Investimenti

Rivoluzione ANote Music, intervista al Ceo Marzio Schena

L’industria musicale ha un rapporto strano con digitale e startup e procede per disruption successive. L’ultima si chiama ANote Music e identifica nella musica il terreno per una nuova forma di investimento, trasparente, partecipativo, sicuro. Non è un crowdfunding

Pubblicato il 23 Feb 2022

My Space, agli inizi degli anni 2000, ha cambiato radicalmente il modo in cui i musicisti si facevano promozione, sfruttando il web per raggiungere il mondo e questo pionieristico social come vetrina. Poi possiamo citare altre rivoluzioni come il protocollo BitTorrent che ha trasformato le modalità di ‘condivisione’ dei file musicali: per quanto utilizzato in pirateria, ha decisamente inciso nell’industria musicale e nella cultura, aprendo le porte a fenomeni come Spotify. E non vogliamo assolutamente dimenticare imprese innovative come Soundreef, piattaforma per la gestione totale – o parziale – delle royalties degli artisti che ha dovuto affrontare battaglia per lavorare in un settore fino al suo arrivo monopolizzato dalla Siae.

Questi alcuni dei casi più significativi che costellano il rapporto tra digitale e industria musicale, al quale potrebbe aggiungersi anche quello di ANote Music.

ANote Music è il marketplace europeo di investimento in diritti musicali, fondato a Lussemburgo da Marzio F. Schena, Matteo Cernuschi e Grégoire Mathonet (tutti under 30) nel gennaio 2018. ANote nasce per legare l’industria musicale e i mercati del capitale, in modo più diretto, permettendo a chiunque di investire. ANote Music infatti da’ la possibilità a editori, etichette discografiche e artisti di vendere i diritti della propria musica, attraverso la piattaforma, partecipando ad aste per un intero catalogo musicale ogni semestre o quadrimestre. A oggi, questo modello ha permesso ad ANote di raggiungere, in poco più di un anno di attività, vendite di royalties musicali pari a 6.5 milioni di euro tra mercato primario, secondario e offline, effettuate su cataloghi comprendenti più di 100 artisti e costantemente in espansione grazie alle molte partnership chiuse con importanti attori internazionali tanto nel panorama musicale che nelle investors’ communities. Inoltre, il 39% degli investitori ha già investito più di una volta.

Un progetto nato guardando il Festival di Sanremo.

“L’idea l’ho avuta insieme a Matteo Cernuschi (COO) – racconta a Startupbusiness Marzio F. Schena – stavamo seguendo il Festival di Sanremo ed eravamo ansiosi di investire su uno degli artisti, perché fortemente convinti che avrebbe vinto e avuto una carriera di successo. Dopo alcune ricerche, abbiamo però scoperto che era praticamente impossibile per persone esterne all’industria musicale investire nella musica, a meno che non si avessero a disposizione budget molto elevati. Eppure, la musica è un settore che ha dimostrato di avere molte somiglianze con le azioni tradizionali e quindi aveva tutto il potenziale per essere presentata al mondo come un settore di investimento alternativo. Dopo un paio di mesi di ricerche approfondite, abbiamo incontrato il nostro terzo co-fondatore Grégoire Mathonet, che ha portato al team la sua esperienza informatica. Insieme abbiamo iniziato a creare il marketplace per investire in royalties musicali, che oggi è conosciuto come ANote Music”.

Quali difficoltà incontra un progetto di questo tipo?

“Naturalmente, quando si inizia un progetto di questo tipo c’è sempre il labirinto legale da attraversare e la necessità di avere un’ottima comprensione della materia. Da un punto di vista finanziario, è stato piuttosto semplice per noi, dato che avevamo già una profonda conoscenza del settore. Tuttavia, l’industria musicale è in generale un business piuttosto complesso che opera spesso a porte chiuse, con numerosi e diversi attori, ciascuno con i propri obiettivi. È stato quindi necessario investire molto tempo per immergersi completamente nell’argomento, ma ci siamo circondati di partner esperti che ci hanno guidato sulla giusta strada da percorrere”.

Come siete stati accolti dai diretti interessati, cioè i musicisti e gli artisti?

“Quando ci siamo affacciati al mercato, gli investimenti musicali rappresentavano una novità e ancora oggi lo sono. Presentando il nostro progetto agli addetti ai lavori dell’industria musicale, abbiamo evidenziato che con ANote intendiamo portare innovazione nel mercato, creando una situazione positiva e vantaggiosa per tutti gli attori dell’industria musicale, così come per gli investitori e i fan della musica. In tutto il panorama musicale, il finanziamento rimane un fattore importante per il successo. Il fatto che noi offriamo una tale opportunità, rendendo l’intero processo più trasparente e dando potere ai proprietari dei diritti musicali è stato accolto a braccia aperte, una volta ben compreso. I proprietari dei diritti musicali si sono resi conto che un servizio come il nostro può fornire loro un nuovo modo di impegnarsi con i fan e di promuovere progetti, che a loro volta possono aumentare il valore del catalogo”.

Quali sono i vantaggi per chi investe?

“Dal punto di vista degli investitori, abbiamo sottolineato i benefici dell’investimento nella musica e perché la condivisione dei diritti musicali sia un’opportunità anche per gli attori dell’industria musicale. Grazie ai pagamenti regolari e alla scarsa correlazione con i mercati finanziari tradizionali, la maggior parte degli investitori ha capito rapidamente come la musica possa rappresentare una grande opportunità di investimento alternativo. Per gli appassionati di musica, c’è anche la connessione emotiva alla musica stessa, che li stimola ad iniziare ad investire in questo mercato. Quando gli investitori hanno iniziato a prendere atto della connessione con gli artisti e del fatto che i proprietari dei diritti musicali sostengono pienamente i nostri servizi, la fiducia è ulteriormente cresciuta e abbiamo rilevato un veloce aumento dell’interesse negli investimenti. Senz’altro, le notizie rimbalzate sui media in merito alle grandi transazioni dei cataloghi musicali hanno aiutato il nostro progetto ad ottenere più visibilità e a promuovere questa modalità di investimento”.

Quanti artisti avete e quanto hanno ‘venduto’ finora?

“Abbiamo chiuso il 2021 con più di 110.000 titoli in catalogo eseguiti da più di 100 artisti diversi, oltre 12.000 conti di investitori registrati e i nostri ricavi sono aumentati fino a 5 volte rispetto a quelli del 2020 (+ 550%). A oggi, i cataloghi disponibili su ANote comprendono alcuni dei brani più amati in tutto il mondo, nelle versioni di nomi immortali della musica. Tra questi, The Nights (suonata da Avicii), Dancing in the Moonlight (nella versione dei King Harvest), In my Feelings (con Drake come performer), La solitudine (con la voce di Laura Pausini), e Lady Linda (resa popolare dai The Beach Boys). Una vasta scelta di generi che consente di intercettare i gusti musicali degli investitori nei titoli disponibili su ANote, locati in più di 25 Paesi. Sulla piattaforma è stato impegnato più di 1 milione di euro nei 10 diversi cataloghi disponibili, in cambio ANote ha già potuto distribuire oltre 100.000 euro in royalties agli investitori. La piattaforma è stata recentemente sottoposta a un grande aggiornamento, portando sul mercato un look migliorato e nuove funzionalità in seguito al feedback degli utenti. Nei prossimi mesi introdurremo una serie di nuove opportunità di investimento con cataloghi da mercati nuovi e popolari e continueremo a migliorare l’esperienza del cliente, implementando gradualmente sempre più funzioni legate alla blockchain”.

ANote Music screenshot

Proprio in questi giorni, ANote ha reso noto di aver aggiornato la propria piattaforma ANote per migliorare la sicurezza, la trasparenza, l’esperienza d’uso, ma anche per innovare ulteriormente l’ecosistema musicale di domani grazie alla partnership stretta con il provider di servizio blockchain Algorand.

C’è un possibile sviluppo futuro verso gli NFT?

“In questo momento c’è sicuramente grande attenzione e appetito per tutto ciò che è legato agli NFT, ma molto di ciò che sta accadendo è ad ora basato sull’hype, piuttosto che su chiari esempi e casi d’uso. La nostra piattaforma è stata creata in modo tale da potersi adattare facilmente alle nuove richieste del mercato. Nei mesi scorsi abbiamo lavorato dietro le quinte proprio per mettere l’aspetto blockchain / NFT maggiormente in evidenza, ma basandoci su un forte use-case e sull’utilità di NFT/tokens. Quando si lavora con tale tecnologia, crediamo che sia necessario farlo perché porta un valore aggiunto per le persone e per il mercato, non solo perché è bello associare il proprio nome a una parola che va di moda e che genera attenzione. Per ora non possiamo svelare troppo proprio perché stiamo lavorando internamente sul tema, ma possiamo già anticipare che nei prossimi mesi annunceremo grandi sviluppi in questa direzione”.

Attualmente, la vostra proposta è adatta a chi ha già un nome o anche a progetti musicali esordienti?

“In questo momento, lavoriamo solo con cataloghi musicali consolidati, così che gli investitori possano valutare proposte di investimento sicure e basate su fatti e cifre, piuttosto che “scommettere” sul potenziale successo futuro. L’A&R (Artists and Repertoire) richiede una profonda conoscenza dell’industria musicale: noi crediamo che sia l’esatta competenza che le etichette discografiche e gli editori possono portare sul mercato e non dovrebbe essere richiesta a una comunità di investitori. Per noi è importante che i cataloghi musicali che portiamo sulla piattaforma possano mostrare una solida storia di flussi di royalties (minimo 3 anni di track record) e generare un minimo di 10.000 euro in media all’anno. Senz’altro i grandi nomi parlano più velocemente ai fan, ma ci sono molti capolavori (spesso indipendenti) che, pur non essendo in cima alle classifiche, sono apprezzati da fan e appassionati e che stanno generando dei bei flussi di royalties costanti. In generale, l’idea è quella di creare una situazione win-win, in cui tutte le persone coinvolte possano avere dei benefici: l’industria musicale è composta da molti attori diversi, che spesso lavorano anche “dietro le quinte”. Noi vogliamo lavorare a stretto contatto con tutti, dai cantautori e produttori ai grandi artisti, dagli editori indipendenti alle grandi etichette. Facciamo in modo di dare ulteriore visibilità ai cataloghi sulla nostra piattaforma attraverso attività di marketing. Non escludiamo la possibilità di aggiungere in seguito progetti meno conosciuti alla piattaforma, ma il nostro obiettivo in questo momento non è il crowdfunding, piuttosto la creazione di un ecosistema stabile e solido dove tutti i partecipanti si sentano vincitori”.

Gli obiettivi futuri sono superare il tetto dei 10 milioni di euro in vendite nel 2022 e, in 3 anni, a gestire una community di 50.000 investitori e amanti della musica a fronte di un flusso costantemente accresciuto di entrate in catalogo e aste diritti.

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