#nopanic, a questo giro il pitch lo fa l'investitore

Pubblicato il 10 Mag 2013

C'è un nuovo appuntamento per startupper a Milano che inverte il tradizionale schema di pitch, mettendo sulle spine non lo startupper ma la parte investor.

L'idea è questa: ogni settimana, di fronte a una platea di startupper (e non solo), un investitore (che può essere il rappresentante di un'azienda, una banca, una fondazione, un'istituzione, un fondo d'investimento ecc.) avrà 40 minuti a disposizione per presentare il proprio lavoro e mettersi in discussione davanti a una platea che non solo ha molte idee, ma anche competenze.

L'evento si chiama No Panic, è proposto dall'impresa culturale esterni e propone il primo appuntamento il prossimo 14 maggio, ore 18.00, presso Cascina Cuccagna.

Il primo personaggio chiamato a pitchare è Salvo Mizzi, ideatore e project leader di Working Capital di Telecom Italia.

Startupbusiness, che con Wired è media partner dell'iniziativa, ha rivolto alcune domande direttamente al team di esterni.

Come vi è venuta l'idea di questo format e qual'è il vostro obiettivo?

L'idea di No Panic nasce in questi ultimi mesi, dopo aver partecipato in qualità di relatori o giurati a diversi incontri e progetti legati alle startup principalmente. Per una volta volevamo ribaltare il format tipico degli incontri, dando per scontato che le idee e le competenze siano diffuse e di alto livello, perchè ci sembra più urgente in questo momento di crisi economica (e anche di riferimenti) indirizzarle al meglio queste idee, aiutare chi ha professionalità trasversali a incontrare chi concretamente in Italia ha intenzione di investire capitali, risorse, tempo ed energie.
E' un progetto che nasce, come tutte le altre produzioni esterni, come risposta a una situazione contingente e si pone l'obbiettivo di mettere davvero in relazione le idee con i capitali, sperando anche che i due fronti possano sfruttare l'occasione per capire meglio le rispettive dinamiche e “fare sistema”.
E' un format autoprodotto, che viene ospitato in Cascina Cuccagna, luogo milanese significativo per parlare di cultura e imprenditoria sociale.

Chi è il team che segue iniziativa?

Il progetto nasce dal team di esterni, che lo segue in tutti gli aspetti.

Perchè si chiama No Panic?

Perchè partiamo dalla realtà, dal fatto che è un momento oggettivamente difficile, ma cerchiamo di superarlo senza cadere nella disperazione o, appunto, nel panico. Analizziamo la situazione, c'è comunque qualcuno che in Italia continua ad investire e sfruttiamo il fatto che questa crisi generalizzata ha spinto molti giovani talenti ad inventarsi nuovi modelli imprenditoriali. E' un piccolo contributo il nostro, ma speriamo efficace.

Dopo i primi tre appuntamenti ce ne saranno altri?

Sì, per il momento stiamo sviluppando un calendario per i mesi di maggio e giugno.

Secondo voi, qual'è il rapporto tra impresa innovativa e cultura?

Dovrebbero coincidere. Sembra di dire della banalità ma occorre ripeterlo perchè in Italia non tutti ne sono convinti: la cultura deve farsi impresa per sopravvivere ma soprattutto per svilupparsi (non solo nei modelli gestionali ed economici, ma aprendosi all'innovazione a 360 gradi). Il paradosso è che la cultura – come la società – per sua stessa definizione dovrebbe essere aperta, in continuo mutamento, contaminata, capace di rinnovarsi.. D'altro canto, investire in cultura (ampiamente intesa) rappresenta per il Paese e anche per il tessuto imprenditoriale l'unico modo per acquisire vantaggio competitivo. Parlo di percorsi di lungo periodo, non di attività spot. NO PANIC vuole mettere insieme proprio chi ha colto questi aspetti.

Per partecipare agli appuntamenti è necessario compilare il form di registrazione sul sito
www.esterni.org
Per seguire gli appuntamenti su twitter: #nopanic2013 e @esterniorg

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