Start-up, il modello sudcoreano

Pubblicato il 22 Gen 2014

Tanti soldi, buone idee e tanta voglia di imparare a realizzarle. È questo in sintesi lo scenario dell’ecosistema delle start-up in Corea del Sud. A disegnarne in contorni è Paolo Lombardi, deus ex-machina di TechPeaks il people accelerator di Trento che sta proprio in questi giorni partendo con la seconda edizione. “Siamo stati invitati a Seul in veste di mentor all’evento Kotra global start-up and career vision 2014 dal ministero del Commercio estero coreano e abbiamo seguito da vicino per due giorni interi alcune start-up. È stata un’esperienza molto impegnativa e interessante perché ci ha dato modo di interagire direttamente con gli imprenditori locali e quindi di capire come vi sia una volontà forte da parte delle organizzazioni governative di sostenere lo sviluppo di aziende innovative, ma anche la consapevolezza che il valore medio dei progetti è ancora piuttosto basso e per questo hanno definito strategie di investimento sulle relazioni internazionali”.

A Seul la delegazione italiana era ben rappresentata benché non numerosa come quelle provenienti da Israele, Finlandia, Singapore e Stati Uniti, va però sottolineato come, visto dalla Corea, il lavoro che si sta facendo da noi appare di valore e meritevole di fare parte di un progetto volto ad accelerare la formazione degli startuppari locali. “Il nostro lavoro a Seul è stato meticoloso e molto attento, abbiamo condiviso con gli organizzatori le nostre valutazioni che loro ci hanno chiesto di produrre al fine, appunto, di disporre di tutte le informazioni possibili per accrescere la qualità dei progetti innovativi made in Korea. Inoltre è apparso chiaro come la forte capacità di investimento del governo, si parla di circa 14 milioni di dollari l’anno, sia destinata anche a favorire l’emigrazione temporanea dei giovani imprenditori in altri Paesi dove gli ecosistemi delle start-up sono maggiormente evoluti per poi rientrare in patria con nuove competenze ed esperienze, e anche il nostro, con le sue caratteristiche, la sua creatività, la sua capacità di esecuzione, è tenuto in considerazione”.

Insomma la Corea pare essere in una situazione opposta a quella italiana dove ancora non vi sono grandi capitali di investimento di origine pubblica a sostegno dell’ecosistema, che invece in Corea sono presenti, ma dove esistono capacità, competenze e creatività che in Corea sono ancora poco coltivate e diffuse. “Sarà interessante seguire per quanto possibile l’evoluzione dell’ecosistema coreano – conclude Paolo Lombardi – perché proprio questo approccio diverso da quello italiano può fornire informazioni interessanti e modelli che qui da noi ancora non si sperimentano o si sperimentano solo in parte e solo a livello locale al fine di comprendere quali sono gli effetti positivi e le eventuali criticità che emergono”.

La Corea intende entrare quindi nel panorama globale delle start-up innovative e lo fa coinvolgendo oltre alle istituzioni governative anche organizzazioni private che sviluppano progetti specifici come è per esempio il caso del Fashion technology accelerator che ha tre sedi operative a Seul, in Silicon Valley e a Milano dove recentemente ha portato una delegazione di start-up coreane con progetti nell’ambito della moda che hanno potuto confrontarsi con esperti e mentor al fine di migliorare i loro prodotti e i loro modelli di business. Anche noi di Startupbusiness abbiamo incontrato alcune di queste start-up rilevando alcuni aspetti interessanti come i team che non di rado sono internazionali quindi composti anche da persone non coreane che però hanno scelto di vivere e lavorare nel Paese asiatico, i progetti che benché quasi sempre bisognosi di qualche raddrizzamento sul modello di business soprattutto se con ambizioni internazionali, si basano su soluzioni tecnologiche e su prodotti solidi dal punto di vista della realizzazione e delle potenzialità di commercializzazione e soprattutto attenzione e grande apertura nel ricevere consigli, suggerimenti e nel cogliere anche la più piccola potenziale opportunità di crescere e farsi conoscere. Il tutto condito da un entusiasmo che è lo stesso che brilla negli occhi degli startuppari di tutto il mondo.

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