi mesi, anche in ragione dell’ingresso in borsa.

“Una strategia, quella di acquistare la startup Spickify “ – spiega il co-founder Alberto Cartasegna “che deve far pensare anche gli attori dell’ecosistema Italiano. Riconducibile allo stesso trend è, infatti, la recente acquisizione dell’italiana Pizzabo. Seppur in contesti diversi, entrambe le acquisizioni devono essere lette sotto la stessa, interessante, lente: è in atto un’importante evoluzione dell’ecosistema mondiale, nuove opportunità di exit si stanno aprendo, ottima notizia non solo per Singapore ma anche per le startup (e i VC) del Bel Paese”.

Helpling founder Alberto Cartasegna
Ma esiste un lato negativo in questo genere di acquisizioni?

“Entrare in un mercato con l’acquisizione di una startup locale o un investimento “green field” può essere vista in termini di vantaggi e svantaggi. Personalmente non trovo vi sia alcuna perdita di valore per l’imprenditore locale  “acquisito” da un grande player internazionale. In definitiva, l’exit è ciò che l’imprenditore vuole. Il bootstrap locale e l’espansione internazionale è ciò che l’imprenditore sogna, che ciò si concretizzi attraverso un’acquisizione o meno, poco importa. Piuttosto, credo sarebbe importante cominciare a pensare in termini di ecosistema internazionale,  superare i concetti di ecosistema italiano piuttosto che tedesco. Forse non esiste un Rocket Internet italiano, ma il nostro Paese ha un grandissimo potenziale da esprimere, può attirare grandi investimenti stranieri, essere un protagonista dello scenario. Cooperare, trovare il miglior posizionamento rispetto agli altri player piuttosto che “scopiazzarli” sono le cose su cui dovremmo concentrarci”.

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