Scaleup, in Portogallo la loro capitale è Porto

Se Lisbona è tra le startup city emergenti europee, Porto è la capitale delle scaleup. L’ecosistema in Portogallo è in grande accelerazione

Pubblicato il 23 Ott 2017

“Siamo consapevoli dell’importanza che le startup hanno per la nostra economia – dice Ana Lehmann, secretária de Estado da Indústria del governo portoghese – stiamo lavorando sia per rendere disponibili nuovi capitali, nell’ordine di 400milioni di euro, sia per rafforzare la relazione tra le nuove imprese e quelle consolidate sia portoghesi sia di altri Paesi”. L’intervento dell’esponente del governo di Lisbona giunge in chiusura di una giornata dedicata allo scenario delle startup e delle scaleup nate e con sede nella città di Porto, seconda per importanza nel Paese dopo la capitale Lisbona e prima per attività economica.

La giornata, organizzata da ScaleUp Porto che gode del supporto del governo cittadino e da Anje (Associação Nacional de Jovens Empresários), l’associazione nazionale dei giovani imprenditori portoghesi che ha la sua sede principale proprio a Porto, e con il sostegno di EIT Digital, è servita per comprendere meglio come il Portogallo vede le startup e come le startup stanno effettivamente portando benefici al Paese.

scaleup
“Dopo dieci anni di profonda crisi – spiega Adelino Costa Matos, presidente di Anje e imprenditore con un’azienda che produce componenti in acciaio per l’industria dell’energia rinnovabile – oggi siamo nuovamente in una fase di crescita, la crisi si è al fine rivelata una opportunità perché ha permesso di fare crescere la cultura della imprenditorialità e di creare nuove startup alcune delle quali oggi sono società di respiro globale che hanno sedi in vari Paesi del mondo, che hanno raccolto capitali da investitori internazionali e che lavorano con partner internazionali”.

È per esempio il caso di Critical Software, azienda fondata nel 1998 che fu la prima a vincere il premio annuale di Anje e che oggi è tra i principali fornitori di sistemi per la gestione e il controllo del software di sistemi critici; o il caso di Farfetch, piattaforma online dedicata al mondo della moda che nasce a Londra per volontà dell’imprenditore portoghese José Neves; e ancora Veniam, che ha sviluppato un sistema per la creazione di reti mesh utilizzando i veicoli che circolano per le città o per gli assi di trasporto stradale, marittimo, aereo. Il Ceo e fondatore João Barros è il classico imprenditore globale con esperienze nella Silicon Valley e con una visione orientata al lungo termine, consapevole delle potenzialità della sua tecnologia: “le automobili autonome sono per le città ciò che gli ascensori sono per gli edifici”, dice, e con la capacità di avere attirato l’attenzione e i capitali di investitori di mezzo mondo: “oggi, diversamente da quando ho iniziato io, se si va in Silicon Valley e si dice che si arriva dal Portogallo le reazioni che si ottengono sono positive perché oggi il Portogallo è riconosciuto in tutto il mondo come una nazione dove è possibile fare startup in modo efficace, solo cinque anni fa non era così, abbiamo lavorato molto bene a livello di sistema e oggi iniziamo a raccogliere i frutti per tutto il Paese”.

La città di Porto conta oggi 14 spazi di coworking, 38 associazioni di business, il 40% delle scaleup portoghesi hanno sede nella città che ha una popolazione di 250mila persone (quasi due milioni nell’area metropolitana), ci sono 20 incubatori, 8 centri per il trasferimento delle tecnologie, 69 centri di ricerca e sviluppo e oltre trecento startup in fase di sviluppo. Tutti dati riportati dalla Porto Start & Scale Guide, un libro pubblicato in inglese dall’amministrazione comunale che riporta anche i commenti degli imprenditori che già sono cresciuti con le loro scaleup e l’elenco delle startup più significative che sono in via di affermazione.

Tra queste Mindera, che benché piuttosto giovane ha già sedi oltre che a Porto anche in India a Chennai, nel Regno Unito a Leicester e in Usa a San Diego e che sviluppa soluzioni software per abilitare il lavoro distribuito che i fondatori definiscono una società organizzata secondo i principi e i modelli della olacrazia. E poi 360imprimir, piattaforma che vende online oggetti stampati: dai biglietti da visita agli striscioni e che opera in Portogallo, Messico e Brasile soprattutto, che fa leva sui piccoli produttori consentendo loro di fare crescere il loro business e che nel giro di pochi anni ha costruito un business del valore di oltre 13 milioni di euro: “siamo partiti in sei fondatori, tutti con esperienze molto diverse e tutti con l’idea che il momento storico sociale ed economico del Portogallo ci spingesse verso la costruzione di qualcosa di nostro – spiega Jorge Correia, Cfo della società -, è un business articolato, che funziona molto bene e che abbiamo voluto fare crescere in modo organico e che ci sta dando tante soddisfazioni, ora stiamo in una fase di ulteriore crescita con l’individuazione di nuovi investitori per diversi milioni di euro a sostegno dell’espansione sui mercati europei”. Anche Correia fa eco agli altri imprenditori nell’enfatizzare come il fenomeno delle startup si sia rilevato fondamentale e vitale per portare il Portogallo fuori dalla crisi decennale nella quale si trovava, che sono le startup e le scaleup oggi a fare correre l’economia e a fare in modo che il governo punti in modo deciso nel sostenerle. Così il Cfo di 360imprimir, che pone enfasi sul fatto che oggi la credibilità degli imprenditori portoghesi è molto elevata all’estero e che il Portogallo si è ritagliato un ruolo nello scenario globale delle startup e delle scaleup di grande spessore . Ciò certamente grazie alle imprese di successo che sono nate e si sono sviluppate fino a oggi, un contributo lo ha dato anche il trasloco del WebSummit a Lisbona per il triennio 2016-2018 , ma è la sostanza dei progetti che fa la differenza e il profondo e rapido cambiamento culturale che è avvenuto nel Paese che si è rivelato fondante per innescare il processo virtuoso.

@emilabirascid

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