Startupper, innamoratevi delle assicurazioni

Pubblicato il 04 Set 2015

Startupper, il mondo delle assicurazioni è vostro. Che siate a caccia di idee da sviluppare, di una early exit, di un partner di mercato o di un investimento  per crescere, aguzzate la vista sull’orizzonte insurance.

Ingessate nei loro modelli, considerate  old economy, noiose  e molto poco tecnologiche, le compagnie assicurative stanno vivendo in tutto il mondo una fase di drastica evoluzione. I cambiamenti sociali, economici, tecnologici e ambientali in atto in ogni angolo del pianeta hanno generato nuove necessità, anche sul fronte assicurativo, che in parte sono rimaste irrisolte; il rapporto tra consumatori e aziende si è trasformato grazie alla diffusione di internet, mobile, social media e all’utilizzo (da parte delle aziende che lo fanno) di big data; case e auto intelligenti sono una realtà, l’internet degli oggetti e i wearable avranno conseguenze significative sul nostro stile di vita e sulle modalità con le quali ci interfacciamo con la nostra quotidianità e il nostro benessere. I nativi digitali sono diventati grandi, si chiamano millennial hanno potere d’acquisto e sono una categoria di clienti che richiede un approccio differente.

Il confronto con tutto questo (e non solo basti pensare che anche Google oggi vende polizze) porta all’imperativo “evolversi o morire” che vivono oggi le assicurazioni. Morire è forse troppo, considerato che stiamo parlando di un’industria con numeri da capogiro (vedi tabella qui sotto), con la solidità che offre la tradizione (vi sono compagnie assicurative che hanno un paio di secoli di vita) e che globalmente intesa cresce sempre.

tabella insurance
Top Insurance Companies by Market Cap

Ma per multinazionali che fatturano cifre immense, cui si correla un’organizzazione aziendale vasta e complessa, anche una crescita inferiore alle aspettative, tradotto in soldoni è preoccupante, figuriamoci la perdita di qualche frazione di mercato.

E poi, laddove le assicurazioni tradizionali lasciano campo, ecco che arrivano le startup, un fenomeno molto evidente in contesti dinamici come quello US.

Negli Stati Uniti, l’adozione dell’Affordable Care Act (meglio noto come Obamacare) ha dato la stura alla nascita di molte nuove imprese nel settore assicurativo, alcune con modelli in diretta concorrenza con le compagnie tradizionali, altre con modelli che si appoggiano sulle compagnie tradizionali.

CB Insights (nota società di consulenza e analisi dei mercati) scriveva alcuni mesi fa un articolo titolato “Insurance-Tech Startups Are Invading The Multi-Trillion Dollar Insurance Industry”, riportando che dal 2010 ad oggi le insurance tech startup hanno raccolto complessivamente investimenti per 2,12 miliardi di dollari, di cui oltre la metà a partire dal 2014, vale a dire con un trend che si è velocizzato parecchio nell’ultimo anno. Il 2015 ha da solo già superato quota 800 milioni di dollari, molti dei quali concentrati nel super investimento in Zenefits, startup con appena due anni di vita, basata a San Francisco, che ha raccolto a maggio oltre 500 milioni di dollari. Cosa fa Zenefits? Offre una soluzione SaaS alle PMI che permette di gestire da un’unica piattaforma le risorse umane anche da un punto di vista assicurativo e dei benefit, semplifica la gestione del tutto, appoggiandosi su terze parti (compagnie tradizionali) per l’erogazione effettiva di molti servizi, in pratica agisce da broker assicurativo.

oscar health

Un altro unicorno è Oscar Health, startup della Grande Mela, che in due soli anni ha raggiunto 40 mila clienti e 200 milioni di fatturato annuo nella sola area di New York e New Jersey. Lo scorso aprile ha raccolto un investimento di 145 milioni di dollari (che si aggiungono a un precedente round da 150 milioni), con una valutazione dell’impresa che si aggira su 1,5 miliardi di dollari. Oscar si propone come una nuova tipologia di azienda assicurativa nel b2c, indirizzandosi a tutti quelli utenti privati che non hanno la copertura assicurativa sanitaria attraverso il contratto di lavoro e che ricadono nel cosiddetto ObamaCare. Facendo leva sulla propria tecnologia, semplifica l’approccio all’assicurazione con dei piani molto semplici, la sua comunicazione fresca e moderna pone attenzione sulla persona e sulla sua salute come farebbe un bravo medico di famiglia e ha un’offerta chiara: checkup gratuiti, televisite, consulenze specialistiche, applicazione mobile molto “friendly” per consulenze veloci e ricerche farmaci, addirittura Oscar ripaga un dollaro al giorno a ogni cliente che cammini per un certo numero di passi, misurati con un dispositivo da polso fornito dal partner Misfit Wearables. Il suo target principale sono i millennial.

Altre startup che si sono imposte all’attenzione sono SimplyInsured, Navera, Everquote, CoverHound, SimplyInsured, Oration, Benefitter, PolicyBazar, Simplesurance, Stride, Zen99, Metromile.

Alle porte di casa nostra, invece,  il caso di Friendsurance, startup tedesca che ha applicato il modello peer-to-peer al settore assicurativo, senza diventare una compagnia assicurativa ma presentandosi come il Groupon delle assicurazioni stesse. Fondata a Berlino da un certo Tim Kunde nel 2010 ha oggi oltre 50 impiegati, una solida presenza nel mercato tedesco e tra i suoi investitori uno degli uomini asiatici più ricchi, Li Ka-Shing, nonché i fondi di venture capital VantageFund, German Startups Group, e.ventures.

L’applicazione del P2P al modello assicurativo non è nemmeno un caso isolato: in UK la startup Guevara lo ha applicato alle polizze automobilistiche, mentre Bought by Many ha seguito il modello Friendsurance; insPeer lo ha fatto in Francia; Shacom, provider di prestiti P2P a Taiwan, ha creato l’assicurazione Intercare; Peer Cover è stata appena lanciata in Nuova Zelanda.

La pressione per le compagnie assicurative tradizionali è quindi su più fronti  e in vi sono diverse modalità con cui le società si possono muovere: fare acquisizioni di startup, sviluppare in casa nuove soluzioni facendo leva sui big data e gli analytics per la personalizzazione dei servizi, aprirsi alla open innovation, creare al proprio interno un dipartimento R&D per la creazione di nuovi servizi, tecnologie, modelli di business.

Quest’ultima soluzione è stata scelta, per fare un esempio, da MetLife una storica società newyorkese specializzata nelle assicurazioni sulla vita. MetLife ha recentemente realizzato a Singapore il suo primo innovation lab, un grande centro chiamato LumenLab con decine di persone di staff, che sarà focalizzato sui problemi legati alla salute e al benessere economico. Attenzione particolare sarà dedicata alla ricerca di soluzioni per il crescente problema della demenza senile presente sopratutto in paesi quali il Giappone che soffre di un forte invecchiamento della popolazione, del diabete (ne soffrono una persona ogni 12 in Asia) e alle condizioni finanziarie molto critiche che stanno vivendo i contadini dell’India, impoveriti dai sistemi di prestiti diffusi nel paese. LumenLab ha assunto solo persone provenienti dal mondo della ricerca e dell’Università, dalle startup, dal venture capital, dalla tecnologia con l’intento di creare un ambiente favorevole alla progettualità out-of-the-box di soluzioni disruptive. Il centro è anche un test per MetLife, che ha intenzione di replicare eventualmente il modello di “innovazione” in altri contesti geografici.

Tra le acquisizioni di startup da parte di assicurazioni, oltreoceano è stata piuttosto interessante quella operata dalla Northwestern Mutual (quanto di più tradizionale si possa immaginare) a favore di LearnVest, startup del fintech (online financial planning) per una cifra, non dichiarata, che si dice si aggiri intorno ai 250 milioni di dollari, una delle acquisiszioni più ricche di sempre nel fintech.

Anche l’italiana Generali, però, affina le unghie: appena lo scorso luglio ha annunciato l’acquisizione di MyDrive Solutions, startup inglese specializzata nell’uso dei big data per la profilazione degli stili di guida.

Non mancano anche in Italia esempi di compagnie che hanno attivato iniziative di un certo respiro: Unipol ha un suo incubatore di startup, Unipol Ideas; BNP Paribas Cardif ha avviato dallo scorso anno l’iniziativa Cardif Open-F@b in collaborazione con PoliHub, che attraverso una call seleziona e supporta le idee e i progetti imprenditoriali più innovativi in ambito assicurativo, e ha supportato la nascita di InsuranceUp, il portale sull’innovazione nel settore assicurativo sviluppato da EconomyUp che rappresenta il primo sito editoriale italiano che si occupa nello specifico del tema.

In occasione del lancio del portale, Isabella Fumagalli, amministratore delegato di BNP Paribas Cardif Italia, ha sintetizzato la visione che guida la compagnia nell’approccio al mondo dell’innovazione e quindi delle startup in maniera molto efficace.

“Le grandi organizzazioni aziendali come le assicurazioni sono paragonabili alle portaerei: grandi e difficili da manovrare, ma hanno il pregio di ospitare i caccia, che si muovono velocemente per esplorare nuovi territori. I nostri caccia sono le startup”.

In conclusione, le startup sono nel radar delle assicurazioni e i capitali per gli investimenti non mancano. Se avete fondato una società tecnologica che rientri nelle categorie iot, big data, wearable, fintech, automazione, sensoristica o qualsiasi altra soluzione che in base al vostro intuito possa essere utile a una compagnia assicuratrice, questo è il momento giusto per bussare a quelle porte.

Donatella Cambosu

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