internazionalizzazione

Chapter54 apre le porte dell’Africa alle scaleup europee

Il programma gestito da Partech Shaker e supportato dalla banca pubblica tedesca KfW, apre oggi le application che chiuderanno il 5 marzo 2022

Pubblicato il 07 Feb 2022

Apre il 7 febbraio 2022 e chiude il 5 marzo 2022 la finestra per inviare l’application a Chapter54, il programma di accelerazione che supporta l’espansione delle scaleup europee nei mercati africani.

Il programma, di cui abbiamo anticipato in questo articolo , è gestito da Partech Shaker, la divisione del veicolo di investimento francese Partech che si occupa dei programmi di innovazione, ed è sostenuto dalla banca di sviluppo statale tedesca KfW e dal ministero federale tedesco per la Cooperazione economica e lo sviluppo.

Obiettivo del programma Chapter54, che prende questo nome perché 54 sono i Paesi africani , è dare supporto alle scaleup europee, quindi aziende con sede in uno dei Paesi dell’Unione Europea, Svizzera, Regno Unito, Norvegia, Islanda, che già siano presenti sul mercato con un business che genera fatturato e sia scalabile e che siano già presenti operativamente in almeno due Paesi europei, che abbiamo quindi già una prima esperienza di internazionalizzazione.

Perché questo programma è una concreta opportunità per le imprese e quindi perché l’Africa e i suoi mercati sono importanti lo spiega Vincent Previ che è il direttore generale di Chapter54: “ci sono diversi motivi il primo dei quali è certamente che si tratta di mercati in pieno sviluppo e che quindi rappresentano un potenziale volano di crescita per le aziende che decidono di avviare business in Africa, ma ci sono anche altre ragioni interessanti che hanno anche una diretta relazione con lo sviluppo sociale ed economico in termini generali”. Ciò significa che la leva dell’innovazione e della sua capacità di generare valore esportando in Africa non solo modelli di business, prodotti, servizi, tecnologie ma anche l’intero set di approccio che oggi le aziende, soprattutto se innovative, devono avere quando operano nei mercati europei, quindi sensibilità verso i temi sociali, l’impatto ambientale, la sicurezza, può rilevarsi vincente nell’essere veicolo di benessere e nel rendere quindi l’Africa un posto sempre migliore dove vivere.

“Anche lo sviluppo e il rollout sul mercato di nuovi prodotti, servizi e modelli di business nei mercati africani può rivelarsi più vantaggioso e rapido ciò perché vi è una maggiore flessibilità e un approccio più snello rispetto a quanto accade mediamente in Europa”, aggiunge Previ. Ciò è dovuto al fatto che a livello strutturale si ha meno complessità e non certo alla mancanza delle opportune modalità di verifica e compatibilità sia ambientale sia sociale di innovazioni che vengono introdotte, l’Africa non è un territorio in cui si può fare ciò che si vuole ma, al contrario, offre un terreno dove anche la responsabilità sociale e ambientale delle aziende che qui intendo espandersi può e deve portare ulteriore valore aggiunto come per esempio è accaduto con l’esperienza dell’azienda di digital health Babylon che ha avviato a partire dal 2020 un programma di rollout di un servizio di digital health verso tutti i cittadini del Ruanda maggiori di 12 anni .

Altro grande vantaggio per le aziende europee che si espandono in Africa è legato alla possibilità di attrarre attenzione da parte di un numero maggiore di investitori, questo sia perché naturalmente lo sviluppo in nuovi mercati è promettente per la crescita delle aziende e quindi per il valore dell’investimento ma anche perché è più facile intercettare canali di investimento, anche di tipo istituzionale, che hanno a cuore lo sviluppo dell’Africa e se ciò può avvenire anche attraverso la crescita di aziende che portano valore al territorio è certamente una concreta opportunità per tutti.

“Ciò che sta avvenendo – aggiunge Previ – è la trasformazione delle storiche debolezze dell’Africa in punti di forza, prendiamo per esempio tutto quel comparto di servizi come sono quelli di trasporto individuale o di delivery o di ospitalità, insomma questi servizi che sono gestiti da piattaforme digitali che mettono in comunicazione chi offre il servizio con chi lo desidera acquistare, ecco questo settore in molti Paesi africani è sempre stato deregolamentato, senza sicurezza e stabilità per i lavoratori e con altissimi livelli di efficienza”. Si pensi per esempio ai taxi, un servizio che in molte città africane è del tutto disorganizzato con livelli di sicurezza non sempre adeguati, ecco se in Europa arrivano le piattaforme tipo Uber o Bolt il rischio maggiore è che i rappresentanti dei modelli tradizionali, come per esempio le compagnie di taxi, si ribellino e cerchino di fermare i nuovi arrivati per timore della concorrenza, in Africa invece queste piattaforme portano organizzazione, portano benefici e stabilità per chi guida i veicoli, portano migliorie al servizio per gli utenti e mettono perfino i governi in condizione di avere un quadro preciso dello scenario per potere anche loro dare un contributo e, volendo, applicare le opportune trattenute fiscali. Questo esempio che aiuta a comprendere meglio lo scenario è replicabile in altri ambiti ed è sintomatico del fatto che essendoci in Africa una legacy di strutture economiche e sociali molto diversa da quella europea è più semplice portare innovazione, e qui si torna al concetto di facilità di rollout di cui si è detto sopra, ma si rileva anche un altro fenomeno che è quello legato alla necessità da part delle aziende di espandersi in Africa di non potere contare su partner locali che spesso nono esistono e quindi di trovarsi nella necessità di avere una presenza diretta.

Non è finita, esistono ancora altre opportunità come, per esempio, spiega Previ è quella legata al settore dell’entertainment tech: “spesso le aziende europee che distribuiscono contenuti ne acquistano i diritti per ampie aree geografiche che tipicamente ricadono nella cosiddetta area Emea (Europe Middle East, Africa, ndr), succede però che i titolari di questi diritti si concentrano sul mercato europeo e trascurano tutti gli altri per cui hanno già pagato i diritti di uso e distribuzione così per queste imprese sviluppare i loro servizi in Africa significa trarre maggiore vantaggio da qualcosa che hanno già comprato e soprattutto in questo momento in cui stiamo osservando un vero boom dell’entertainment tech in tutta l’Africa”.

“Infine – continua il responsabile di Chapter54 la cui call, ricordiamo, è aperta fino al 5 marzo 2022 – c’è un ulteriore elemento da considerare ed è la cosiddetta diaspora africana, i tantissimi africani che vivono in Europa e che hanno da un lato assunto giustamente uno stile di vita europeo e quindi utilizzano pienamente servizi digitali e sono abituati a un certo livello di innovazione e che dall’altro sono sempre in relazione con i Pasi d’origine e fungono da collante, da ambasciatori di innovazione, si pensi per esempio ai servizi finanziari, al fintech pensato per il trasferimento di denaro, per la gestione delle cosiddette rimesse”. Ecco questo è un esempio di come il tessuto sociale tra Europa e Africa possa fungere da innesco per un sempre più convinto sviluppo dell’economia e della società e un avvicinamento anche culturale tra le due sponde del Mediterraneo, sviluppo che può e deve passare anche attraverso la creazione di opportunità di business e di sviluppo di imprese che fanno innovazione  perché solo creando valore per tutti si accelera il processo di innalzamento dei livelli di benessere e di sviluppo sociale. (Photo by James Wiseman on Unsplash )

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