Legge di Moore, olocrazia e oclocrazia

Pubblicato il 19 Feb 2016

Cambia il mondo, cambiano i modelli e le leggi che lo governano. Per un contesto che si modifica con una velocità progressiva è fondamentale trovare nuovi sistemi di organizzazione, valutazione, misurazione. Non si tratta più di cercare di migliorare le strutture esistenti ma di trovare nuovi paradigmi organizzativi che devono essere sviluppati e implementati perché quelli attuali non sono più efficaci e che possono essere sviluppati e implementati perché ci sono le tecnologie che consentono di farlo.

Nei giorni scorsi anche una delle storiche leggi che governano l’evoluzione della tecnologia informativa, la notissima legge di Moore, è stata data per superata perché non più sufficiente a misurare l’evoluzione della potenza di calcolo che si avvicina a superare i principi sui quali si basa la legge che per molti decenni è stata così efficace da prevedere con estrema precisione l’evoluzione della tecnologia dei microprocessori. Le ragioni che presto porranno la legge di Moore quale parte della storia sono illustrate in un articolo pubblicato da Nature.

Aldilà delle implicazioni tecnologiche che renderanno obsoleta la legge di Moore, peraltro interessanti, ciò che emerge è l’importanza di sapere adattare leggi e modelli al cambiamento capendo quando è il momento di abbandonare meccanismi consolidati per adottarne di nuovi.

Questo processo coinvolge ogni aspetto della vita: dai processi di evoluzione tecnologica come visto a quelli di innovazione sociale ed economica. Si è già dimostrato come la base concettuale della blockchain, che grazie ai Bitcoin ha dimostrato di funzionare, possa rappresentare una potenziale alternativa alle organizzazioni centralizzate alle quali oggi siamo abituati. I Bitcoin non hanno bisogno della banca centrale e questo paradigma è tecnicamente estendibile a qualsiasi altro aspetto, si pensi per esempio alle reti elettriche oggi altamente centralizzate ma destinate a modificarsi rapidamente quando sarà più efficiente produrre energia nel luogo in cui essa viene consumata senza che vi sia la necessità di gestire, mantenere, installare, aggiornare le attuali infrastrutture di distribuzione. Certo questi cambiamenti sono strutturali non solo per gli aspetti pratici e operativi ma anche per quelli della gestione e per le aziende che oggi hanno questo tipo di responsabilità. Serve quindi una revisione anche delle organizzazioni.

Un modello possibile, aderente alla filosofia della decentralizzazione, è quello della olocrazia. Un modello, quindi, che elimina l’approccio centralizzato tipico delle democrazie rappresentative le quali stanno ampiamente dimostrando di essere non solo inefficienti ma anche causa di distorsioni come corruzione, concussione, clientelismo proprio perché accentrano il potere. L’olocrazia (o olacrazia), è applicabile a qualsiasi sistema organizzato. Per esempio è applicabile alle imprese e, come ricorda anche il sito di Holacracy che ha messo a punto uno schema applicativo basato su questo principio, sono già non poche ad avere adottato tale sistema. Già oggi in Usa, Francia, Germania, Svizzera, Nuova Zelanda, Australia e Regno Unito esistono imprese e organizzazioni no-profit con questo schema dove le decisioni non avvengono più per scale gerarchiche, che sono del tutto abolite, ma secondo un modello in cui l’autorità è distribuita e attuata da gruppi auto organizzati che interagiscono tra loro e danno a ogni componente il medesimo valore decisionale. Tra le aziende che già utilizzano il meccanismo di Holacracy c’è per esempio la piattaforma editoriale online che tutti possono utilizzare e che sta avendo un certo successo e che si chiama Medium. Il passo successivo sarà la nascita di quelle che SingularityHub definisce come le ‘ownerless company’, le aziende senza proprietari che vivranno basandosi sui principi della blockchain.

Il passo ulteriormente successivo è la definizione di un sistema di gestione delle cose e dei servizi pubblici basato su un sistema distribuito di democrazia diretta. Anche qui vi sono già alcune esplorazioni avviate come quella di Bitnation che recentemente ha anche dato vita a un evento per mettere alla prova la relazione tra tecnologia e organizzazioni politiche con la collaborazione di Ethereum, altra organizzazione che si occupa di decentralizzazione, in questo caso le applicazioni basate sugli smart contract che garantiscono le loro funzionalità e che mirano a riportare internet al suo spirito originario. L’evento mirava a raccogliere esperti di società e di tecnologie per rispondere e domande del tipo: perché l’olocrazia è meglio della democrazia? Cosa sono le organizzazioni autonome decentralizzate? Cosa è una nazione decentralizzata senza frontiere e basata sul volontariato? Cosa è il cryptoequity? E soprattutto cosa c’è dopo gli stati nazione? Le nazioni virtuali e le città stato. Proprio le città stato rappresentano una opportunità molto concreta che non significa l’indipendenza dagli stati nazione esistenti (che comunque sono destinati a modificarsi nel profondo) ma la gestione autonoma su territori ben definiti e limitati nella loro estensione nei quali è più semplice applicare la democrazia diretta eliminando quindi lo strato intermedio che oggi è il ventre molle della democrazia rappresentativa.

Un’ultima considerazione: potrebbe venire quasi automatico pensare che l’olocrazia si avvicini molto alla oclocrazia, il governo delle masse, che Platone considerava in modo negativo come forma degenerativa della democrazia e benché vi siano similitudini strutturali la olocrazia è invece un sistema organizzato, decentralizzato e non gerarchico reso possibile dalle tecnologie disponibili che erano nemmeno immaginabili quando Platone pensò al concetto di oclocrazia quale ultimo dell’ordine consequenziale che allinea aristocrazia, timocrazia, oligarchia, democrazia. In un’ottica contemporanea quindi la oclocrazia può non essere più vista esclusivamente come la ‘pressione popolare delle folle’ sui sistemi di governo ma piuttosto come il diretto coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni politiche e nell’amministrazione secondo il modello olocratico di cui sopra. E ciò è molto più efficacemente applicabile in contesti come le città stato.

Emil Abirascid

 

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