Italia del fashion tech e food tech (e un ricordo di Alberto)

Eventi speciali per il Fashion Tech Accelerator a Milano e Startupbootcamp FoodTech a Roma, che hanno richiamato anche tante startup dall’estero. All’evento milanese assegnato il premio intitolato ad Alberto D’Ottavi

Pubblicato il 17 Mar 2017

Fashion e food, moda e cibo, due dei settori che storicamente rendono unica l’economia, e non solo, italiana si rinnovano e diventano tech, ovvero fashion tech e foodtech.

Moda e cibo in versione tecnologica e internazionale hanno trovato casa a Milano e Roma interpretati in modo innovativo da Fashion Tech Accelerator e da Startupbootcamp FoodTech. Entrambe queste realtà hanno vissuto la scorsa settimana due momenti molto importanti: Fashion Tech ha organizzato la prima edizione di Rethinking Fashion Sustainability mentre Startupbootcamp FoodTech la giornata finale, il demo day, della sua prima edizione.

A Milano il team di Fashion Tech Accelerator guidato da Giusy Cannone ha messo in evidenza il ruolo delle startup e la loro capacità di declinare l’utilizzo efficace della tecnologia al fine di sostenere lo sviluppo, anche e soprattutto in chiave di sostenibilità, dell’industria della moda lungo tutta la filiera. A fare da partner di questo progetto c’erano Ikos, Ibm, Qvc e Impact Hub e sei startup che si sono confrontate e presentate, tre di loro hanno anche vinto tre premi, in particolare la startup londinese Zig Zag ha conquistato il premio Alberto D’Ottavi intitolato a una delle persone che tra i primi comprese l’importanza delle tecnologie applicate al business e con li quale chi scrive ha condiviso un pezzo di vita sia professionale sia personale, Alberto è morto nel settembre del 2014 all’età di 48 anni.

Il premio intitolato ad Alberto D’Ottavi è stato assegnato da Paolo Ivancevich, amministratore delegato di Fashion Tech Accelerator, mentre gli altri premi sono stati consegnati da Marco Nannini, Ceo di Impact Hub Milano a My Mantra e da Paolo Penati, amministratore delegato di Qvc Italia, alla startup Quid.

Le startup che hanno partecipato all’evento di Fashion Tech Accelerator sono state:

  • Accadermic, spin-off dell’Università degli studi di Genova, nato dal Green Cosmetic Laboratory presso la Sezione di Chimica del Farmaco e del prodotto cosmetico del dipartimento di Farmacia, grazie alle competenze multidisciplinari di quattro ricercatrici in Scienza Cosmetica. L’azienda realizza prodotti quali creme e gel;
  • Ecos Jewel, marchio di gioielli e accessori creato dal connubio delle conoscenze del distretto orafo argentiero di Vicenza e dell’arte della lavorazione del legno di Treviso. La forte impronta eco-sostenibile basata sul recupero del legno comprende anche aspetti quali il packaging e l’arredamento dei punti vendita aziendali;
  • Evo Pricing che realizza soluzioni personalizzate per aiutare le aziende a definire strategie commerciali efficaci, aiutando a ottimizzare la fase di vendita tramite strumenti di pricing dinamico, gestione delle promozioni e corretta pianificazione della produzione. La società ha due uffici (Londra e Milano) e clienti in tre continenti;
  • Quid è un brand di moda etica e sostenibile che propone capi di abbigliamento e accessori in edizione limitata realizzati con tessuti di fine serie. L’azienda favorisce inoltre il reinserimento lavorativo di donne in difficoltà attraverso il loro impiego in attività produttive che rispondono alle logiche del mercato;
  • My Mantra ha creato un nuovo materiale chiamato Ligneah, una fibra flessibile ricavata dal legno in grado di sostituire la pelle di origine animale in settori quali moda, design e accessoristica. Oltre a fornire la propria tecnologia a terze parti, My Mantra vende i propri oggetti tramite un brand proprietario (OOD);
  • infine ZigZag è un’azienda inglese focalizzata sull’ottimizzare la gestione dei resi nel mondo del retail. Anziché inviare direttamente i resi al mittente, la società gestisce una rete di magazzini locali per conservare i prodotti e venderli localmente, combinando questa funzione con una attenta analisi dei canali e dei luoghi fisici più adatti per la rivendita.

Fino a qui la moda, al cibo ci ha pensato invece un altro protagonista dell’ecosistema italiano delle startup, Peter Kruger che con il suo Startupbootcamp FoodTech ha saputo portare il noto acceleratore internazionale a scegliere l’Italia, e Roma in particolare, quale sede per le attività legate al food. Al demo day ospitato dall’Auditorium Parco della Musica e supportato da Cisco, si sono presentate le dieci startup che hanno partecipato al primo programma di accelerazione al quale hanno contribuito anche Barilla, Gambero Rosso, LVenture group, Monini, M3 Investimenti e Orienta, oltre alla già citata Cisco.

Ecco i nomi startup :

  • Biteback Insect da Malang, Indonesia che si propone di risolvere l’enorme problema della deforestazione causata dalla coltivazione dell’olio di palma. La loro soluzione consiste in un olio da cucina ottenuto dalla spremitura di insetti grazie ad un processo industriale davvero innovativo;
  • Elaisian da Roma che permette ai produttori di olio d’oliva di monitorare costantemente il proprio campo, prevenire le malattie degli alberi e incrementare la produttività grazie ad un device IoT. Già con quattro clienti, tra cui Monini, questa startup sta per chiudere 10 contratti con altrettanti produttori;
  • Evja da Napoli, che ha sviluppato un device IoT per il precision farming in grado di lavorare anche senza connessione WiFi o rete mobile;
  • Fruitsapp da Valencia, Spagna che si pone l’obiettivo di rivoluzionare il mercato ortofrutticolo attraverso una piattaforma che permette a distributori e produttori di avviare e condurre le negoziazioni con pochi click. Nella piattaforma sono presenti già aziende come Carrefour, Edeka, Del Monte, e molte altre;
  • Kiwi da Bogotà, Colombia che si definisce il Deliveroo per i campus universitari ma più economica e più veloce, con il servizio di food delivery operato dagli studenti per gli studenti. Sono attivi già in otto università in Colombia, Cile e USA (U.C. Berkeley), generando entrate per più di 50mila dollari al mese;
  • Milis Bio da Cork, Irlanda ha sviluppato un processo che in modo efficiente produce un’alternativa allo zucchero a base di proteine. Il loro obiettivo è di sviluppare in futuro proteine con altri gusti;
  • Phytoponics da York, Regno Unito propone un innovativo design che conferisce alla loro soluzione idroponica grande flessibilità ed adattabilità garantendo una maggiore produttività e un minore fabbisogno di acqua. Questa startup ha svelato di aver già ottenuto un finanziamento da 220mila euro;
  • Neofarms da Hannover, Germania: sfruttando le potenzialità dell’idroponica, Neofarms permette di fare home gardening riducendo fortemente il consumo di acqua e velocizzando i tempi di crescita. Chiudono l’elenco delle startup della prima edizione del programma di accelerazione:
  •  Trakbar da Zagabria, Croazia che con l’aiuto della Business Intelligence e del machine learning fornisce previsioni e proiezioni utili: tanti piccoli dettagli che possono incidere sulla attività di chi si occupa di bar e ristorazione. Hanno svolto un pilot test in oltre mille ristoranti in Croazia e presto entreranno nel mercato italiano e polacco e
  • Wallfarm da Roma che ha realizzato la tecnologia per automatizzare il settore del vertical farming, consistente in un box di dimensioni molto ridotte, facilmente installabile su ogni tipo di struttura di vertical farming a costi decisamente inferiori rispetto ai competitor.

Le dieci startup si sono presentate a una platea di 600 tra investitori, industrie e partner del programma che ora si prepara a lanciare la nuova call.

@emilabirascid

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