Fashion-tech

Dropout, le sneaker diventano un asset di investimento

La startup milanese ha un negozio fisico, un e-commerce e ha messo a punto uno strumento per gestire le transazioni dei modelli più ricercati

Pubblicato il 07 Dic 2021

In un momento storico che vede molto attiva la ricerca di forme di investimento alternative non stupisce che accanto a cryptomonete e NFT spuntino anche le scarpe sportive, o meglio le sneaker. Per conoscere meglio questo fenomeno Startupbusiness ha parlato con Kola Tytler che è fondatore e direttore di Dropout, startup milanese che gestisce l’omonimo marketplace di sneaker. Kola ha 27 anni, è figlio di immigrati nigeriani, è cresciuto a Latina e si diplomato dal Liceo Scientifico nel 2013 per poi laurearsi in medicina e chirurgia al King’s College di Londra città dove vive al momento esercitando la professione di medico anche se torna spesso a Milano.

“Abbiamo calcolato che si tratta di un giro d’affari stimabile intorno ai 23 miliardi di euro nel 2020 e un’aspettativa di crescita superiore al 150%entro il 2025 (fonti: Threadup e GlobalDataRetail), il mercato secondario della rivendita di sneaker è alimentato dall’eccitazione creata da una fornitura mantenuta intenzionalmente bassa di determinati modelli. La base stabile d’influenza è nei mondi dello sport e della musica e vi è continuo fermento per modelli in uscita in mesi e anni a venire – spiega Tytler – . Sempre più marchi rilasciano prodotti in quantità limitata, in contrasto con importanti campagne pubblicitarie intorno agli stessi, con l’obiettivo di aumentare l’interesse intorno al proprio brand e accrescere il valore percepito dello stesso anche tramite il mercato secondario così generato”.

Kola Tytler
Kola Tytler

Insomma la strategia è quella che vede i produttori applicare il bilanciamento tra prezzo e quantità, la chiave per aumentare il profitto sul medio e lungo termine non è più aumentando entrambi, l’uno o l’altro: affamare, anziché riempire, il mercato è la chiave per generare, mantenere e accrescere discussioni attorno ai propri prodotti. Al momento i modelli in tendenza si ritrovano in prodotti come le Nike Dunk, le Jordan 1 Mid e le sempre presenti Yeezy Boost 350.

“Possiamo prendere come caso limite un modello di sneaker rilasciate nel 2017, le Jordan 1 Chicago Off-White. Questo modello aveva un prezzo di uscita di circa 160 euro, un prezzo sul mercato secondario di circa 1700 euro nei primi tre mesi, a oggi il prezzo nel mercato secondario è di circa 6000 euro, rappresentando dunque un ritorno 35x (aumento del 3500%) per chi le ha prese al prezzo di uscita iniziale”.

Proprio per cogliere le opportunità di questo fenomeno è nato Dropout che dal 2018 si concentra sulla vendita di autentiche sneaker e streetwear in edizione limitata.

Dropout ha un flagship store situato nel centro di Milano, e un e-commerce che, secondo quando affermato da fondatore, registra oltre 2 milioni di visitatori a cui si affiancano 150 milioni di impressioni social media e 5 milioni di visualizzazioni Youtube dal 2018, Dropout inoltre garantisce l’autenticità di tutti i prodotti spediti e consegna gratuitamente in tutta l’UE.

“Il modello di business si basa sulla vendita, principalmente tramite contovendita, di sneaker e abbigliamento in edizione limitata tramite spazi fisici e sul web – spiega Tytler – La percentuale di guadagno su contovendita è decisa dagli algoritmi di HypeAnalyzer ma varia tra il 25 e il 40%, più un prodotto è richiesto, più il proprietario guadagna. Parte dell’inventario viene acquistato direttamente con l’obiettivo di venderlo quando il valore ne è aumentato sufficientemente. Sono inoltre disponibili accessori relativi a moda streetwear, prodotti per la cura e la pulizia dei prodotti grazie ad una partnership con Crep Protect, e capi di abbigliamento e accessori a marchio Dropout”.

Aperto inizialmente senza finanziamenti esterni, nell’ottobre 2021 Dropout ha lanciato il suo primo round di finanziamento, raccogliendo 750 mila euro tramite equity crowdfunding in soli sei giorni, a seguito dell’approvazione del consiglio di un’estensione dell’obiettivo iniziale di 500mila euro. Tali fondi saranno usati per l’apertura di un nuovo punto vendita e di diverse sedi temporanee in tutta Italia; migliorare il proprio e-commerce e l’ulteriore sviluppo di HypeAnalyzer.

La campagna ha visto la partecipazione di due fondi VC italiani, Azimut e A.Celli, e di oltre 130 investitori retail, che si uniscono al team fondatori composto oltre che da Kola Tytler, anche da Andrea Canziani, Federico Pasquetti e Stefano Zeppieri.

HypeAnalyzer è il prodotto più tecnologicamente interessante della startup che quindi non si limita a essere una piattaforma di e-commerce, benché in un settore molto specifico, ma vuole giocare un ruolo anche utilizzando al meglio tecnologie che consentono di rendere le operazioni più efficaci e vantaggiose. Lo strumento messo a punto compie l’analisi tecnica del mercato secondario delle sneaker, HypeAnalyzer traccia e confronta migliaia di sneaker giornalmente al fine di individuare quelle con maggior potenziale di rivendita futura, rendendo questo particolare prodotto un vero e proprio asset di investimento.

“Gli algoritmi di HypeAnalyzer – conclude Tytler – definiscono vari aspetti dell’attività: dai prodotti e i margini del conto vendita a prezzi, sconti e vetrine del negozio. L’analisi dati assicura che prodotti in vendita e in esposizione siano oggettivamente d’interesse: chiunque voglia prodotti in tendenza e in edizione limitata va sul sicuro entrando nel nostro negozio fisico o in quello online. Il conto vendita è automatizzato e digitale: gli utenti possono gestire i propri prodotti in vendita, controllare pagamenti in attesa e comunicare con il team di Dropout comodamente da sito web o dall’app. Stiamo attualmente studiando la creazione di un portale per gli investimenti nelle sneaker come asset alternativi, ovvero un portale dove forniamo agli utenti la possibilità di acquistare degli indici di sneaker al fine unico di rivenderle, presso la nostra o altre piattaforme, a prezzo maggiorato in linea con il mercato”.

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