Smau Berlin accende un riflettore su sistema pan-europeo dell’innovazione

Pubblicato il 17 Mar 2015

Il numero 10 di Unter den Linden a Berlino è un indirizzo piuttosto interessante. Si trova a cinque minuti a piedi dalla Porta di Brandeburgo, uno dei simboli più conosciuti della capitale tedesca, nel quartiere Mitte, quello centrale che prima del 1989 era oltre il Muro e che oggi è cuore di un processo stimolante e rapidissimo che sta portando in città il meglio dell’innovazione d’Europa e non solo. Al 10 dell’importante arteria cittadina c’è Palazzo Italia che per la prima volta nella cinquantennale storia di Smau ha ospitato il primo evento fuori dai confini italiani di quella che un tempo era la fiera dell’informatica e che oggi è piattaforma per promuovere l’innovazione made in Italy. Il tutto è avvenuto giovedì e venerdì scorsi in una Berlino ancora invernale ma non per questo poco accogliente e Startupbusiness, che dal 2005 collabora attivamente con Smau, ha lavorato per portare all’evento molti dei relatori che si sono alternati nelle tavole rotonde e per arricchire con contenuti che hanno permesso di conoscere meglio le realtà italiana, tedesca ed europea.

Le 50 startup presenti giunte anche con il supporto di alcune Regioni che hanno voluto credere al potenziale della prima tappa internazionale di Smau, hanno così avuto la possibilità di giocarsi l’opportunità di vivere una vetrina di alto profilo e contenuto. Alcune meglio di altre hanno saputo approfittare della opportunità intercettando i vari investitori e rappresentanti dell’ecosistema tedesco e italiano che hanno partecipato ai dibattiti moderati da chi scrive e che si sono alternati alle sessioni di pitch.

L’evento, organizzato interamente in lingua inglese, è subito entrato nel vivo grazie sia a profondi conoscitori dello scenario nazionale come Lorenzo Franchini (che per Startupbusiness ha scritto una serie di reportage da varie città del mondo dove gli ecosistemi dell’innovazione sono in pieno sviluppo) che ha condiviso la sua esperienza anche internazionale enfatizzando come sia fondamentale portare all’attenzione del mondo degli investitori internazionali startup italiane che abbiano le giuste caratteristiche in termini di credibilità del progetto, capacità del team e prospettive di crescita. Una tesi condivisa da Dario Galbiati Alborghetti di Atlantic Internet, Rodrigo Martinez di Point Nine Capital e Nico Lumma di Nugg.ad che nella loro esperienza di investitori in early stage hanno enfatizzato come oggi Berlino sia effettivamente un luogo in cui le idee e le competenze non mancano, ma come sia importante saper identificare le giuste caratteristiche di una startup per comprendere quali sono più propense al successo e quali meno. Galbiati Alborghetti e Rodriguez che lavorano entrambi in fondi di venture capital early stage guardano molto al team e a Berlino si trovano spesso anche team internazionali dove si mischiano le competenze tecniche, di business, e si ha una visione che non di rado giunge da chi magari una startup l’ha già fatta e quindi ha già una certa esperienza. Lumma vive tra Amburgo e Berlino e si occupa di gestire il nascente incubatore che fa capo al gruppo Deutsche Post DHL con il quale ha in programma di effettuare operazioni sia di investimento sia di accelerazione. In particolare, Lumma sostiene il fondamentale ruolo del mondo industriale ed enfatizza per esempio come risulti essere di grande beneficio il fatto che Amburgo, che ospita molti gruppi che operano nel settore della finanza, dei media, della logistica soprattutto, e Berlino, dove la presenza industriale di grande dimensione è meno presente ma dove ci sono le startup, siano distanti solo poco più di un’ora e mezza di treno. La Germania conserva il suo multicentrismo anche grazie ad altre città che sono centri molto forti dell’economia: Francoforte, Monaco di Baviera e Stoccarda che siede in una delle regioni più ricche, quella del Baden-Württemberg dove ha sede Bwcon, organizzazione che si occupa specificamente di favorire lo sviluppo di imprese innovative e il loro incontro con il mondo degli investitori e degli industriali. Jürgen Jähnert che guida Bwcon sottolinea come le attività di preparazione dei team che presentano startup e progetti d’impresa innovativi siano importanti quanto le azioni volte a fare incontrare i differenti attori dell’ecosistema. Gli fa eco Christian Damjakob che lavora per la piattaforma Symbid che facilita le attività di crowdfunding e che nata nei Paesi Bassi è già presente in Germania e presto sarà attiva anche in Italia (grazie a una partnership con il gruppo Banca Sella) il quale sottolinea come i sistemi che consentono a chiunque di investire in imprese innovative sono certamente importanti e contribuiscono ad accrescere la disponibilità di denaro ma devono essere efficaci e altamente credibili.

Le startup vincitrici del Smau Berlin Award : MadeUp, Proteo, Pandora
Le startup vincitrici del Smau Berlin Award : MadeUp, Proteo, Pandora

Tra gli interventi anche quelli di Fabio Casciotti che dirige l’ufficio Ice di Berlino e di Matteo Pardo attaché scientifico dell’Ambasciata italiana i quali hanno fatto il punto sull’importanza di lavorare per portare all’attenzione del mondo industriale e finanziario tedesco la qualità della innovazione italiana e su come il governo di Berlino stia lavorando per sostenere lo sviluppo di imprese e per attirare talenti, adottando però una strada che è molto diversa da quella del governo italiano opportunamente descritta da Mattia Corbetta intervenuto in rappresentanza del ministero dello Sviluppo economico.

Un approfondimento sul significato di fare business in Germania e sulle opportunità di questo mercato è giunto da Silvia Foglia e Mattia Perroni che hanno da poco inaugurato la sede europea della startup statunitense Houzz e che hanno raccontato come a Berlino il pragmatismo tedesco si mischia molto bene con le capacità creative di persone che giungono da altri Paesi, Italia soprattutto, dando vita a un mix vincente che si è concretizzato anche nelle attività di individuazione delle persone da assumere per la nuova filiale. Silvia è anche una delle animatrici di digItaly, il gruppo degli italiani che vivono a Berlino e che si muovono nell’ecosistema dell’innovazione e che si sono riuniti proprio in occasione di Smau Berlino dando corpo a un loro evento molto partecipato e di spessore. Del fare business in Germania hanno parlato anche Andrea Casalini di Eataly.net che sta proprio lavorando per aprire un canale specifico per questo mercato; Valentina Grillea anche lei di Bwcon che avendo il polso sia della situazione in Germania sia di quella in Italia ha posto enfasi sull’importanza di creare occasioni in cui più aziende e operatori da più Paesi d’Europa posso incontrarsi e fare business; Luca Ravagnan di Wise che è la prima startup non tedesca che ha ricevuto un investimento da parte del più grande fondo germanico, High-Tech Gründerfonds, e che oggi opera anche con una filiale proprio a Berlino anche se ha mantenuto tutta la ricerca a Milano presso l’incubatore Filarete. Interessante anche l’esperienza di Sara Bonomi che dopo avere lavorato per un po’ in Usa è giunta a Berlino per lavorare presso un’azienda che fa stampanti 3D e che si chiama Formlabs, Sara è attiva anche con Girls in Tech Italy nel sostenere il ruolo delle donne all’interno dell’industria delle tecnologie e della innovazione e proprio su questo tema spiega come Berlino sia piuttosto avanti nell’equilibrio di genere nell’ambito del suo ecosistema e ciò è certamente un valore da non sottovalutare. Infine il quadro si è completato con gli interventi di Vittorio De Vecchi Lajolo, di Thomas Rechtsanwälte e di Giovanni Cucchiarato di Jenny Avvocati, entrambi impegnati nel supportare per gli aspetti legali le imprese interessate al mercato tedesco e gli investitori tedeschi eventualmente interessati a imprese italiane, hanno sottolineato come la reciproca attenzione sia in crescita anche se restano da risolvere i nodi più spinosi, quelli che tradizionalmente dividono l’approccio tedesco da quello italiano e che in un ottica più europea potrebbero essere sciolti con maggiore facilità; questa è la tesi anche di Jan Borgstädt il quale dopo avere investito in startup legate al mondo del media lavorando per Bertelsmann è oggi impegnato nella creazione di un nuovo fondo denominato Join Capital che si propone con una copertura veramente pan-europea.

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