Hive Leaders: utopia realizzabile?

Pubblicato il 08 Giu 2016

Domanda: è forse possibile riconciliare lo spirito autonomo (ed essenzialmente capitalista) della libera impresa tramite un progetto sociale globale, che tenga (fin da principio) conto del mondo in modo rigorosamente olistico e consapevole? Possono andare di pari passo, coesistere ed anzi rafforzarsi vicendevolmente l’azione for-profit e lo spirito fondamentalmente altruistico che sottende e muove le ONLUS? Questa è la colossale ambizione del Hive Global Leaders Program di San Francisco, che ha appena portato a termine la sua ottava edizione di formazione di imprenditori, giovani e non.

on Bernal Heights
On Bernal Heights

In verità, il progetto Hive convoglia con estrema cura e selettività non solo imprenditori o aspiranti tali, bensì vocazioni e competenze di tutti i tipi – questo ottavo episodio ha radunato una vasta gamma di professioni: dal businessman all’insegnante di yoga, dal consulente bancario al capo servizi d’emergenza municipale, dall’architetto all’astronauta, dal CEO di una azienda pluri-milionaria alla data analyst, dal personaggio televisivo al neuroscienziato, dal pugile al consigliere politico, dalla campionessa olimpionica allo scrittore, al social entrepreneur, all’ingegnere di robotica, al docente di Harvard- e mira ad edificare una micro-comunità modello, dove la panoplia dei partecipanti sia il più possibile vasta ed equilibrata in quanto a nazionalità, sesso ed età anagrafica. L’edizione di maggio 2016 appena conclusa ed a cui ho preso parte contava 148 partecipanti (donne e uomini in proporzione rigorosamente uguale, selezionati tra le 3,000 candidature stavolta pervenute) provenienti da 40 paesi e con un’età che spaziava dai 23 ai 72 anni. Unico comune denominatore: un professato (o timido) desiderio di contribuire a cambiare il mondo ed il futuro del pianeta in meglio. Mission che, almeno per quanto mi riguarda, poteva inizialmente risultare troppo generalista, un po’ scontata, o addirittura vacua: belle parole, insomma. Invece tale mission costituisce proprio il cuore del progetto Hive ed impregna ogni singolo messaggio ed insegnamento trasmesso, fin dal primo istante dei tre giorni e mezzo del programma, con una serietà assoluta ed una coerenza ineccepibile. Mossa dalla curiosità insaziabile che mi caratterizza, e trovandomi di fatto in un periodo di bivio esistenziale e professionale, ho accantonato momentaneamente le mie perplessità del caso, messo a tacere la voce che mi bisbigliava “maddai, che roba è?” e mi sono messa in viaggio per San Francisco, alla scoperta di Hive.

Fondazione e descrizione di Hive

Ideato da Adam Pumm (CEO) e Ryan Allis (co-fondatore, Presidente e giovane imprenditore dal curriculum sbalorditivo, tra fondazione nel 2003 di iContact, ceduto a Vocus per $170 milioni quando ancora era studente, consulente tecnologico per Obama nella campagna elettorale del 2012, membro fondatore della United Nations Foundation, Presidente e co-fondatore di Connect) il Hive Global Leaders Program, avviato nel gennaio 2014, ha ricevuto ad oggi oltre 8,000 richieste di partecipazione provenienti da 125 paesi e conta ormai oltre 800 leader “diplomati”, reperibili in una directory online che si arricchisce e si allunga in seguito ad ogni nuovo evento. L’esperienza didattica si dispiega su poco più di tre giorni con una prima serata di avvicendamento e la formazione di gruppi di lavoro e riflessione di 7 persone sotto la guida di un Hiver veterano, generalmente un partecipante delle precedenti puntate che è tornato volontariamente a contribuire all’arricchimento del progetto Hive. Le varie attività si sono svolte quasi tutte (ad eccezione della passeggiata meditativa e di un paio di cene in città) presso Impact Hub, spazio di coworking annidato dentro l’edificio del San Francisco Chronicle ed ubicato nell’area downtown nota come il Mission district: laboratori, seminari, lezioni e pasti consumati insieme, in un percorso full-immersion da mattina a sera, la cui dettagliata articolazione ci veniva rivelata solo gradualmente, un passo alla volta, appunto per meglio tenerci ancorati nell’immediato circostante.

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Programma

L’ Hive Global Leaders Program attinge per contenuti a diversi prestigiosi programmi accademici  (con insegnamenti ispirati al Harvard Business School MBA Program, al Singularity University Executive Program, allo Stanford d.school, al Harvard Graduate Student Leadership Institute, ad Ashoka, e al lavoro di Tom Chi, pioniere di Google X) nonché ad alcuni celebri e caratteristici workshop di comunità e self-discovery della tradizione West Coast californiana e si compone in un programma innovativo in quanto ad accostamenti e proposte attitudinali, applicate in ambito professionale.

Da una parte si procede quindi all’acquisizione di tool molto concreti di attuazione imprenditoriale: iterazione rapida per prototipi, progettazione, design, pianificazione post-analisi a medio e lungo termine, piani d’azione. D’altra parte e soprattutto, il programma Hive si prefigge di sanare la perduta antica fratellanza, frutto della moderna frammentazione risultante dal progresso tecnologico e materiale, e mira a rigenerare lo spirito originario della tribù attraverso esercizi specifici di riflessione e di gioco. L’introspezione (eventualmente dolorosa) condivisa con la collettività, l’esplorazione della fiducia nel prossimo attraverso esercizi ludici di riconnessione talvolta inizialmente al limite dell’imbarazzante ma che ben presto diventano potentemente liberatori ed inebrianti, la contemplazione e l’ascolto del prossimo, la fisicità dell’abbraccio prolungato come gesto di riconnessione umana, la coltivazione della consapevolezza corporea derivante da yoga, respirazione e meditazione, nonché l’energia individuale e di gruppo sprigionata attraverso la spontaneità della danza, sono proposte che vanno quindi a ricreare i legami sociali a livello profondamente primordiale, tessendo filo per filo una nuova trama affettiva comunitaria, di modo che ogni alunno di Hive venga proiettato lungo nuove direttrici di pensiero. Nasce (o per alcuni, forse, prosegue) il tentativo di riscoprire la meraviglia della creazione attraverso le domande ormai dimenticate della nostra infanzia: perché sono in questo mondo, perché sono nata? E che cosa posso o voglio contribuire all’umanità, insieme ai miei fratelli e sorelle?

team 3 of Hivers8

Questo programma si salva da un potenziale iter surreale e flottante perché si trova saldamente radicato nella fattività concreta, nonché sanzionato dalla presenza e partecipazione di personaggi oggettivamente straordinari. Tra i leader mondialmente affermati che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare Tom Chi (inventore, leader, coach e speaker con ruoli prominenti presso Microsoft, Yahoo, e Google X), Nipun Mehta (celebre fautore del “giftivism” e pluripremiato negli ambiti del servizio pubblico e delle opere umanitarie, fondatore di Service Space, un ecosistema globale che lavora all’intersezione tra volontariato, tecnologia e la gift-economy), Lynne Twist (visionaria globale che ha dedicato oltre 40 anni della propria vita a combattere povertà e fame nel mondo, fondatrice della Panchamama Alliance ed autrice di “The Soul of Money”), Christopher Ategeka (Fondatore di Rides for Lives e co-fondatore di Privail, nominato nel 2014 nell’elenco “Forbes 30 under 30” dei Social Entrepreneurs che stanno cambiando il mondo), Amber Rae (catalista per movimenti sociali, creatrice di The World We Want, progetto globale di arte pubblica).

Mission e Vision futura

Hive in inglese significa “alveare”. La visione di Ryan Allis e del team Hive si ispira all’attività coordinata delle api, e parte dallo stesso presupposto di aggregazione e modularità della struttura alveare: la comunità inizia con una manciata di attori, raggruppati in nuclei, in un modello potenzialmente replicabile all’infinito con meccanismo autopoietico, fino a permeare tutte le comunità del pianeta e diventare una nuova struttura sociale di collaborazione. Il progetto a lungo termine di Hive è quindi di costruire un mondo dove la potenza creatrice viene tratta dall’intelligente e fruttuosa collaborazione di individui eterogenei, dove ciascun player viene abilitato ad apportare il proprio talento unico e specifico mettendolo in opera tramite diversità ed unione. Perché “talent is universal, opportunity is not” (il talento è universale, l’opportunità invece non lo è). Come visione del futuro Hive mira inoltre a costruire dei centri dedicati per ospitare le comunità di Hivers in degli hub fisici, appositamente progettati seguendo i criteri degli spazi di coworking, ed idealmente immersi nella natura.

Valutazione critica dei paradossi (apparenti) e conclusione personale

L’inconsueto ed innovativo mix di self-empowerment (auto-potenziamento) unitamente alla missione di intervenire attivamente e collettivamente nel mondo per cambiarlo in meglio, unendo tra Hivers le forze, sembrava echeggiare contemporaneamente e casualmente in quei giorni per le vie di San Francisco, dove la folla sfoggiava delle T-shirt gialle a sostegno degli Golden State Warriors in questo periodo di finali della NBA: la maglietta inneggia con le sue lettere in blu corsivo allo “Strength in Numbers” (l’unione fa la forza). Un progetto lodevole e valido come Hive può incontrare anche i suoi oppositori, come infatti mi è capitato di leggere in rete nel corso di una mia iniziale ricerca per approfondire l’argomento prima di decidere sulla mia candidatura. Mi sono imbattuta in un articolo che mi diverte ribattezzare il “Valleywag slag” (dove “slag” sta per “calunnia”) nel quale a Hive fu fatto il processo alle intenzioni, ancor prima del lancio del primo programma, sulla base di fraintendimenti ed accuse tendenziose. Mi sento di poter oggi tranquillamente dire, col senno di poi, che le accuse mosse sono del tutto infondate e che forse sia destino che ogni bel progetto a carattere rivoluzionario abbia i suoi nemici. Come conciliare invece il forte criterio di selettività attuale con la mission a carattere globale e democratico di lungo termine? Mi piace pensare che per iniziare un cambiamento del genere, serva creare il necessario momentum, che vada  poi a generare la futura onda propagatrice, e che sia quindi giusto iniziare da chi è già forte, per attrezzarlo ad avviare in un secondo tempo chi lo è di meno: andando ad edificare per gradi un nuovo mondo dove ogni talento troverà la sua giusta opportunità di espressione. Per capire e misurare effettivamente il valore sociale ed economico creato dal progetto Hive, sarà necessario attendere per vedere gli eventuali risultati concreti riconducibili al progetto: ovvero, time will tell. Ciò che tuttavia rimane indelebilmente impresso nella mente e a livello sensoriale sono l’energia ed il senso di solidarietà palpabili che vengono sprigionati dall’esperienza Hive. Questo mi porta ad intuire che siamo soltanto all’inizio di un percorso lungo il resto delle nostre vite, e che per questo tipo di viaggio abbiamo acquisito a Hive dei compagni di viaggio per sempre.

HIVE 8 GROUP
HIVE 8 GROUP
  • Ascolta il Podcast registrato in diretta durante Hive8 da una delle partecipanti.
  • Leggi anche “Learning To Lead: 5 Things I Learned from the Hive Global Leaders Program

Contributor: Rachel Hentsch Spadafora

rachel hentsch
Rachel Hentsch Spadafora, 45 anni, è architetto con Lauree conseguite alla University of Cambridge e a l’Università La Sapienza di Roma con un’esperienza lavorativa molto variegata che spazia dalla progettazione architettonica e la direzione di cantiere, all’interpretariato e PR in ambito appalti, alla partecipazione come protagonista di Donnavventura. E’ stata selezionata tra oltre 850 canditati dal MIT per il Global Entrepreneurship Bootcamp di Seoul 2016. Dal oltre 2 anni lavora alla startup italiana useit in qualità di Business Developer. Parla correntemente inglese, italiano, francese, tedesco e mandarino. Sposata da 24 anni e madre di 5 figli, ha sempre amato sfidare i luoghi comuni per cimentarsi in imprese “impossibili”. E’ motociclista appassionata nonché Campionessa Regionale Lazio 2015 di enduro.

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