Chi è l’intrapreneur e perchè uno startupper può diventarlo

Chi è l’intrapreneur? Abbiamo tracciato l’identikit di questa figura sempre più presente in azienda, un change maker che può fare la differenza nella crescita e innovazione aziendale.

Pubblicato il 21 Gen 2017

L’intrapreneur è il professionista che lavora all’interno dell’azienda, ma con il mindset imprenditoriale.

Cosa significa? Semplicemente che è costantemente orientato al raggiungimento degli obiettivi e non solo all’assolvimento dei suoi compiti. E’ una persona molto motivata, capace di essere propositiva, di generare idee e progettualità innovative e metterle a disposizione dell’azienda per la quale lavora, fino anche al punto di sviluppare internamente un progetto di startup. E’ una persona che applica il “learning by doing”, capace di reagire positivamente alle nuove sfide, proponendo soluzioni e impegnandosi nella loro realizzazione, senza aver paura del fallimento. Anzi, tra i suoi principali super poteri c’è anche la capacità di far tesoro dell’errore e ricominciare da capo velocemente tenendone conto. In pratica, si tratta del metodo “lean startup” applicato ai processi aziendali.

“Quello della startup è un mindset che da molto valore all’errore, quando lavori in una piccola azienda ti puoi permettere di sbagliare perchè le tempistiche che devi seguire sono molto strette, e se impari a capire (velocemente) che hai sbagliato puoi rimediare altrettanto velocemente.  – dice Bianca del Genio oggi  LCA Lead Italy Microsoft, ma con 10 anni di esperienza all’interno di Buongiorno!, in una recente intervista video realizzata da University2Business,  – Questo spesso nelle grandi aziende è un processo che viene molto apprezzato, perchè normalmente sono talmente organizzate che il margine di errore si riduce moltissimo e la mancanza di abitudine a sbagliare si traduce anche nell’incapacità a saper rimediare”.

Un po’ di storia sull’intrapreneurship

Il concetto di “intrapreneurship” non è nato oggi, ma nel 1978 quando gli studenti Gifford e Elizabeth Pinchot mentre frequentavano la School for Entrepreneurs di Tarrytown (New York) scrissero una sorta di paper con le loro riflessioni  sull’intra-corporate entrepreneur. Qualche anno dopo, nel 1085, l’economista Norman Macrae in un articolo per l’Economist, accreditò Gifford Pinchot come l’inventore della parola “intrapreneur”. Da lì segui la fortuna del concetto stesso e del suo autore che nello stesso anno ha pubblicato il libro Intrapreneuring: Why You Don’t Have to Leave the Corporation to Become an Entrepreneur”, tuttora un best-seller. 

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Nel video di alcuni mesi fa, Gifford Pinchot in persona spiega in una lezione universitaria cos’è l’intrapreneurship e perchè è importante per le aziende.

Perchè il fenomeno ha ripreso vigore in questi ultimi anni? Certamente per quella necessità impellente di innovare che tutte le aziende vivono, che ha determinato in esse la consapevolezza che solo aprendosi maggiormente verso l’esterno, per esempio attraverso l’open innovation, e verso l’interno, cioè verso i propri dipendenti,  con forme diverse di organizzazione e processi lavorativi (vedi per esempio il successo di organizzazioni come Holocracy) in grado di liberare il potenziale di ogni persona impiegata in azienda, si potesse evolvere e crescere alla velocità imposta dalla digitalizzazione.

Ma c’è anche un altro elemento, fondamentale secondo FastCompany: l’arrivo nel mondo del lavoro dei Millennial. Che non si accontentano, guardano al lavoro in modo diverso dalle precedenti generazioni, sono irrequieti e vogliono avere un impatto reale con la propria carriera. Molti si stanno rivolgendo a startup, cioè l’entrepreneurship, per farlo, altri, pensano di poterlo fare dal posto di lavoro in cui già operano, in cui il finanziamento e le infrastrutture sono già a disposizione.

La schiera degli intrapreneur si è talmente rafforzata, per lo meno in alcune aree del mondo come gli USA e il Canada, da diventare movimento: la League of Intrapreneurs è una community globale che vuole essere uno spazio per condividere esperienze e risorse, rafforzare la cultura, spargere il seme, sulla base della convinzione che gli intrapreneur siano fondamentali per trasformare le aziende “inside out” e traghettarle verso una nuova economia.

Intrapreneurship vs entrepreneurship

Attualmente una delle forme di intrapreneurship che si sta diffondendo maggiormente è quella se vogliamo più estrema, per molte aziende è diventato molto interessante permettere e sostenere la crescita di startup all’interno dell’azienda, messe in piedi da dipendenti.

Un blog post di Guy Kawasaki accenna a una sorta di invidia che gli entrepreneur hanno verso gli intrapreneur, a cui non si perdona di avere, come dire, la pappa pronta: uffici, segretarie, scrivanie, internet, fondi, commerciali, supporto…troppo facile fare lo startup di un progetto in questo modo!

In realtà, dice Kawasaki, non è affatto vero: anche gli intrapreneur hanno le loro battaglie, diverse ma non meno faticose da sostenere: per esempio, devono combattere contro quei livelli di management aziendale che non accettano i cambiamenti, le resistenze interne all’innovazione. E non è poco.

Tra i suggerimenti offerti da Kawasaki, uno su tutti deve in particolare essere tenuto presente: l’intrapreneur deve sempre mettere al primo posto l’azienda, non se stesso, gli obiettivi dell’azienda non la propria personale ambizione o ego. Altrimenti è meglio lasciare l’azienda, andare a cercare fondi altrove e trasformarsi da intrapreneur in entrepreneur.

Questo suggerimento possiamo provare a leggerlo anche al contrario: chi si è lanciato nella strada del fare startup e ha fallito o trova molto difficile o poco efficace per lui portare avanti l’impresa in modalità “stand-alone”, deve assolutamente considerare la sua carriera come intrapreneur. Non è assolutamente un ripiego, è semplicemente una modalità differente di vedere il proprio lavoro, la realizzazione delle proprie idee e del proprio talento. Da startupper a intrapreneur, si può fare e può avere un impatto sociale anche maggiore. 

Identikit del social intrapreneur

Una categoria specifica di intrapreneur che sta emergendo è quella dei social intrapreneur, che aggiungono a tutte quelle caratteristiche che abbiamo identificato in precedenza (focalizzazione su obiettivi, forte motivazione, progettualità, ecc), quella di voler realizzare obiettivi che hanno un positivo impatto sociale e vogliono farlo insieme all’azienda per la quale lavorano, poiché il coinvolgimento dell’azienda è parte del positivo impatto. Nel video qui di seguito realizzato da The League of Intrapreneurs alcuni di essi raccontano cosa significa essere un social intrapreneur

I 10 comandamenti dell’intrapreneur ( di Gifford Pinchot)

  1. Build your team, intrapreneuring is not a solo activity.
  2. Share credit widely.
  3. Ask for advice before you ask for resources.
  4. Underpromise and overdeliver — publicity triggers the corporate immune system.
  5. Do any job needed to make your dream work, regardless of your job description.
  6. Remember it is easier to ask for forgiveness than for permission.
  7. Keep the best interests of the company and its customers in mind, especially when you have to bend the rules or circumvent the bureaucracy.
  8. Come to work each day willing to be fired.
  9. Be true to your goals, but be realistic about how to achieve them.
  10. Honor and educate your sponsors.

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