e-Sport e videogamer, la tecnologia modifica lo sport e fa crescere startup

Dal calcio, al nuoto, ai motori, lo sport è sempre più e-sport. Ecco quali saranno i vantaggi e quali nuove opportunità presenta anche per le startup

Pubblicato il 01 Apr 2017

Motori elettrici, videogames, dispositivi indossabili, impianti innovativi, social network, è lo sport che si rinnova con la tecnologia. In molti lo chiamano già eSport.

Una delle startup italiane attive in questo ambito è Xmetrics che ha vinto anche il Premio Marzotto dall’Idea all’impresa e che oggi ha compiuto passi avanti importanti fino ad annunciare questa settimana l’accordo con la Federazione italiana nuoto in vista dei giochi olimpici di Tokyo del 2020. In base a questa collaborazione infatti Xmetrics fornirà agli atleti il suo dispositivo per il rilevamento dei dati di allenamento in piscina. In una nota diffusa dalla startup che è nata due anni fa il fondatore e Ceo Andrea Rinaldo enfatizza come risultano fondamentali queste collaborazioni sia per dare forza a imprese innovative sia per portare nuovi strumenti che consentono di migliorare gli allenamenti e quindi, auspicabilmente, anche i risultati sportivi.

È però nel calcio e negli sport ‘motoristici’ che si vedono i movimenti anche economici più significativi. Una nuova tendenza da parte delle società calcistiche è quella di ingaggiare non solo attaccanti, portieri, difensori e centrocampisti ma anche videogamer. Il fenomeno è legato ai tornei di calcio videogiocato, soprattutto con il videogame Fifa, dove le squadre fanno a gara per assicurarsi i migliori campioni che le possano rappresentare in queste manifestazioni. Si tratta di un fenomeno globale che ha iniziato a conquistare gli onori della cronaca a metà dello scorso anno, ma solo il mese scorso ha avuto risalto la notizia che due squadre italiane, la Roma e la Sampdoria si sono mosse per ‘acquistare il cartellino’ di noti e abilissimi campioni del videogioco Fifa: il campione italiano Mattia Guaracino, nome d’arte LoneWolf92 per i blucerchiati, mentre i giallorossi hanno fatto le cose ancora più in grande mettendo sotto contratto addirittura tre videogiocatori: l’americano Aman Seddiqi, il britannico Sam Carmody detto Poacher e l’italiano Nicolò Mirra noto con il soprannome di Insa. La sfida tra i grandi club europei, già dotati di videogamer sono anche Psg, Manchester City, Siviglia, Ajax, Valencia, Galatasaray, si espande e si moltiplica anche sui campi da gioco virtuali.

In pista già corrono le automobili della Formula E con motori elettrici e dal 2019 dovrebbe anche partire il campionato Moto E o MotoGp E. Quindi anche i bolidi a due ruote faranno il loro debutto nella versione elettrica aprendo così nuove sfide non solo sportive ma anche tecniche e tecnologiche e si sa che da sempre Formula 1 e MotoGp fanno da test per nuove soluzioni alcune delle quali poi arrivano anche sui modelli di serie, quindi dare valenza sportiva alle nuove tecnologie spingerà e accelererà la ricerca e la messa a punto di soluzioni che auspicabilmente poi arriveranno anche su auto e moto elettriche che tutti noi potremmo guidare, almeno fino a che non diverranno del tutto autonome.

Lo sport diventa quindi terreno fertilissimo per l’innovazione sia per l’implementazione di nuove tecnologie sia per accelerarne l’adozione, lo sport, soprattutto ambiti come le corse automobilistiche e motociclistiche e il calcio, è anche dotato di risorse finanziarie che se, almeno in parte, vengono destinate al sostegno dell’innovazione possono certamente contribuire a iniettare ulteriore linfa nell’ecosistema.

Ecosistema fatto di innovazione e di startup ma anche di incubatori come è il caso di Wylab che si propone al momento come unico incubatore italiano specializzato in startup sport-tech. Wylab ha sede a Chiavari ed è nato nel 2016 dall’esperienza di Wyscout, piattaforma online che raccoglie video e dati su calciatori e incontri tra le principali squadre europee (Wylab ha appena aperto la sua seconda call). Altra azienda innovativa che applica la tecnologia allo sport, in questo caso per renderlo più social, è Tok.tv che benché abbia sede a San Francisco è stata creata ed è gestita da un team quasi interamente italiano (Tok.tv è stata anche una delle scaleup della prima edizione di ScaleIt nel 2015).

Se fare una startup è certamente un’attività seria e impegnativa, quindi non si può fare startup ‘per sport’, fare startup per lo sport è invece una opportunità che può rivelarsi vincente e a pensarlo ci sono anche grandi società che in questo settore operano e che iniziano a comprendere l’importanza di intercettare le startup, è ancora prematuro fare annunci ma anche a Milano si sta preparando il lancio di un nuovo programma pensato proprio per chi fa innovazione d’impresa in questo ambito e presto vi racconteremo anche di questo progetto.

@emilabirascid

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