Pir, estensione alle startup. Silvia Fregolent: è la strada giusta

Un passo avanti verso la definizione di una normativa che aiuti il mondo delle startup dal punto di vista dei finanziamenti, l’estensione dei Pir

Pubblicato il 09 Nov 2017

Nuovo passo avanti verso la definizione di una normativa che aiuti il mondo delle startup dal punto di vista dei finanziamenti? Sembra di sì grazie alla nuova risoluzione approvata dalla Commissione Finanze della Camera che prevede una estensione dei Pir ( di cui parlammo qui) che è stata approvata ieri all’unanimità.

Primo firmatario di questa proposta che ora è in mano al governo con l’obiettivo che possa essere inserita nella prossima Legge di bilancio è Silvia Fregolent, deputato del Partito democratico che a Startupbusiness ha spiegato che: “abbiamo deciso di lavorare sui Pir perché sono uno strumento che ha dimostrato di funzionare e siccome è urgente portare nuove risorse finanziarie alle startup innovative e siccome il sistema italiano è ancora molto bancocentrico siamo convinti che questa sia la strada giusta”. In pratica sarà possibile godere delle detrazioni fiscali legati ai Pir anche per chi investe in startup innovative – si intende ovviamente quelle iscritte all’apposito registro di Stato – e per chi investe in fondi di venture capital (VC) .

Silvia Fregolent

E qui entrano in gioco alcune riflessioni: lo scorso anno il 30% dei fondi totali investiti in startup è andato a startup che non erano iscritte al registro, quest’anno nonostante l’innalzamento dell’incentivo fiscale dal 19% al 30% per gli investimenti in startup innovative si prevede una contrazione degli investimenti totali in startup rispetto al 2016 e la nuova risoluzione obbligherebbe i fondi di VC che riceveranno finanziamenti tramite i Pir a investire esclusivamente in startup iscritte al registro di Stato anche se la quota degli LP (limited partner) provenienti dai Pir è marginale rispetto all’intero valore del fondo. In pratica lo Stato dice: io ti faccio arrivare nuove risorse ma tu investi solo nelle startup che io ho certificato come tali. Cosa che appare piuttosto bizzarra visto che i VC dovrebbero potere liberamente investire in progetti che ritengono promettenti al fine di garantire ai loro LP i ritorni migliori possibili e visto che si opera ormai in un contesto internazionale in cui i VC devono potere operare liberamente. Sarà quindi probabilmente una scelta dei VC se farsi vincolare accettando gli LP provenienti dai Pir o rinunciarvi. Tutti temi che abbiamo portato all’attenzione di Silvia Fregolent la quale si è mostrata consapevole di queste problematiche: “siamo consapevoli sia del fatto che gli incentivi accresciuti sulle startup operativi da quest’anno hanno portato a nessun risultato significativo, così come siamo consapevoli che i VC devono potere operare nel modo più efficace possibile ma allo stesso tempo siamo anche consapevoli dell’urgenza di portare nuove risorse alle startup e nel definire proposte non possiamo fare a meno di tenere conto delle leggi vigenti tra cui appunto la norma sulle startup, anche perché solo così abbiamo potuto definire la risoluzione, consideriamo comunque questo un passo avanti importante e ci impegniamo a continuare a lavorare per migliorare ulteriormente gli strumenti”, spiega Fregolent.

In pratica visto che i Pir hanno dimostrato di funzionare piuttosto bene come strumento capace di portare a sostegno delle imprese anche gli investimenti dei privati, appare logico estendere tale veicolo anche alle startup, sia in modo diretto sia in modo indiretto tramite i VC, ma appare altrettanto zoppa la proposta in quanto resta vincolata a una legge, quella sulle startup del 2012 appunto, che la stessa deputata ha definito anacronistica. Ancora una volta i buoni propositi e le buone iniziative come questa risoluzione hanno tutte le potenzialità per essere efficaci ma si scontrano con quello che, sempre Fregolent, ha definito come il “vecchio testamento” che impone limitazioni strutturali che cozzano in modo netto con la reale realtà del modo delle startup. Ma vogliamo essere positivi e riteniamo che ogni passo avanti verso la definizione di norme che facilitano l’indirizzamento di risorse finanziarie verso le startup sia da salutare con favore, al netto ovviamente dei risultati che saprà portare. Se l’aumento degli incentivi dal 19% al 30% introdotti quest’anno si è rivelato del tutto ininfluente ci auguriamo invece che l’estensione delle agevolazioni dei Pir anche al mondo delle startup si dimostri vincente perché solo così potremmo poi agire per migliorare lo strumento e renderlo non più vincolante per i VC. Innanzitutto facendolo divenire estendibile anche ad aziende che gli investitori ritengono interessanti ma che non sono iscritte al registro delle startup innovative secondo i criteri di Stato, per esempio quelle startup che hanno trovato investitori internazionali e che hanno spostato la sede legale all’estero ma che mantengono in Italia la gran parte della forza lavoro.

I dettagli della risoluzione che è anche figlia delle audizioni dell’indagine conoscitiva che la Commissione Finanze della Camera sta portando avanti in ambito fintech. (come abbiamo raccontato qui) sono pubblicati qui.

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