Scaleup italiane nel mondo, Singapore e Perth le prime tappe del 2019

Pubblicato il 01 Apr 2019

L’abbiamo fatto di nuovo. Siamo tornati in Australia e siamo andati anche a Singapore. Dopo le missioni del 2016 e 2017 a Tokyo, e del 2018 a Tokyo, Adelaide e Melbourne (di cui ho raccontato qui ) , questa volta il programma che porta le scaleup italiane a farsi conoscere nei mercati internazionali ha fatto tappa a Singapore prima e Perth, Western Australia, poi.

Il format, noto come Italian Innovation Days e Italian Innovation Series, è quello collaudato, molto concentrato sulla facilitazione di incontri tra le scaleup e i potenziali partner industriali e finanziari e quindi finalizzato alla creazione di valore in tal senso ed entrambe le tappe di questa prima missione del 2019 si sono rivelate molto promettenti.

La delegazione presso la Curtin University di Perth

Le cinque scaleup che hanno partecipato a questa missione sono D-Eye , D-Orbit  , Enerbrain  , Foodchain e Leaf Space . Cinque campioni dell’innovazione made in Italy che sono stati selezionati sulla base di ciò che i potenziali partner locali hanno indicato come maggiormente interessante. Parliamo quindi di settori legati al foodtech, all’aerospazio, ai medical device, e all’energia, o meglio all’utilizzo intelligente dell’energia. Inoltre a Perth si è aggiunta anche Evensi che ha già un investitore australiano come abbiamo scritto in questa intervista al suo Ceo Paolo Privitera .

Come per le missioni precedenti anche queste ultime due tappe sono state supportate in modo attivo ed efficace dalle rappresentanze diplomatiche italiane: l’ambasciata di Singapore con l’ambasciatore Raffaele Langella e tutto il suo formidabile staff e il consolato di Perth con il console David Balloni e con l’insuperabile Frank Paolino il cui supporto è stato fondamentale. A Singapore anche il lavoro di Andrea Monni e Marco Villa (che in questo video già tre anni fa raccontavano come la Città Stato è un luogo ideale per sviluppare il business) ha permesso di realizzare l’evento in modo ottimale.

Gli incontri di Singapore si sono svolti presso la sede di Accenture, mentre quelli di Perth presso quella di EY e nel quadro della Western Australia European Business Association Week che ha visto anche la presenza di rappresentanti del governo dello Stato del Western Australia, come il ministro per l’innovazione Dave Kelly, e dell’ambasciatore dell’Unione Europea in Australia Michael Pulch e anche del primo segretario dell’Ambasciata d’Italia a Canberra Giorgio Daviddi.

Da sinistra: David Balloni, console d’Italia a Perth, Emil Abirascid, Dave Kelly, ministro dell’innovazione del Western Australia, Michael Pulch Ambasciatore UE in Australia, Giorgio Daviddi, Primo segretario Ambasciata d’Italia in Australia

Come detto dopo le tre edizioni di Tokyo  e le due tappe australiane del 2018, questa sesta e settima esperienza a Singapore e Perth ci consente di avere una sostanziale conferma sia della bontà del modello così costruito, sia della sua capacità di creare effettive occasioni di business. È un modello che esiste perché tutti gli attori coinvolti sono allineati sugli obiettivi e sono dotati di tutte le necessarie competenze, contatti, relazioni, reputazione e credibilità. È un modello che produce risultati perché va dritto al punto che porta le scaleup italiane a incontrare partner industriali e finanziari effettivamente interessati come dimostrano i casi di DIS e Enerbrain che hanno avviato attività in Giappone a seguito della loro partecipazione a queste missioni e come confermano altre relazioni già in fase avanzata che diverranno ulteriori opportunità per il processo di internazionalizzazione delle scaleup italiane in questi mercati (quando tali opportunità saranno effettive non mancheremo di darne notizia).

Il programma, che nei quattro anni di vita si è progressivamente raffinato per essere sempre più efficace, ha anche mostrato come portare queste aziende del made in Italy di nuova generazione in questi mercati, che sono certamente meno battuti rispetto all’Europa, gli Usa o la Cina, ma altrettanto interessanti e ricchi di opportunità, ha anche un effetto collaterale da non sottovalutare: mostrare al mondo che il made in Italy non è più solo quello tradizionalmente universalmente conosciuto e legato in buona parte ai settori delle cosiddette 4F (food, fashion, fast car, furniture), ma è anche tecnologia, nuove idee, capacità imprenditoriale nei settori più diversi, compresi il food-tech e il fashion-tech, ma anche il fin-tech e il design-tech, il bio-tech e l’energy-tech, l’entertainment-tech e l’aerospace-tech, l’industry-tech e il travel-tech e molto altro.

Va infine detto che in queste missioni le aziende che raccolgono maggiore successo sono quelle che hanno soluzioni innovative, quelle che hanno saputo sviluppare nuove tecnologie o usare le tecnologie più nuove per sviluppare business concretamente innovativi. È questa la innovazione che piace davvero al mondo ed è questa la vera nuova grande opportunità per le imprese di nuova generazione che, nate come start-up, oggi sono aziende strutturate con la capacità di operare in tutto il mondo e con innovazioni bene identificate e bene posizionate oltre che solide e affidabili.

È ancora prematuro parlare delle prossime tappe ma l’interesse che queste missioni hanno suscitato nei Paesi dove si sono già svolte è crescente, così come è accaduto a Tokyo dove in soli tre anni l’evento è diventato un vero e proprio punto di riferimento per la comunità imprenditoriale e finanziaria giapponese interessata ad approfondire la conoscenza dei nuovi campioni italiani dell’imprenditorialità e dell’innovazione.

@emilabirascid

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