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Diverse tipologie di startup innovative, esempi per ambito

Tipologie di startup, come farle, cosa dice la normativa italiana e lo Startup Act del 2012, modalità, caratteristiche, requisiti e procedure

Pubblicato il 06 Gen 2023

Vi è ancora scarsa differenziazione in senso generale tra modello startup e startup innovativa, anche se il nostro sistema legislativo da una definizione di startup innovativa, in quello che viene soprannominato lo Startup Act italiano – vecchio ormai di 10 anni (DL 179/2012).

Anche per quanto riguarda le diverse tipologie di startup innovative, al momento non vi è un vero e proprio regolamento, nemmeno internazionale, che le differenzi. In questo articolo abbiamo provato a fornire uno specchietto partendo dal contesto.

Quando una start up è innovativa

Viene definita startup innovativa quell’impresa (Srl, Srls, Spa, Sapa) che si contraddistingue per lo sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico: ovvero prodotti o servizi che abbiano una forte matrice tecnologica e tale da avere un impatto di cambiamento positivo nel settore in cui operano o intendono operare le startup che li sviluppano.

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Viene da sé che per innovativo si intende l’introduzione nel mercato di un prodotto/servizio nuovo, o significativamente migliorato, capace di rispondere a un bisogno o di avere un impatto positivo ed essere riconosciuto come un “progresso”; l’innovazione può anche riguardare l’introduzione di nuovi processi, tecniche, organizzazione del lavoro, che abbattano i costi di produzione o aprano nuovi mercati. In questo articolo approfondivamo proprio questo argomento.

Quali sono i vantaggi di una startup innovativa

La startup innovativa gode di diversi benefici, soprattutto fiscali. Per accedere a tutti i benefici basta rispettare i requisiti elencanti nei paragrafi successivi.

Fiscali

Con il Decreto Rilancio (d.l. n.34/2020) e poi con le norme emanate per contrastare la crisi economica legata alla pandemia del coronavirus, gli incentivi sono stati ampliati.

  1. All’apertura di una startup innovativa, ancor prima della sua costituzione, è previsto l’esonero dal pagamento di alcune imposte:
  • non vanno versati i diritti alla Camera di commercio per il primo anno né le imposte di bollo;
  • le sole imposte da versare sono quella di registro da 200 euro e la tassa di archivio notarile da 27,50 euro. Con la startup, quindi, si risparmiano circa 400 euro di imposte rispetto alla costituzione di una società ordinaria.
  • Dal 14 dicembre 2021 è possibile costituire la società online con notaio. Questa procedura permette di aprire velocemente la società senza recarsi fisicamente dal notaio, riducendo i costi. Sarà necessario che i soci e gli amministratori abbiano una firma digitale attiva.

2. Sui finanziamenti dedicati (es. erogazioni a fondo perduto):

  • Fondo di garanzia per le imprese innovative: fondo pubblico che facilita l’accesso al credito attraverso la concessione di garanzie sui finanziamenti bancari erogati. Tali garanzie coprono fino all’80% dell’importo dei prestiti e fino ad un valore massimo di 5 milioni di euro.
  • Equity crowdfunding: è una raccolta di capitali autorizzata dalla Consob e dedicata alle imprese innovative.
  • Finanziamenti senza interessi o a fondo perduto: esistono diversi bandi indetti da organizzazioni pubbliche e private riservati alle startup per ottenere investimenti agevolati. Ne avevamo parlato in questo articolo. Uno tra i più importanti è lo “Smart&Start“, indetto dal MIMI, che mette a disposizione finanziamenti fino ad un massimo di 1,2 milioni di euro per ogni società.
  1. In tema di lavoro: per i contratti di lavoro subordinato, le società innovative possono stipulare contratti a termine con durata fino a 36 mesi, senza dover indicare alcuna causale. Al loro termine è possibile rinnovare il contratto a tempo determinato di ulteriori 12 mesi, a condizione che la stipula avvenga davanti all’ispettorato territoriale del lavoro competente. L’agevolazione è valida nei primi 5 anni dopo la costituzione della società. Le startup possono, inoltre, remunerare lavoratori e collaboratori attraverso strumenti di partecipazione al capitale sociale (stock option o work for equity). Il reddito derivante dall’assegnazione di questi strumenti non è imponibile né ai fini fiscali né ai fini contributivi.
  2. È prevista una proroga del termine per coprire eventuali perdite della società. Se le perdite comportano una riduzione del capitale sociale di oltre un terzo del suo ammontare, la startup deve ridurre la perdita a meno di un terzo entro i successivi 2 anni (invece che entro il primo anno, come per le SRL ordinarie). Dopo i primi 5 anni di attività, la società perde la qualifica di startup e diventa a tutti gli effetti una società ordinaria. Tuttavia, al termine di questo periodo, è possibile convertire la startup in una PMI innovativa. Questa società segue una propria normativa, gode in alcuni casi delle stesse agevolazione fiscali di una startup innovativa. Infine, la startup che svolge attività di Ricerca e Sviluppo può aderire al nuovo regime fiscale del “patent box“, spiegato nel paragrafo dedicato.

Per chi investe in una startup innovativa

I soci di una startup innovativa possono beneficiare di una detrazione fiscale del 30% sul capitale investito. La detrazione è applicabile fino a un limite massimo di investimento che cambia a seconda della tipologia di socio. Per una persona fisica l’investimento massimo detraibile è di 1 milione di euro. Se il socio è una società il limite sale a 1,8 milioni di euro. Per beneficiare delle detrazioni l’investimento dev’essere mantenuto per almeno 3 anni. Inoltre, chi investe in una startup già costituita (es. nuovi soci) può detrarre fino al 50% per un investimento massimo di 200mila euro. Questa possibilità è riservata alle sole persone fisiche e, prima che l’investimento venga effettuato, la richiesta deve essere inoltrata dalla società su una piattaforma gestita dal MIMI. Vi è poi una importante agevolazione prevista direttamente per la società in caso di spese in Ricerca e Sviluppo, approfondita nel paragrafo dedicato.

Per queste ed altre agevolazioni, come il Fondo Nazionale Innovazione, Fondo Imprese Creative, Sperimentazione Italia e Transizione 4.0 rimandiamo alla pagina del Ministero.

Per quanto riguarda i finanziamenti e gli investimenti verso le startup innovative, vi invitiamo a prendere visione del nostro approfondimento a questo link.

Quanto dura una start up innovativa

Le startup innovative possono godere dei benefici previsti entro i 5 anni dalla loro costituzione; trascorso tale periodo di tempo hanno la possibilità di trasformarsi in PMI innovative, senza perdere i benefici disponibili, come riportato nel paragrafo precedente.

I requisiti di una startup innovativa

Come riportato sul sito del MIMI, ai sensi della normativa di riferimento (DL 179/2012, art. 25, comma 2) una startup innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetti i seguenti requisiti oggettivi:

  •  è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni
  •  ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia
  •  ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
  •  non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione
  •  non distribuisce e non ha distribuito utili
  •  ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico
  •  non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda

Infine, una startup è innovativa se rispetta almeno 1 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:

  1. sostiene spese in R&S pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra costo e valore totale della produzione;
  2. impiega personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale);
  3. è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevettoo titolare di un software registrato.

In questo articolo approfondiamo i 10 trucchi per costituire una startup innovativa, sempre da tener presenti in quanto spesso vengono confusi.

Quali sono le spese di Ricerca e Sviluppo startup innovative

Come anticipato nei paragrafi precedenti, se la startup sostiene spese in Ricerca e Sviluppo, può ottenere un credito d’imposta pari al 20% delle spese sostenute. Tale misura è prevista fino a tutto il 2022 su una spesa massima di 4 milioni di euro. Dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2022 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2031, il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10%, nel limite massimo annuale di 5 milioni di euro.

Inoltre, la startup che svolge attività di Ricerca e Sviluppo può aderire al nuovo regime fiscale del “patent box“, ovvero la possibilità di escludere dal reddito fino al 50% delle entrate realizzate per l’utilizzo di software, brevetti, know-how e più in generale di ogni bene immateriale.

Quante startup innovative ci sono in Italia

Secondo il Settimo Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano – promosso da InnovUp e Assolombarda, nel 2022 sono 17mila le startup e PMI innovative in Italia, +6,4% rispetto al 2021, e con un fatturato complessivo di 9,5 miliardi di euro. In Italia operano oltre 17 mila imprese innovative (startup e PMI), che contano più di 123 mila quote di partecipazione per 81 mila soci. Il fenomeno è in crescita: nel 2022 il numero di imprese innovative è aumentato del +6,4% su base annua, le quote di partecipazione dei soci del +12,5% e il numero di soci del +10,1%. Sul registro delle startup innovative nel terzo trimestre 2022 se ne contano ben 14.708, di cui il 76,2% offre servizi alle imprese e il 18,9% risiede nella provincia di Milano.

Il Registro delle startup innovative

In Italia esiste il Registro delle startup innovative, sezione della piattaforma online che fa capo al Registro delle Imprese della Camera di commercio. La startup innovativa per acquisire la qualifica di startup e godere dei benefici e agevolazioni ha l’obbligo di iscrizione al Registro. Anche le SRL ordinarie possono iscriversi in questa sezione e diventare startup se entro i primi 5 anni di vita dimostrano il possesso dei relativi requisiti. La registrazione è completamente gratuita.

Esempi di startup innovative

In un articolo comparso qualche anno fa su The Accelerators, il blog sulle startup del Wall Street JournalSteve Blank elencava almeno sei tipologie differenti di startup: “lifestyle, small business, scalable, buyable, social and inside a large company”. Questa scrematura è molto importante perché, a detta di Blank, ma nella realtà dei fatti,  in essa “ci sono differenze significative tra le persone, i finanziamenti e le strategie coinvolte”. Ne avevamo parlato anche in questo articolo.

Lifestyle startup

Sono startup create da persone che vogliono fare della propria passione il proprio lavoro e possono guadagnare facendo ciò che amano. Ad esempio un influencer oppure un web designer che ama la tecnologia e accetta lavori di coding e U/I perché è una passi.

Small-business startup

La stragrande maggioranza degli imprenditori e delle startup oggi sono ancora piccole imprese. La maggior parte delle piccole imprese non è stata concepita per essere scalata: a detta di Blank, “i proprietari vogliono possedere la loro attività e sfamare la famiglia”. L’unico capitale disponibile è costituito dai propri risparmi e da ciò che possono prendere in prestito da parenti, amici e banche.

Large-company startup

Sono grandi aziende che continuano a crescere e innovarsi. Queste aziende spesso fanno innovazione tramite il Corporate Venture Capital (CVC), ovvero investendo proprio in altre startup.

Social startups

A differenza delle startup scalabili, il loro obiettivo è rendere il mondo un posto migliore, non conquistare quote di mercato o creare ricchezza per i fondatori. Possono essere organizzate no-profit, for-profit o ibride.

Scalable startups

Le startup scalabili sono ad esempio Google, Skype, Facebook e Twitter. In queste startup i founder credono che la loro vision possa cambiare il mondo. A differenza degli imprenditori delle Small-Business Startup, il loro interesse non è quello di guadagnarsi da vivere, ma piuttosto quello di creare capitale proprio in un’azienda che alla fine sarà quotata in Borsa o acquisita, generando un guadagno multimilionario.

Le startup scalabili hanno bisogno del venture capital per finanziare la ricerca del proprio business model e attirano investimenti da venture capitalist o business angel. Il loro compito è quello di cercare un modello di business ripetibile e scalabile.

Le scaleup, quindi, sono startup che hanno avuto una crescita media annua del 20% per un periodo di tre anni consecutivi, in termini di fatturato o di numero di dipendenti. Sono esempi di scale up internazionali, l’americana Airbnb e l’italiana WeRoad. Molto spesso il termine scale up viene usato informalmente per intendere quelle startup che si trovano in una fase di forte espansione e crescita.

Buyable startups

Specialmente nel settore dei software, vengono progettate startup da zero per venderle ad aziende più grandi. Ad esempio Amazon acquista piccole startup per svilupparle nel tempo. Ma ne sono un esempio anche Instagram e WhatsApp acquistate da Facebook. Molte di queste startup aggirano i VC tradizionali ricorrendo a finanziamenti crowd o angel. Come riportato da Blank, “in alcuni casi, anche se potrebbero essere in grado di costruire un’azienda da un miliardo di dollari, la mancanza di investitori tradizionali in capitale di rischio (e di valutazioni in picchiata) elimina la pressione degli obiettivi di liquidità ‘swing for the fences’. È probabile che questa classe di startup venga venduta a un’azienda più grande per una cifra compresa tra i 5 e i 50 milioni di dollari. I fondatori e gli investitori se ne vanno con milioni, ma non con miliardi”.

Ora se adottiamo la definizione di startup innovativa del nostro legislatore, solo le ultime due tipologie elencate da Blank possono rientrarvi come categorie. Ma se ne potrebbero aggiungere altre, quali ad esempio quella di unicorni:

Unicorni

Sono quelle imprese private che non hanno ancora intrapreso la quotazione sul mercato azionario e che hanno una capitalizzazione stimata maggiore di un miliardo di dollari. Un esempio di startup diventata Unicorno nel 2022 è la società fintech italiana Satispay. (Foto di Patrick Tomasso su Unsplash )

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