Investire nell’arte è più facile e “sharing” con la startup Artuu

Nell’era dello sharing, si può anche condividere il rischio dell’investire in arte, rendendolo più accessibile a tutti e facilitando la circolazione delle opere

Pubblicato il 05 Apr 2017

L’arte diventa democratica, o meglio a diventare democratico è l’investimento in arte. Nell’era della sharing economy anche il rischio di un investimento può essere condiviso e in questo modo reso più sostenibile. Questa l’idea di Artuu, startup italiana che ha realizzato una piattaforma che propone investimenti condivisi su opere d’arte selezionate e che quando sono poi vendute generano ritorni per chi ne ha comprato un pezzo della proprietà.

L’idea l’hanno avuta Sofia Beltramo e Giovanni Mavaracchio che lo scorso 21 marzo sono andati online con il primo pacchetto denominato Classical Contemporary e composto da due opere di Franco Angeli e Giorgio Griffa (immagine di copertina)  e a breve lanceranno il secondo che si chiama Alternative Avant-Garde composto da opere di artisti emergenti.

“Noi ci occupiamo di selezionare opere che riteniamo possano costituire un buon investimento, presso chiunque ne abbia la proprietà, lavoriamo quindi sia con gallerie che con privati e artisti – spiega a Startupbusiness Sofia Beltramo (nella foto) che è anche Ceo di Artuu – . Le opere ci vengono affidate in conto vendita dai proprietari, noi assembliamo i pacchetti da caricare sul sito suddivisi in quote acquistabili singolarmente. Una volta vendute la totalità delle quote di un pacchetto le opere rimangono in conto vendita ad Artuu per un periodo di tre anni durante il quale ci occupiamo della rivendita e infine di ridistribuire gli utili tra chi aveva acquistato una quota. I canali di rivendita delle opere acquistate dagli utenti sono quelli online (per lo più marketplace) e offline (fiere d’arte)”.

Una volta che la totalità delle quote in cui è suddiviso un pacchetto vengono vendute Artuu si occupa della conservazione delle opere e della promozione delle stesse sul mercato. Per effettuare questo servizio la startup trattiene una fee dell’8% sulla vendita del pacchetto e una fee del 15% sulla performance dell’investimento. “Nel corso dei tre anni di conto vendita ci prefiggiamo di rivendere le opere ad un prezzo maggiorato del 10% rispetto al prezzo di acquisto, questo per garantire ai nostri utenti un guadagno del 4% al netto di SIAE e fee di Artuu – aggiunge Sofia Beltramo – Qualora questo obbiettivo non venga raggiunto Artuu rinuncia al pagamento del 15% sulla performance dell’investimento. Inoltre abbiamo pensato per il futuro anche alla creazione di account premium che garantiscano accessi preventivi ai pacchetti di opere e a incrementare il guadagno di chi ha acquistato una quota con azioni ulteriori come per esempio l’affitto delle opere contenute nei diversi pacchetti. Quello che desideriamo è che Artuu possa diventare presto non solo una più democratica e rapida via d’accesso all’investimento in arte, ma anche un canale distributivo più immediato e conveniente rispetto a gallerie o case d’asta per chiunque voglia vendere un’opera”.

Il primo pacchetto pubblicato su Artuu è attualmente in vendita al prezzo di 16mila euro suddiviso in cinque quote da 3.200 euro ciascuna.

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