Innovazione urbana e industry 4.0, il modello Sesto San Giovanni

Il più grande centro della cintura milanese, ex sito industriale, risorge e si riqualifica con industria 4.0 e un progetti immobiliare innovativo e green

Pubblicato il 09 Mar 2017

La Stalingrado d’Italia, la Piccola Manchester, i soprannomi di Sesto San Giovanni città della cintura milanese, la più popolosa dopo il capoluogo, area urbana che collega Milano con Monza. La storia recente di Sesto San Giovanni passa per le industrie pesanti, per le masse operaie, una vocazione che oggi la porta a essere protagonista di un cambiamento profondo in cui intervengono sia il modificarsi del contesto dell’area metropolitana milanese, sia il modificarsi dell’economia e della società. Economia e società che si stanno modificando ovunque grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi modelli paradigmatici, ma a Sesto San Giovanni questo processo assume caratteristiche uniche.

A Sesto San Giovanni ci sono grandi spazi. L’ampiezza delle aree un tempo occupate dall’industria pesante è enorme, per fare un paragone la sola area ex-Falck dove sorgevano le acciaierie è grande circa una volta e mezza la superficie occupata dall’Expo del 2015. Spazi di tali dimensioni a un passo da Milano e nel cuore dell’area metropolitana sono preziosissimi. E poi c’è la tradizione manifatturiera che nonostante la fine dell’industria pesante non ha mai del tutto abbandonato la città.

Industria 4.0

Oggi si parla di industria 4.0 per esempio, e Sesto San Giovanni può rivelarsi polo ideale per lo sviluppo di questo filone e sta già iniziando a farlo con il progetto Co+Factory  che ha creato uno spazio all’interno di Co+Fabb per sviluppare e supportare innovazioni e startup in ambito industria 4.0. Co+Fabb occupa una superficie di oltre quattromila metri quadrati di cui circa 1200 sono dedicati a Co+Factory che a sua volta si compone di Co+Lab che è il coworking e il laboratorio per il fast prototiping e il testing, di Co+TH2 che è il business accelerator gestito da TH2 che oltre ad avere creato insieme a Co+Fabb il Co+Factory è organizzazione specializzata proprio nel dare supporto allo sviluppo di imprese che fanno innovazione nel digital manufacturing e nel food tech, e poi c’è Co+Academy che eroga corsi di formazione specializzati per l’industry 4.0 relativamente a soluzioni hardware e software.

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Robotica
Industria 4.0/5.0

“L’obiettivo di Co+Factory è quello di costituire un Hub dell’innovazione rivolto alle tematiche e tecnologie nell’area Industria 4.0 – spiega a Startupbusiness Aldo Curinga, co-fondatore e presidente di TH2 -. L’idea è nata dalla nostra esperienza di TH2 come acceleratore specializzato nel digital manufacturing: le realtà che acceleriamo o le startup che abbiamo incontrato e che operano nell’innovazione manifatturiera, intesa come punto dove si incrociano competenze e tecnologie in particolare digitali ed elettroniche, hanno la necessità di accedere a spazi e strumentazioni che li supportino nel fast prototyping, test strumentali delle idee o quality assurance pre-produzione. Inoltre, come abbiamo visto nel DigiLab TH2 che abbiamo a Milano nella zona di Lambrate, le startup, lavorando insieme in un ambiente di laboratorio, collaborano spontaneamente per trovare soluzioni oppure si accorgono che lo stesso problema è già stato affrontato e risolto da chi sta di fianco. Sono quindi evidenti i benefici pratici, in termini di velocità di sviluppo e costi dell’innovazione. Co+Factory è anche un Hub in quanto le PMI manifatturiere, che spesso sono i soggetti con le maggiori difficoltà nell’acquisizione di tecnologie e competenze, trovano un luogo dove incontrarsi con le startup, valutare progetti in corso o svilupparne di nuovi in collaborazione con soggetti che per loro natura sono agili e vocati all’innovazione. Diamo poi una mano alle PMI anche con un centro di formazione indirizzato alle tematiche della programmazione nell’ambito delle tecnologie Industria 4.0”.

Sviluppo immobiliare sostenibile: Milanosesto

Se Co+Factory rappresenta un primo vagito di una visione più ampia ecco che arriva a dare la dimensione e la portata di come Sesto San Giovanni diventerà, il progetto che ne cambierà profondamente il tessuto urbano e sociale: Milanosesto. 

Un rendering del progetto MilanoSesto

“Milanosesto – recita il documento ufficiale che lo illustra –  è il più grande progetto di sviluppo immobiliare in Italia. Situato a Sesto San Giovanni, nelle ex Aree Falck, il nuovo quartiere prevede la realizzazione di oltre un milione di metri quadri di nuove costruzioni, immerse in un’area verde di 65 ettari. Situato a soli sei chilometri dal centro di Milano, Milanosesto è uno dei più importanti progetti d’Europa poiché comprende la riconversione di un sito di oltre 1.400.000 metri quadri. Il masterplan, sviluppato da Renzo Piano Building Workshop, prevede la realizzazione di diverse tipologie di edifici pubblici e privati, con un mix funzionale che comprende residenze, uffici, spazi dedicati al commercio, allo svago, hotel e insediamenti produttivi, tutti realizzati secondo i più elevati standard di risparmio energetico. All’interno dell’area sarà inoltre sviluppato un nuovo centro di cura e ricerca, La Città della Salute e della Ricerca, che accoglierà l’Istituto neurologico Carlo Besta e l’Istituto nazionale dei tumori. Milanosesto sarà servito in maniera efficiente da mezzi pubblici, che lo collegheranno al centro di Milano e ai più importanti aeroporti”, Fino a qui la presentazione ufficiale che richiama anche la distanza da Milano, i sei chilometri, da cui deriva il nome stesso della città che fu originariamente chiamata Sesto proprio per indicare la distanza, sei miglia, che la separavano dal centro di Milano lungo l’antica strada romana che collegava appunto Milano con Monza.

Dietro la breve presentazione ufficiale c’è però molto di più. Intanto ci sono i numeri così riassumibili: 1.450.000 metri quadrati complessivi (l’area nell’immagine di copertina), 650mila metri quadrati di aree verdi, valore complessivo degli asset 5 miliardi di euro, costi delle bonifiche 380 milioni di euro, 480mila metri quadrati saranno destinati a edilizia residenziale libera, 120mila a edilizia residenziale convenzionata, 110mila al terziario, 54mila a hotel, 11mila a piccole e medie superfici di vendita, 56mila al tempo libero, servizi alla persona, intrattenimento, 130mila alla città della salute e della ricerca, 200mila a edifici pubblici e 80mila alla realizzazione di un grande centro commerciale su una porzione dell’area acquisita dal gruppo saudita Fawaz Alhokair lo scorso giugno. I sauditi sono anche entrati nel capitale sociale di Milanosesto Spa con una quota del 14% con opzioni per ulteriore crescita. Inoltre per lo sviluppo immobiliare dell’area Concordia, una delle aree in cui è diviso il progetto, il gruppo saudita insieme a Milanosesto ha costituito una nuova società, partecipata rispettivamente per il 25% e il 75%, per lo sviluppo di 150mila metri quadrati di residenze e 50mila per esercizi commerciali.

La società Milanosesto è inoltre partecipata da Bizzi & Partners Development che è lo sviluppatore del progetto che come detto è stato disegnato da Renzo Piano. La prima fase di fine lavori è prevista per il 2021, mentre l’intero progetto sarà ultimato entro il 2026.

“Lo sviluppo di Milanosesto è un unicum a livello nazionale – spiega Carlo Masseroli, direttore generale di Milanosesto a Startupbusiness – Un’area ex industriale di 1,4 milioni di metri quadrati (circa un Expo e mezzo) che viene trasformata in un nuovo polo attrattivo. Unico sito di interesse nazionale interamente bonificato con investimenti interamente privati. A oggi sono stati completati i lavori di bonifica dei primi 200mila metri quadrati. L’area dove sorgerà la città della salute e della ricerca: un primo traguardo che pochi credevano possibile. La presenza di due importanti IRCC (Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico, ndr) riconosciuti a livello internazionale, l’Istituto dei Tumori e il Neurologico Besta, è la sede naturale per far nascere un distretto dedicato al trasferimento tecnologico nel campo della medicina, con un particolare focus sulle neuroscienze e il settore oncologico. Trasformare la ricerca medica in nuovi prodotti e servizi: questa è la grande sfida di fronte a noi. Oltre a questi temi di ricerca applicata ci focalizzeremo anche sulle tematiche ambientali, molto affini alla storia di quest’area e molto attuali, in particolare nel contesto della grande Milano. Tutto questo ovviamente in collaborazione con le università milanesi e in sinergia con lo human technopole (che sorgerà nell’area ex Expo, ndr). Quest’ultimo e la città della salute e della ricerca sono fortemente interconnessi e facilmente raggiungibili, grazie alla presenza di diverse infrastrutture di collegamento: la linea uno della metropolitana che ha i due capolinea proprio nel cuore dei due distretti, l’autostrada A4 che in massimo 15 minuti consente di muoversi da un polo all’altro e dal sistema di trasposto ferroviario suburbano che consente di compiere il tragitto tra la stazione di Sesto San Giovanni e quella di Rho Fiera in 15 minuti. Una grande sfida e una grande avventura che coinvolge tutti coloro che hanno voglia contribuire attivamente all’innovazione: istituzioni, investitori, ricercatori, imprese, startup”.

@emilabirascid

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