Lo ‘strano caso’ di Lavazza-Chili

Un investimento da 25 milioni in una scaleup che in Italia passa quasi inosservato. E’ il caso Lavazza-Chili, nel settore dei contenuti video on-demand

Pubblicato il 16 Gen 2018

Certo gli investimenti in aziende che fanno innovazione sono stati pochi anche nel 2017, anzi, peggio, sono stati pochi e perfino in contrazione rispetto all’anno precedente. I motivi di tale débâcle sono già stati ampiamente descritti e analizzati su queste colonne ed è proprio perché lo scenario è questo fa specie come un’operazione da 25 milioni di euro, cifra che rappresenta più del 10% del totale delle operazioni di venture capital registrate in Italia lo scorso anno, sia passata quasi inosservata.

Una operazione che ha visto un grande gruppo industriale italiano investire in modo assai significativo in una impresa innovativa altrettanto italiana in cui hanno già creduto altri investitori industriali del calibro di Sony Pictures Entertainment, Paramount Pictures, Viacom and Warner Brothers Entertainment e pure imprenditori e manager di spessore come Tony Miranz, Antonio Belloni, Francesco Trapani, Corrado Passera.

Gli attori di questa operazione sono la famiglia Lavazza che ha appunto investito 25 milioni di euro per acquisire circa il 25% di Chili, società scaleup basata a Milano che propone contenuti video on demand ai mercati di Italia, Polonia, Gran Bretagna e Germania.

La notizia è rimbalzata dal Financial Times che per primo l’ha riportata ai quotidiani italiani che l’hanno ripresa in chiave soprattutto di notizia finanziaria, ma non è stata contestualizzata in quanto significativa operazione di investimento di tipo venture capital da parte di un’industria come invece dovrebbe essere e come desideriamo enfatizzare in questo articolo.

Sarà che il tutto è avvenuto il 27 dicembre e quindi il livello di distrazione è più alto, sarà che nell’immaginario collettivo italiano aziende come Chili non vengono viste come imprese innovative, anche se poi si corre dietro a ogni annuncio di Netflix (la quale diversamente da Chili usa un modello su abbonamento e non pay-per-content), fatto sta che invece riteniamo che l’operazione Lavazza-Chili rientri pienamente nel novero delle operazioni di investimento di tipo venture capital late stage.

Nei giorni in cui fa notizia l’annuncio da parte di Leonardo della nascita di un suo corporate venture capital e in un contesto dove la cultura dell’open innovation è ancora marginale, sono pochissimi i casi di imprese grandi che investono finanziariamente e industrialmente in aziende innovative (aka startup), è opportuno porre enfasi su operazioni come quella dell’investimento della famiglia Lavazza in Chili.

Chili è un’azienda innovativa che usa modelli di business innovativi, che differenzia la sua offerta, che è presente su mercati internazionali e che usa la tecnologia in modo efficace. Non è certo una startup early stage, e non è fatta da ragazzini in felpa e sneaker, ma è un’impresa italiana tecnologica e innovativa che sta promuovendo un modello di business al quale in molti, compresi alcuni colossi mondiali, si stanno rifacendo, è guidata da bravi manager e ha già in pancia investitori di altissimo profilo italiani e internazionali e soprattutto ha chiuso un’operazione che da sola sposta in modo significativo l’ammontare degli investimenti in venture capital in Italia avvenuti ne 2017.

Quando anche in Italia accadono operazioni di questa portata, di respiro industriale, di valore innovativo, economico e di mercato è giusto che venga raccontato con tutta l’enfasi necessaria, almeno la stessa con la quale si racconta dei tanti problemi dell’ecosistema startup italiano.

@emilabirascid

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