Open Innovation, come farla grazie alla startup (e allo startupper)

Pubblicato il 30 Mag 2017

Fare open innovation per un’azienda tradizionale richiede in primis un cambio di mentalità pervasivo a ogni livello del management. Non semplice.

Anche per aziende che possono permettersi di fare scouting di startup con premi e competition,  trasformare la collaborazione con una startup in un fattore di evoluzione di tutta la macchina aziendale è la parte più difficile.

Un caso-modello di open innovation realizzato in Italia, complice il Premio Gaetano Marzotto, è quello che vede coinvolti il gruppo italo-svizzero Santex RiMar, uno dei leader mondiali nel mercato della produzione di macchine per l’industria tessile, guidato da Paolo BusinaroPaolo Franceschetti, amministratore delegato di Solwa, startup ideatrice di un metodo per la desalinizzazione e potabilizzazione dell’acqua basato esclusivamente sull’utilizzo di energie rinnovabili. Per questa soluzione la società ha vinto nel 2012 250mila messi in palio dal Premio Marzotto e  ha poi vinto anche il Premio “Innovazione per lo sviluppo dell’Umanità” delle Nazioni Unite e il Premio Mit di Boston come “Innovazione italiana dell’anno”.

Con i soldi del Premio Marzotto, Paolo Franceschetti, che è ingegnere ambientale, decide di continuare il suo programma di ricerca e di “declinare” l’idea iniziale. Elabora tecniche per l’essicazione di cibo, acqua, fanghi, tutte basate sul suo iniziale studio di fluidodinamica per far evaporare l’acqua da qualsiasi materiale organico o inorganico.

Ma in tre anni i soldi finiscono. E così si rivolge a Businaro, amministratore delegato dell’Associazione Premio Marzotto.  “Sono tornati da noi in cerca di risorse” racconta Businaro. E a quel punto scatta l’operazione open innovation. Franceschetti colpisce Businaro con Drywa, un processo per l’asciugatura di fanghi industriali. “Abbiamo forni di filatura di tessuti che producono fanghi, per questo il prodotto ci interessa” dice Businaro. Così Santex RiMar acquisisce l’80% di Solwa attraverso un aumento di capitale. Paolo Franceschetti è rimasto socio e AD, con il 20% delle quote, e l’azienda gli ha messo a disposizione risorse e strutture per sviluppare il prototipo di Drywa. “Come sempre i primi prototipi sono fallimentari – commenta Businaro – dalla teoria alla pratica il passaggio non è breve. Ma abbiamo capito le criticità e ora stiamo preparando il secondo prototipo con un sistema diverso: non bruciamo più il fango essiccato, ma ci occupiamo di essicazione attraverso un processo di scambiatori di calore. Abbiamo testato il nuovo prototipo e siamo convinti che funzionerà, anzi che sarà unico nel suo genere, perché quando l’esperienza di un’impresa matura si coniuga con la creatività degli innovatori si può raggiungere l’eccellenza”.

Il team di Solwa, Franceschetti a destra

Ma l’obiettivo di Businaro non è solo avere il controllo di una società innovativa, ma trasformare ‘lo startupper’ Franceschetti in una risorsa strategica per l’evoluzione di Santex RiMar, in particolare dei suoi tecnici e ingegneri più senior.

“Di solito gli ingegneri e i tecnici più maturi –dice Businaro – hanno paura dell’innovazione. Quando sanno fare qualcosa, difficilmente si riesce a indurli a cambiare il modo in cui la fanno. D’altra parte un ricercatore non sarà mai un imprenditore. Noi abbiamo dato a Franceschetti i mezzi per realizzare il suo progetto, lui sta dando a noi un pensiero laterale e una visione più contemporanea di come si possa usare il calore per asciugare qualsiasi cosa. È un interscambio culturale. Il valore aggiunto che mi sta dando è straordinario rispetto al tempo/costo che impiegherei per cambiare la mentalità dei miei tecnici”.

Per osmosi, la mentalità e le competenze dello startupper si trasferiscono a tutta l’organizzazione.

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