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Blockchain per la sostenibilità, la posizione dell’ONU

L’Organizzazione delle Nazioni Unite sostiene la blockchain e richiama a non estendere gli aspetti negativi delle criptovalute alla tecnologia sottostante che può dare un grande contributo nello sviluppo sostenibile

Pubblicato il 29 Giu 2021

Pare che Tim Berners-Lee, padre del World Wide Web, abbia descritto il “Bitcoin mining” come “uno dei modi più inutili di usare l’energia”.

Come dargli torto: a parte il valore finanziario e speculativo, piuttosto volatile come vediamo oramai da qualche mese, il Bitcoin non fornisce reale utilità, ma richiede uno sforzo energetico e un consumo di risorse (anche hardware) impressionante.

In un articolo pubblicato da UN News, l’Onu prende posizione e affronta proprio questo tema, pericoli e promesse delle criptomonete, il Bitcoin in particolare, e i vantaggi reali della tecnologia sottostante, ovvero la blockchain.

L’ONU sostiene infatti quella che potremmo sintetizzare in ‘la blockchain per la sostenibilità’, cioè un uso di questa tecnologia al servizio delle grandi sfide mondiali, dove già si stanno sperimentando soluzioni per dare supporto a coloro che sono in prima linea per combattere la crisi climatica e per contribuire a rendere un’economia globale più sostenibile.

Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, le criptovalute e la tecnologia che le alimenta possono giocare un ruolo importante nello sviluppo sostenibile, e migliorare effettivamente la nostra gestione dell’ambiente.

Uno degli aspetti più utili delle criptovalute, secondo l’ONU, è la trasparenza.

Poiché la tecnologia è  difficile da manipolare e frodare, può fornire una registrazione affidabile e trasparente delle transazioni. Questo è particolarmente importante nelle regioni con istituzioni deboli e alti livelli di corruzione.

Blockchain per la sostenibilità

Il Programma alimentare mondiale (WFP), la più grande agenzia delle Nazioni Unite che distribuisce denaro umanitario, ha scoperto che la blockchain può aiutare a garantire che il denaro arrivi a coloro che ne hanno più bisogno.

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Grazie a un programma pilota del WFP in Pakistan è stato possibile dimostrare che si poteva far arrivare il contante direttamente ai beneficiari, in modo sicuro e veloce, senza dover passare attraverso una banca locale. Il progetto, Building Blocks, è stato sperimentato con successo anche nei campi profughi in Giordania, assicurando che il WFP potesse creare una registrazione online affidabile di ogni singola transazione.

Se questo può funzionare per i rifugiati, può funzionare anche per altri gruppi svantaggiati e vulnerabili. Gli autori di un rapporto dell’agenzia ONU per l’ambiente, UNEP, suggeriscono che la tecnologia potrebbe migliorare i mezzi di sussistenza dei raccoglitori di rifiuti, che si guadagnano da vivere nell’economia sommersa.

Un sistema di monitoraggio trasparente, dice il rapporto, potrebbe tracciare accuratamente dove e come vengono usati i rifiuti recuperati, così come identificare chi li ha raccolti, assicurando che le persone giuste siano ricompensate per i loro sforzi.

Blockchain in aiuto dell’ambiente

Il potenziale della blockchain nella protezione dell’ambiente è stato testato in una serie di altri progetti, dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni. Per esempio, è stato creata una soluzione per lottare contro la pesca illegale nell’industria del tonno, sviluppato per il World Wide Fund for Nature (WWF); a una piattaforma (CarbonX) che trasforma le riduzioni delle emissioni di gas serra in una criptovaluta che può essere comprata e venduta, fornendo a produttori e consumatori un incentivo finanziario per fare scelte più sostenibili.

Per la DTU Partnership dell’UNEP (una collaborazione tra l’UNEP, l’Università Tecnica della Danimarca e il Ministero degli Affari Esteri danese), ci sono tre aree principali in cui la blockchain può accelerare l’azione per il clima: nella trasparenza, nella finanza climatica e nei mercati dell’energia pulita.

I dati sulle emissioni nocive di gas serra in molti paesi, dice la partnership, sono incompleti e inaffidabili. Le soluzioni blockchain potrebbero fornire un modo trasparente e affidabile per mostrare come le nazioni stanno agendo per ridurre il loro impatto sul clima.

Il climate financing – investimenti che contribuiscono a rallentare il tasso di cambiamento climatico – potrebbero essere incrementati, se i mercati del carbonio venissero potenziati, permettendo alle imprese e alle industrie di passare a tecnologie a bassa emissione di carbonio.

La blockchain potrebbe essere una parte importante per accelerare l’adozione di fonti di energia rinnovabile come l’eolico e il solare. Poiché queste fonti sono, per loro natura, intermittenti e decentralizzate, sono necessarie nuove forme di mercati energetici.

La tecnologia blockchain può aiutare a creare questi mercati, e porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Soluzioni green per la blockchain cercasi

Nonostante tutti questi potenziali benefici, l’enorme consumo di energia associato alla tecnologia è uno degli ostacoli principali che deve essere superato, e molti attori del settore stanno lavorando su modi per affrontare il problema.

Per esempio, la Ethereum Foundation, l’organizzazione dietro la criptovaluta Ethereum, sta lavorando a un nuovo modo di verificare le transazioni. Passando a un metodo diverso (chiamato Proof of Stake, o PoS), la Fondazione dice che il costo energetico di ogni transazione potrebbe essere ridotto del 99,95%.

Allo stesso tempo, molti attori del settore vogliono assicurarsi che l’energia consumata dall’industria sia completamente priva di carbonio.

Nell’aprile 2021, tre importanti organizzazioni (l’Energy Web Foundation, il Rocky Mountain Institute e l’Alliance for Innovative Regulations), hanno formato il Crypto Climate Accord, che è sostenuto da organizzazioni che abbracciano i settori del clima, della finanza, delle ONG e dell’energia.

L’obiettivo dell’accordo è quello di “decarbonizzare l’industria in tempo record“, e raggiungere emissioni nette-zero nell’industria globale della crittografia entro il 2030.

Puoi leggere l’articolo completo in inglese a questo indirizzo.

Photo by Hitesh Choudhary on Unsplash

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