Energy Tech

India, investimenti per 97 miliardi di dollari su idrogeno verde entro 2030

Idrogeno verde significa innovazione, infrastrutture, ricerca, startup. La ‘democrazia’ più popolosa del mondo ha deciso di decarbonizzare puntando su rinnovabili e idrogeno verde e raggiungere l’indipendenza energetica. Da tenere d’occhio

Pubblicato il 10 Gen 2023

L’idrogeno, quello verde,  è considerato una delle alternative chiave della transizione verso un futuro energetico più pulito, in particolare per i settori con emissioni difficili da abbattere, in cui le soluzioni di energia rinnovabile come l’eolico o il solare sono meno praticabili per la loro natura intermittente. In attesa di soluzioni definitive per lo storage, l’idrogeno verde potrebbe essere proprio un valido alleato in un mix energetico.

Molte nazioni, tra cui l’Italia e l’UE, così come i privati, stanno dunque puntando sullo sviluppo di questo vettore energetico, che richiede ancora migliorie tecnologiche e infrastrutturali e, di conseguenza, notevoli investimenti.

L’UE ha avviato una precisa strategia sull’idrogeno verde – all’interno del REPowerEU – che ha messo al centro la collaborazione tra istituzioni e imprese chiamata European Clean Hydrogen Alliance, nata nel 2020, i cui lavori hanno subito una forte accelerazione (e un raddoppio degli obiettivi) a partire da febbraio 2022, probabilmente a seguito della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina. Finora, questo si è tradotto in oltre 13 miliardi di euro di aiuti di Stato approvati per progetti nazionali e transfrontalieri: 5,4 miliardi di euro per Hy2Tech, un’iniziativa transfrontaliera per perfezionare la tecnologia; 5,2 miliardi di euro per Hy2Use, finalizzato ad applicazioni in settori difficili da decarbonizzare come l’acciaio, il cemento e il vetro; oltre 2 miliardi di euro per progetti tedeschi nei settori dell’acciaio, della chimica e della produzione all’estero; 220 milioni di euro per un impianto spagnolo e 194 milioni di euro per un impianto rumeno.

Ma questo potrebbe essere solo l’inizio.

Sarà boom di sovvenzioni, dice Politico. Il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha promesso un veicolo di investimento da 3 miliardi di euro, una banca dell’idrogeno, per “contribuire a garantire l’acquisto di idrogeno” stimolando la domanda con i fondi del Fondo europeo per l’innovazione.

India e idrogeno verde

Quasi 100 miliardi di dollari è quanto il governo indiano intende movimentare in investimenti per lo sviluppo dell’economia dell’idrogeno verde:  ha infatti recentemente annunciato l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della National Green Hydrogen Mission, la strategia che mira a fare del paese un importante centro di produzione di idrogeno verde, e di raggiungere una produzione di 5 milioni di tonnellate, stimolando investimenti anche privati. Sul piatto ha già messo 2,3 miliardi di dollari in sovvenzioni statali che saranno destinati in parte a sostenere progetti pilota e percorsi di produzione e ricerca e sviluppo.

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La strategia è volta ad aiutare l’India a diventare indipendente dal punto di vista energetico e a decarbonizzare i principali settori dell’economia, tra cui l’industria, la mobilità e l’energia. Ricordiamo che l’India è considerato il terzo emettitore mondiale di gas serra e intende raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2070.

Oltre a portare la produzione di idrogeno verde a 5 milioni di tonnellate e la capacità di energia rinnovabile associata a 125 GW entro il 2030, il governo prevede che la strategia porterà alla creazione di oltre 600.000 posti di lavoro entro quella data.

Tra l’altro, grazie alle industrie private, l’India ha intenzione di sfidare la Cina per la manifattura di tecnologie per le energie pulite: pannelli solari, batterie, elettrolizzatori per l’idrogeno, celle a combustibile.

Idrogeno verde, opportunità per le startup

Insomma, anche grazie all’India, crescono le opportunità per tutte quelle startup che stanno sviluppando tecnologie e soluzioni per la filiera dell’idrogeno verde.

L’ecosistema startup indiano è acerbo ma molto sviluppato in termini numerici: con circa 61.400 startup registrate, è il terzo più grande ecosistema di startup al mondo dopo Stati Uniti e Cina, secondo quanto riporta Wired, nel 2021 ha raggiunto la cifra record di 49 miliardi di dollari di finanziamenti, e ha sfornato 44 unicorni. La città di Bangalore è il centro della Silicon Valley indiana, dell’innovazione indiana, con centinaia di tech company, centri di ricerca, migliaia di ingegneri e non si contano gli sviluppatori. Internamente, quindi, l’India ha capitale umano e risorse e know how. Apparentemente niente può far presumere che ci siano, in India, particolari necessità di cercare innovazione fuori dai confini nazionali, il settore delle green technologies è il secondo più intrapreso dalle startup indiane (per approfondire: Unesco Science Report India).

Tuttavia, anche le startup italiane, nella filiera idrogeno ce ne sono e hanno qualcosa da dire, e i ricercatori italiani – che a livello qualitativo sono tra i migliori al mondo – dovrebbero seguire questo mercato oggi, non solo per gli investimenti ma per le possibilità di ‘messa a terra’ che esso offre, e per le opportunità di collaborazione. Chi lavora sull’idrogeno deve stare attento a quello che succede in India.

Tutto il mondo ha bisogno di progredire velocemente nell’adozione di fonti energetiche rinnovabili per decarbonizzare. Investimenti e collaborazioni sono fondamentali per ottenere questo risultato.

Tra parentesi,  come ci ha raccontato Giorgio Graditi, direttore del Dipartimento tecnologie energetiche e fonti rinnovabili ENEA, in questa intervista,’ l’Italia può giocare un ruolo strategico nei diversi settori di riferimento della filiera dell’idrogeno: produzione, logistica e trasporto, usi finali nel trasporto, industria e residenziale. Grazie alla leadership tecnologica in alcuni settori manifatturieri (per esempio il cluster termico e meccanico, già oggi si identificano tra i primi due produttori continentali di tecnologie termiche e meccaniche e di impianti e componenti potenzialmente utilizzabili per l’idrogeno) e alla presenza di enti di ricerca e università di alta qualificazione, sarà possibile accelerare l’innovazione e la diffusione sul mercato dell’idrogeno’.

I rapporti Italia – India

Fra India e Italia, i rapporti non mancano ed esistono da molto tempo rapporti commerciali per diversi miliardi. Ma non solo. Dal 2014 ad oggi, il Governo guidato dal Primo Ministro Modi, ha voluto rafforzare i rapporti con l’estero volti a rendere più attrattivo e competitivo il Paese. I rapporti anche con il nostro Paese si sono moltiplicati, trasformandosi anche in partenariato economico solido e di ampio respiro, con particolare focus su cinque settori chiave identificati nel Piano di Azione 2020-2024, adottato nel corso del Vertice fra i due Primi Ministri di fine 2020: green economy, industria dell’agro-alimentare, infrastrutture, digitale e manifatturiero/lifestyle.

Nel 2021, macchinari e apparecchiature hanno continuato a rappresentare la prima voce dell’export italiano in India.

Sono più di 600 le imprese italiane in India tra cui colossi come: Magneti Marelli, Enel Green Power, Italferr, Bonfiglioli, Ferrero, Bauli, Piaggio, Carraro, Maschio Gaspardo, Prysmian, Techint, Luxottica, Danieli, Ansaldo Energia, Saipem, Brembo, Marposs; StMicroelectronis, Mapei, Italcementi, Maccaferri.

L’idrogeno verde potrebbe diventare un nuovo terreno di scambio di tecnologie, prodotti, competenze, idee.

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