Una guida a Industria 4.0, quello che c’è da sapere

Secondo McKinsey sono ancora in molti ad avere idee confuse riguardo la quarta rivoluzione industriale. Se sei tra questi, ecco una guida a Industria 4.0

Pubblicato il 12 Nov 2016

E’ la quarta rivoluzione industriale: così viene definita l’industria 4.0 di cui oggi molto si parla e di cui spesso non si colgono del tutto i confini e gli ambiti applicativi, forse perché sotto questo grande cappello possiamo collocare moltissimi temi tecnologici (IoT, big data, smart manufactoring, open data, cloud computing, robotica, stampa 3d, intelligenza artificiale, ecc) e non esistono in effetti dei confini.

Secondo McKinsey, riporta Internet4Things, molti manager non sanno ancora che cosa sia l’industria 4.0, oppure hanno idee confuse a riguardo. Una guida a Industria 4.0 può essere quindi di utilità per molte di queste persone e certamente per il mondo delle startup.

Come si prova a spiegare nel video qui di seguito, l’industria 4.0 è caratterizzata da una serie di nuove tecnologie che stanno fondendo mondo fisico, digitale e biologico, che impattano in tutte le discipline, le economie e le industrie, e che sfidano l’idea stessa di cosa significhi essere “umani”.

What is the Fourth Industrial Revolution?

La giornalista Lucia Maci di EconomyUp ha raccolto una serie di elementi di sintesi sul tema che possono fornire una guida a capire meglio il fenomeno.

Come nasce il termine Industria 4.0 – L’espressione Industrie 4.0 è stata usata per la prima volta alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania. A ottobre 2012 un gruppo di lavoro dedicato all’Industria 4.0, presieduto da Siegfried Dais della multinazionale di ingegneria ed elettronica Robert Bosch e da Henning Kagermann della Acatech (Accademia tedesca delle Scienze e dell’Ingegneria) presentò al governo federale tedesco una serie di raccomandazioni per la sua implementazione. L’8 aprile 2013, all’annuale Fiera di Hannover, fu diffuso il report finale del gruppo di lavoro.

Come e quando nasce la quarta rivoluzione industriale – Finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre: nel 1784 con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo sfruttamento della potenza di acqua e vapore per meccanizzare la produzione; nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l’uso sempre più diffuso dell’elettricità, l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; nel 1970 con la nascita dell’informatica, dalla quale è scaturita l’era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’IT (Information Technology). La data d’inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora stabilita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile indicarne l’atto fondante. L’argomento è stato al centro del World Economic Forum 2016, dal 20 al 24 gennaio a Davos (Svizzera), intitolato appunto “Mastering the Fourth Industrial Revolution”.

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Gli effetti della quarta rivoluzione industriale sul mercato del lavoro – Gli osservatori stanno cercando di cambiare come cambierà il lavoro, quali nuove professionalità saranno necessarie e quali invece presto potrebbero scomparire. Dalla ricerca “The Future of the Jobs” presentata al World Economic Forum è emerso che, nei prossimi  anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro. Alcuni (come la tecnologia del cloud e la flessibilizzazione del lavoro) stanno influenzando le dinamiche già adesso e lo faranno ancora di più nei prossimi 2-3 anni. L’effetto sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.

L’Italia ne esce con un pareggio (200mila posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti. Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Cambiano di conseguenza le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività. Proprio perché lo scenario è in rapida evoluzione, dobbiamo attrezzarci per cogliere i benefici dello Smart Manufacturing, l’innovazione digitale nei processi dell’industria: lo dice Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, secondo il quale “nel breve termine si possono prevedere saldi occupazionali negativi, nel medio-lungo termine non è assolutamente certa una contrazione degli occupati in numero assoluto, considerato anche l’impatto nell’indotto, in particolar modo nel terziario avanzato. Il nostro Paese però deve sapere cogliere a pieno i benefici della quarta rivoluzione industriale, attuando iniziative sistemiche per lo sviluppo dello Smart manufacturing e fornendo ai lavoratori le competenze digitali per le mansioni del futuro”.

Cosa sta facendo l’Italia per lo sviluppo dell’industria 4.0 – A novembre 2015 il Mise (Ministero per lo sviluppo economico) ha annunciato un documento intitolato “Industry 4.0, la via italiana per la competitività del manifatturiero”, con sottotitolo “Come fare della trasformazione digitale dell’industria una opportunità per la crescita e l’occupazione”, nel quale ha indicato la propria strategia d’azione. In particolare ha tracciato 8 aree di intervento per promuovere lo sviluppo della quarta rivoluzione industriale: rilanciare gli investimenti industriali con particolare attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, conoscenza e innovazione; favorire la crescita dimensionale delle imprese; favorire la nuova imprenditorialità innovativa (cioè le startup); definire protocolli, standard e criteri di interoperabilità condivisi a livello europeo; garantire la sicurezza delle reti (cybersecurity) e la tutela della privacy; assicurare adeguate infrastrutture di rete; diffondere le competenze per Industry 4.0; canalizzare le risorse finanziare. Dopo una serie di reiterati annunci ai quali non è stato dato seguito, il 21 settembre 2016 il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda hanno presentato l’atteso piano del governo per l’Industria 4.0 che dovrebbe entrare nella prossima legge di stabilità. Il piano punta a mobilitare nel 2017 investimenti privati aggiuntivi per 10 miliardi11,3 miliardi di spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di euro per gli investimenti privati early stage. Il provvedimento propone un mix di incentivi fiscali, sostegno al venture capital, diffusione della banda ultralarga, formazione dalle scuole all’università con lo scopo ultimo di favorire e incentivare le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla quarta rivoluzione industriale.

Inutile dire che l’Industria 4.0 crea notevoli opportunità per il mondo delle startup.

Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum, autore anche del libro The Fourth Industrial Revolution
Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum, autore anche del libro The Fourth Industrial Revolution

A questo link è possibile visionare il report McKinsey sopra menzionato.

Inoltre:

PWC – Industry 4.0: Building the digital enterprise

Accenture – Are you ready for Digital Industry 4.0?

GTAI (German Trade &Invest) – INDUSTRIE 4.0 Smart Manufacturing for the Future

Politico – Industrie 4.0 – about making real things and making real what matters

WEF – The Fourth Industrial Revolution: what it means, how to respond

WEF/Accenture – Industrial Internet of Things: Unleashing the Potential of Connected Products and Services

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