Premio Marzotto, quando le industrie entrano in partita

Pubblicato il 05 Dic 2013

La prima edizione l’ha vinta Annalisa con una tecnologia per la pulizia dei monumenti sviluppata in seno all’Università degli Studi di Milano, la seconda edizione l’hanno vinta la serra di Solwa per la produzione di acqua potabile e il cascetto di Braincontrol capace di tradurre il pensiero in azioni, quest’anno il primo premio del Premio Marzotto è andato ai ragazzi di Wearable robotics spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ora possono disporre di 250mila euro per sviluppare i loro esoscheletri indossabili. Filippo Renò di Epinova biotech, altro spin-off accademico, in questo caso della Università del Piemonte Orientale, ha ritirato invece il primo premio per la nuova impresa sociale e culturale (chi scrive era membro della giuria di questo premio) del valore di 100mila euro. Epinova sviluppa idrogel bioattivi pensati per facilitare la cura di ulcere e ustioni e con anche applicazioni di tipo cosmetico.

Il Premio Marzotto non si limita però ai due grandi primi premi ma, con la collaborazione di una serie di partner tra cui incubatori, acceleratori, parchi scientifici, investitori e anche Unicredit con il progetto Talento delle idee, ha premiato tantissime altre start-up, in tutto i premiati sono stati 19 per un valore complessivo di circa 800mila euro.

Con questi numeri e queste cifre il Premio Marzotto è il più ricco oggi in Italia e forse anche quello che più di tutti ha saputo fare convergere tantissimi attori dell’ecosistema, ma, benché assai importanti, sono però questi i pregi principali dell’iniziativa. Il pregio principale è la dimostrazione che un’azienda industriale storica e innovativa allo stesso tempo può costruire qualcosa capace di dare impulso significativo alla nuova generazione di imprese. Il Premio Marzotto si rinnova da tre anni, è cresciuto è migliorato, ha saputo spostare sempre più l’attenzione sulle start-up e sulle loro potenzialità, ha saputo essere sobrio ed efficace, ha saputo aprirsi a tutti i settori e ha mostrato come il valore della ricerca universitaria – considerando i vincitori delle prime tre edizioni – è in grado di essere esaltato, sostenuto e portato a trasformarsi in imprese.

Ecco il Premio Marzotto è e deve diventare un esempio per altri, essere da stimolo per altre imprese italiane che hanno maturato la sensibilità verso l’importanza fondamentale di sostenere il processo di rinnovamento dell’economia e dell’industria. Alla finale del Premio Marzotto c’erano alcune di queste aziende: Illy, Riello, Zonin per esempio, ma altre si devono aggiungere e portare il loro contributo. Si può collaborare al Premio Marzotto, si possono creare altri premi, si può anche fare dell’altro come mettere a disposizione competenze e risorse, ciò che conta e accrescere la portata del fenomeno e fare in modo che il Premio Marzotto diventi il primo di tanti progetti di questa natura di origine industriale perché solo così non solo si sostiene lo sviluppo delle nuove imprese, ma si mantiene e rinnova il filone della tradizione creativa, imprenditoriale, industriale e anche visionaria che i tanti talenti del nostro Paese hanno saputo mettere in pratica nel passato e che continueranno a mettere in pratica in futuro.

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