ecosistemi germania (3)

Trasferimento tecnologico, il modello tedesco

In questa terza puntata del viaggio nel sistema tedesco a sostegno di ricerca, sviluppo e innovazione si analizza lo scenario del trasferimento tecnologico

Pubblicato il 10 Nov 2021

Prosegue il viaggio nel sistema a sostegno dell’innovazione in Germania in cui ci conduce Laura Maffei, in questa terza puntata si analizza lo scenario del trasferimento tecnologico. Le puntate precedenti sono qui.

La conoscenza è potere, ma la conoscenza da sola non è sufficiente: è essenziale che essa sia trasferita nella pratica, quindi nelle imprese, e attuata. Fin dal 1954 questa è stata la missione della Federazione tedesca delle associazioni di ricerca industriale AiF.

La Federazione tedesca delle associazioni di ricerca industriale: fondata nel 1954 come associazione non profit, la Federazione tedesca delle associazioni di ricerca industriale (AiF) è la principale organizzazione nazionale che promuove la ricerca applicata e lo sviluppo a beneficio delle PMI tedesche. Ha circa 180 impiegati e nel 2019 un bilancio di 496 milioni di euro di finanziamento pubblico per progetti di ricerca per conto delle PMI. Gestisce i programmi pubblici del governo federale per rafforzare la competitività delle PMI come la ricerca collettiva industriale pre-competitiva. Dal momento della sua fondazione, ha stanziato circa 12,5 miliardi di euro di fondi pubblici in nuovi sviluppi e innovazioni, avviando oltre 238.000 progetti di ricerca. Costruisce alleanze insieme a partner dell’industria, della scienza e del governo allo scopo di trasformare le idee in prodotti, processi o servizi innovativi sul mercato. AiF promuove lo scambio tra l’industria e la scienza, al fine di mettere rapidamente in pratica i nuovi risultati della ricerca. I suoi servizi sono rivolti in particolare alle imprese tedesche. L’AiF ha costituito una rete di innovazione che coinvolge più di 100 associazioni di ricerca industriale con circa 50.000 imprese (principalmente PMI). Negli ultimi 20 anni la domanda di trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca scientifica è aumentata considerevolmente, in vari Stati le leggi universitarie hanno integrato i compiti delle università ed è iniziata un’intensificazione delle loro azioni del trasferimento di conoscenze. In Germania le Università oltre alle proprie attività di insegnamento e ricerca promuovono l’imprenditorialità e l’innovazione. Una caratteristica del sistema di innovazione tedesco è la capacità di adattare le invenzioni alle esigenze delle imprese. Il Bund e i Länder svolgono un ruolo importante per la diffusione dell’innovazione tecnologica e si affidano a istituzioni e organizzazioni, tra i quali i centri di intermediazione tecnologica come la Fondazione Steinbeis.

La Fondazione Steinbeis per la promozione economica: società privata, fondata nel 1971 a Stoccarda nel Land del Baden-Württermberg, dove si decise di reindirizzare la spesa del Land per la ricerca al fine di facilitare l’accesso delle piccole e medie imprese alle tecnologie. La Fondazione senza scopo di lucro per il trasferimento tecnologico (TT) alle PMI, opera attraverso le singole società Steinbeis. Nei suoi 50 anni ha ampliato le attività e dal 1990 è presente in tutti i Lander tedeschi e in circa 50 Paesi in tutto il mondo. La fondazione (dati del 2019) è composta da 1.075 imprese e ha realizzato un fatturato totale di 170,3 milioni di euro da attività di trasferimento. Nel 2019, un totale di 637 professori era attivo nelle aziende Steinbeis e avevano collaborato con 2.135 dipendenti e 3.471 liberi professionisti. Questa Fondazione attua il trasferimento di competenze dalle Università alle PMI per migliorare la capacità di innovazione delle aziende e il loro vantaggio competitivo. I Centri di Trasferimento o i Centri di Ricerca, i Centri di Consulenza o gli Istituti di Trasferimento operano come centri di profitto indipendenti. I Centri Steinbeis si concentrano sulla risoluzione di problemi tecnici nelle PMI e molti di loro hanno sede presso le FH o le Università. Questo metodo promuove l’utilizzo delle risorse interne, delle infrastrutture tecnologiche e delle attrezzature delle università e delle FH per migliorare la competitività tecnologica delle PMI. I contratti di ricerca provengono principalmente dalle imprese e in questo modo le attività dei Centri rimangono strettamente legate alle esigenze del mercato e spesso le stesse imprese chiedono che il prodotto venga sviluppato congiuntamente. Numerose aziende Steinbeis sono dirette da professori delle FH che utilizzano la rete Steinbeis per attrarre finanziamenti dall’industria alla ricerca universitaria. Per i docenti delle FH ci sono due modi per realizzare i progetti industriali. Il primo è il modo interno (presso l’Istituto di ricerca applicata, che dipende in parte dalla FH e che è autonomo rispetto ai dipartimenti). In esso i docenti universitari possono utilizzare liberamente le strutture esistenti per svolgere attività innovative per le imprese, evitando costi generali. Le attività sono svolte con contratto di lavoro, da un lato da studenti, dipendenti e professori della stessa FH e, dall’altro, da personale a contratto. Gli insegnanti inoltre possono ridurre parte del tempo dedicato al progetto dalle loro ore di insegnamento. Questa modalità prevede l’obbligo di pubblicare i risultati, in quanto le strutture pubbliche sono utilizzate gratuitamente e gli insegnanti non possono ricevere una retribuzione. Il secondo modo è la partecipazione dei docenti al modello Steinbeis. La rete di Centri Steinbeis privati è indipendente dalle FH e l’insegnante può farsi pagare le ore dedicate all’innovazione e, data la natura privata dei contratti Steinbeis, non c’è alcun obbligo di pubblicare i risultati. Per contro deve pagare per l’utilizzo delle strutture e coprire gli altri costi relativi al progetto. Inoltre, le ore di ricerca non sono compensate con uno sconto nell’assegnazione delle ore di insegnamento. Teoricamente, la prima modalità agisce dal punto di vista e negli interessi delle FH, mentre il modello Steinbeis lavora dal punto di vista delle imprese, utilizzando l’infrastruttura delle FH.  La professionalità e l’orientamento al mercato da parte del personale docente delle FH sono fattori di successo di questo modello. Sia gli insegnanti sia gli studenti sono in continua interazione, compreso il progetto di laurea finale con le imprese situate vicine alla FH. Attualmente ci sono circa 1075 cosiddette aziende Steinbeis o società di trasferimento (Transferunternehmen), più o meno autonome. La maggior parte di esse è collegata a università tecniche o alle FH e il loro obiettivo è di trasferire tecnologia, know-how e scoperte scientifiche dai portatori di conoscenza (per esempio, un professore in un’università tecnica) alle imprese. Generalmente i direttori di questi centri di trasferimento sono professori dell’università. La Fondazione Steinbeis è la società legale con tutta la competenza e il supporto in materia di contratti, tenuta della contabilità, processo di trasferimento e modelli di accordo necessari. I professori, che lavorano come attività collaterale in questi centri, diventano imprenditori Steinbeis in quanto la loro conoscenza è una risorsa per l’attività imprenditoriale, e il trasferimento di questa conoscenza va a beneficio delle imprese. Questo modello apre un potenziale di conoscenza ed esperienza altrimenti inutilizzato dal punto di vista economico, in particolare dalle Università. Per poter istituire un centro di trasferimento tecnologico Steinbeis vi deve essere un’esigenza espressa da parte delle imprese. Questa richiesta deve poter essere soddisfatta (in termini di trasferimento tecnologico, test ecc) da uno o da più agenti con adeguate conoscenze tecniche per poter ricevere un contributo finanziario iniziale dalla Fondazione Steinbeis. Nessun finanziamento è invece erogato per il suo funzionamento in corso o la sua amministrazione e il 95% delle entrate del Centro-S deriva dai progetti industriali. Ogni Centro Steinbeis è una singola unità amministrativa, (un’azienda privata), che deve generare il proprio reddito e ogni anno alcuni Centri vengono chiusi e altri vengono aperti a causa dei cambiamenti nella domanda dei mercati tecnologici. L’unico aiuto diretto è costituito dalla consulenza attiva breve gratuita di cinque ore, pagata dal Land, per ciascuna impresa. Il vantaggio è che l’impresa non deve pagare direttamente ma può valutare se il Centro può aiutarla. Di conseguenza i Centri di trasferimento Steinbeis hanno una struttura organizzativa e di personale flessibile (con pochi dipendenti) e forniscono un’offerta di servizi fortemente orientata alla domanda delle imprese, in primo luogo di quelle locali. Date le dimensioni limitate dei progetti di trasferimento e la loro natura applicativa, essi non realizzano innovazioni radicali e non aprono nuovi campi tecnologici, ma contribuiscono a rafforzare percorsi tecnologici comprovati. Infine, la Fondazione Steinbeis può chiudere i centri di trasferimento quando ritiene che le loro prestazioni (in termini finanziari) non siano soddisfacenti. Steinbeis collabora con le Università per costituire presso di loro, mediante accordi di cooperazione, una azienda privata di trasferimento tecnologico congiunta: la Transfer GmbH che consente di realizzare un TT efficiente e in una forma vantaggiosa per tutte le parti coinvolte. Queste aziende decentralizzate fanno parte della Fondazione Steinbeis e sono gestite in modo indipendente, sia dal punto di vista imprenditoriale sia economico e i professori Steinbeis fanno parte di esse. All’inizio, gli imprenditori di trasferimento erano solo i professori delle delle FH e delle Università di scienze applicate ai quali la Fondazione Steinbeis forniva un Centro di trasferimento, oggi un’azienda Steinbeis, che il professore gestisce come parte della sua attività secondaria. Il concetto di imprenditore di trasferimento è stato ampliato ad altre basi di conoscenza esterne come Università e istituti di ricerca o imprese, ma anche a fonti interne come l’Università Steinbeis. La struttura centrale del gruppo Steinbeis fornisce consulenza ai ricercatori delle FH e delle Università di scienze applicate sulla progettazione e la creazione di queste società, sulla loro gestione, la logistica ecc. In questo modo le aziende Steinbeis possono concentrarsi sulle imprese loro clienti e sui progetti, mentre i servizi di accompagnamento sono rilevati dalla sede centrale Steinbeis. Con Steinbeis i docenti delle FH possono lavorare come imprenditori di trasferimento come attività secondaria del loro lavoro accademico, percependo un reddito aggiuntivo. I Centri di trasferimento tecnologico Steinbeis sono concentrati sulle PMI che sono le loro clienti principali e circa i due terzi della loro attività è rivolto a esse. I servizi offerti da Steinbeis sono consulenza, ricerca e sviluppo, formazione e sviluppo professionale, valutazione e rapporti. Vengono inoltre organizzate e svolte lezioni scientifiche, seminari e workshop per conto dei clienti. Le attività degli esperti per l’industria, le banche e i tribunali completano la varietà dei servizi offerti. Ogni anno sono più di 20.000 i progetti attuati e 10.000 le imprese che utilizzano la rete Steinbeis di trasferimento tecnologico. La rete collabora con le PMI e con le grandi imprese, con l’obiettivo di aiutarle ad accedere alle tecnologie, ai metodi innovativi e alle conoscenze tecniche disponibili attraverso essa. La Fondazione Steinbeis non ha costruito un’ampia e costosa infrastruttura per il TT, ma utilizza strutture già esistenti di proprietà del Land nelle FH e in tal modo fa si che i propri Centri di TT siano economici e competitivi. 

Gli Istituti affiliati alle Università: nelle Università esistono i cosiddetti Istituti affiliati all’Università (An-Istitute). Sono uno strumento importante del SNI per attuare il trasferimento di conoscenze e di tecnologie dalle università alle imprese. Sono istituti giuridicamente e amministrativamente indipendenti, che si intrecciano con le Università in termini di organizzazione, personale e spazio, ma non ne sono parte integrante. Sono ufficialmente riconosciuti da esse e collaborano sulla base di accordi di cooperazione. In Germania sono diffusi come forma di scambio istituzionalizzato tra scienza e impresa. Spesso sono costituiti su iniziativa di singoli titolari di cattedre, che poi ne assumono la direzione e sono attivi part-time presso l’istituto affiliato. Questi istituti vengono utilizzati principalmente per svolgere attività di ricerca e sviluppo di prodotti rilevanti per il mercato. Nel 2007 il loro numero ammontava a 544. Sono piccoli istituti di ricerca e sviluppo, pensati al fine di migliorare la flessibilità amministrativa per poter rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato. La maggior parte di essi sono pubblici o semi-pubblici senza scopo di lucro, ma vi sono anche An-institute privati. Generalmente sono organizzati secondo il diritto privato, principalmente come un’associazione registrata, ma anche come fondazione o GmbH. Se l’obiettivo della Fondazione Steinbeis è quello di intensificare i legami tra le Fachhochschulen e le imprese e per i professori coinvolti di guadagnare un reddito aggiuntivo, quello dell’istituzione di An-Institute è di trovare un quadro più flessibile per la ricerca applicata, il TT e per altre attività finanziate da soggetti esterni, di quanto sia possibile nelle università soggette a rigide regole di bilancio pubblico. Inoltre, gli An-Institute hanno un focus di trasferimento molto più ampio, che copre tutte le discipline scientifiche: dalle scienze tecniche, alle scienze naturali, alle scienze sociali, alle scienze religiose e alla medicina e sono quindi molto più diversificati nella loro attività rispetto ai Centri Steinbeis. Vi è dunque una vasta varietà di An-Istitute e quelli piccoli, altamente specializzati, convivono con altri che svolgono attività innovative in un campo molto più ampio. Gli istituti affiliati hanno tre funzioni: implementazione dell’attività di ricerca e sviluppo in settori tecnologici di interesse per l’Università e l’attività di ricerca, sviluppo e innovazione che difficilmente si adatta alle strutture universitarie, trasferimento di conoscenze e tecnologie, nonché insegnamento, ulteriore formazione e qualificazione. L’interconnessione tra Università, An-Institut e impresa crea vantaggi per tutti e tre questi soggetti. L’istituto ha l’opportunità di condurre in modo flessibile ricerca e sviluppo per le imprese che in questo modo beneficiano delle competenze dell’Università. Le Università sfruttano le attività di questi istituti e ampliano le loro attività di ricerca grazie alla politica attiva di essi di perseguire nuovi clienti e attività.  Gli istituti possono stabilire un sistema di contabilità e bilancio flessibile, in base alle esigenze aziendali. Inoltre, possono retribuire liberamente i propri collaboratori non solo per l’attività di ricerca ma anche per le attività di pubbliche relazioni e gli intermediari che ottengono i progetti. Sono inoltre liberi di pagare per la formazione continua dei loro ricercatori e di assumere personale tecnico. Gli An-Institute si integrano nel sistema produttivo locale e hanno un rapporto diretto con l’Università o la FH in quanto, molti dei loro direttori sono professori part-time presso la stessa Università in cui vi sono questi istituti. Hanno quindi accesso – a pagamento – alle strutture e alle attrezzature scientifiche universitarie e forniscono formazione attraverso la partecipazione degli studenti ai progetti di ricerca degli An-Institute.  Generalmente questi istituti ricavano gran parte delle loro entrate finanziarie da contratti di ricerca, sia privati sia da bandi pubblici. In genere, gli An-Institute ricevono i loro finanziamenti di base dagli Stati federali nei quali si trovano, ma devono cercare la maggior parte dei loro finanziamenti da fonti esterne. Si stima che le attività degli An-Institute nei settori legati alla tecnologia rappresentino circa un terzo di quelle di tutti gli istituti Fraunhofer. Numerosi An-Institute non ricevono però alcun aiuto e solo quelli con un profilo molto specifico, vicino alle esigenze produttive e con una grande flessibilità ai cambiamenti, hanno le capacità per sopravvivere nel lungo periodo. 

Le Agenzie di valutazione e valorizzazione dei brevetti: in Germania esistono una trentina di Agenzie di valutazione e valorizzazione dei brevetti (PVA-Patentund Verwertungsagenturen) la cui missione è la valutazione commerciale dei brevetti e dei risultati della ricerca universitaria ed extra-universitaria. Queste Agenzie, dislocate nei 16 Länder, sono nate ad opera del BMBF nel 2001 a seguito della legge sull’ abolizione dei privilegi dei professori con il trasferimento dei diritti di proprietà intellettuale dagli inventori alle istituzioni universitarie. In quell’anno, l’ufficio tedesco dei brevetti e dei marchi di Monaco di Baviera segnalava annualmente in Germania 110.000 domande di brevetto delle quali, dalle 4.000 alle 5.000 provenivano da membri delle Università. Il cosiddetto privilegio universitario era un’eccezione alla legge Arbeitnehmererfindergesetz. Così se un dipendente inventava qualcosa, l’invenzione apparteneva al datore di lavoro. Ma se un professore inventava qualcosa mentre era in servizio, i diritti restavano all’inventore e non passavano automaticamente all’Università. La nuova legge, emendata, richiede a questi ultimi di comunicare i loro risultati all’Università di origine. Le organizzazioni pubbliche di ricerca hanno quindi ottenuto il diritto di rivendicare i diritti di proprietà intellettuale per il lavoro prodotto nei loro laboratori e sono supportate in questo processo dalle PVA. Queste strutture possono adottare diversi statuti legali, e la maggioranza di esse opera sotto forma di società a responsabilità limitata (GmbH), mentre alcune sono società per azioni (Aktiengesellschaft, AG). Sono organizzate a livello regionale e si fanno carico della domanda del brevetto fino alla sua commercializzazione. La loro attività è incentrata sulla commercializzazione di prodotti e brevetti derivanti dalla ricerca pubblica, facilitando il trasferimento tecnologico e le partnership tra laboratori pubblici e imprese. Ventidue di queste agenzie di trasferimento tecnologico sono raggruppate nella Technology Alliance (Technologie-Allianz) e formano una rete che rappresenta direttamente o indirettamente più di 200 strutture di ricerca. Technologie-Allianz opera in collaborazione con l’Associazione delle organizzazioni di consulenza tecnologica e innovazione VITO e.V, la società tedesca di certificazione del sistema di gestione DQS. Va notato che l’attività brevettuale in Germania presso le Università non è particolarmente pronunciata, anche dopo che sono state istituite queste Agenzie di sfruttamento dei brevetti. Alcune di esse sono dipartimenti di un’Università o fanno parte degli Istituti Fraunhofer. Solitamente, un’agenzia di TT è responsabile di diverse Università nei rispettivi Länder e valorizza le loro invenzioni. Esistono molte forme diverse di cooperazione: dalla cooperazione esclusiva con l’applicazione e la valorizzazione di brevetti, compresa la conclusione di accordi di cooperazione di ricerca e sviluppo, alla mera amministrazione dei diritti di proprietà intellettuale. La principale difficoltà delle PVA è la loro mancanza di redditività nel breve e medio periodo, in particolare a causa delle loro spese di esplorazione, ricerca di invenzioni brevettabili e di comunicazione. Tuttavia, richiedere un brevetto è costoso e comporta un grande sforzo. I ricavi dai brevetti arrivano solo in una seconda fase, essi stanno crescendo ma oscillano ogni anno e sono difficili da prevedere. Al presente le PVA non sono pertanto in grado di autofinanziarsi e dipendono ancora dai finanziamenti statali.

Il Campus di ricerca – partenariato pubblico privato: le innovazioni nascono spesso nei luoghi dove le competenze scientifiche e imprenditoriali si incontrano e pertanto uno degli elementi centrali della politica dell’innovazione in Germania è il rafforzamento della collaborazione tra le università e l’industria e il miglioramento delle reti e del trasferimento tecnologico. Dal 2010, anche in Germania come in altri Paesi, sono stati attuati ulteriori modi di cooperazione tra università, imprese e istituti di ricerca non universitari. Le grandi imprese e le multinazionali, preoccupate di sviluppare una strategia di ricerca a lungo termine per mantenere la propria competitività, hanno investito nella ricerca e sviluppo pubblica, assieme alle università e hanno sviluppato nuovi laboratori e centri di ricerca comuni. Infatti, da parte della pubblica amministrazione, a causa dei tagli ai bilanci pubblici, è aumentata la disponibilità a entrare in nuove forme di PPP, mentre nelle università, le maggiori aspettative di trasferimento tecnologico e la gestione dello sfruttamento dei diritti hanno esercitato uno stimolo importante verso tale forma di collaborazione. Per rafforzare questa cooperazione, il BMBF ha lanciato l’iniziativa Campus di ricerca (Forschungscampus) nella forma di un Partenariato Pubblico-Privato. Dal 2011, il ministero Federale dell’Istruzione e della Ricerca (BMBF) ha avviato il programma di finanziamento competitivo: Campus di ricerca – Partenariato Pubblico Privato per l’innovazione (in tedesco: “Forschungscampus – öffentlich-private Partnerschaft für Innovationen”). Data di inizio anno 2011, data di cessazione anno 2027. Il programma prevede finanziamenti per partenariati pubblico privati a medio e lungo termine tra università, enti di ricerca ed imprese.  Accordi vincolanti disciplinano la cooperazione tra i partner del PPP e in particolare la proprietà intellettuale. Questi accordi sono la base su cui si fondano i campus di ricerca e permettono loro di sviluppare programmi di ricerca a lungo termine. In questo modo, viene sostenuta la ricerca fondamentale orientata all’applicazione con una prospettiva di finanziamento a lungo termine, attuato il trasferimento tecnologico e le fonti di finanziamento sono messe in comune per collaborare su un tema specifico di ricerca. Ciò permette l’esplorazione di aree diversificate e complesse, che hanno elevati rischi di ricerca ma anche potenziale per le innovazioni radicali e rilevanza sociale. L’obiettivo è creare nuove strutture, i Research Campus, per far si che i risultati della ricerca si traducano rapidamente in nuovi prodotti di generare cioè innovazione. Con questo programma le imprese partecipanti si assicurano l’accesso agli ultimi risultati della ricerca scientifica e possono aumentare la loro capacità innovativa. Nel 2012, il ministero Federale dell’Istruzione e della Ricerca (BMBF) ha selezionato per mezzo di una apposita giuria, dieci modelli di campus di ricerca nove dei quali sono tuttora attivi (2021) e lavorano in diverse discipline. Oltre al denaro privato, il co-finanziamento del BMBF di un campus di ricerca varia da uno a due milioni di euro all’anno. Ogni campus di ricerca potrà quindi ricevere finanziamenti fino a 20 milioni di euro in un periodo massimo di 15 anni. Un Campus di ricerca si basa su un partenariato pubblico-privato, unisce le competenze di ricerca private e pubbliche in un unico luogo e attorno allo stesso tema e rafforza la cooperazione strategica a lungo termine tra scienza e industria, con lo sviluppo di progetti collaborativi originali e precompetitivi. Le Università hanno sviluppato il progetto e hanno attirato le imprese nel campus. Il PPP è legalmente vincolante e si basa su accordi di cooperazione, per la gestione della proprietà intellettuale e su finanziamenti significativi dei partner coinvolti, il cui importo dipende dal finanziamento del progetto del BMBF. Le università e i rispettivi Campus di ricerca sono:

Il Campus di ricerca Ambiente di ricerca attivo per la prossima generazione di automobili (ARENA 2036, Università di Stoccarda, Baden-Württemberg): questo progetto è orientato intorno ai temi della costruzione e della produzione leggera. L’obiettivo è quello di ottenere un buon controllo sulla produzione in serie di materiali leggeri (in particolare materiali fibrorinforzati) come quello attuale di acciaio e alluminio. Un secondo obiettivo è la sostituzione delle linee di produzione rigide con una produzione flessibile e introdurre nuove possibilità per le interazioni uomo-robot. La scadenza è il 2036, anno in cui ricorre il 150° anniversario della nascita dell’automobile. I partner principali del Campus di ricerca sono: Università di Stoccarda, Centro di ricerca tedesco per i tessuti e le fibre (DITF) a Denkendorf (Baden-Württemberg), Centro di ricerca aerospaziale tedesco (DLR – Colonia, Renania settentrionale-Vestfalia), Società Fraunhofer, BASF SE, Daimler AG, Robert Bosch GmbH, Artur Bär Maschinenbau GmbH e DYNAmore GmbH. 

Il Campus di ricerca Produzione Fotonica Digitale (Forschungscampus Digitale photonische Produktion): è uno dei due campus di ricerca dell’Università Tecnica di Aquisgrana (Nord Reno-Westfalia). Il suo obiettivo è di ricercare effetti fisici fondamentali e nuovi metodi per utilizzare la luce come strumento nella produzione del futuro, ovvero l’uso dei laser nella produzione industriale di componenti utilizzati nei campi della mobilità, dell’energia, della salute e delle NTIC. Questo progetto è svolto da un consorzio associato alla Università Tecnica di Aquisgana, che comprende (anno 2020), la Fraunhofer-Gesellschaft e 27 imprese industriali. 

Il Campus di ricerca Reti elettriche del futuro (FEN – Electrical Networks of the Future dell’Università Tecnica di Aquisgrana, Nord Reno-Westfalia), si concentra sul tema delle reti elettriche di conduzione e distribuzione in corrente continua. Le aree di ricerca del Campus sono organizzate in cinque dipartimenti e ogni dipartimento è diretto in modo equo da un professore dell’Università Tecnica e da un partner industriale. I partner principali sono: 15 Istituti dell’Università Tecnica di Aquisgrana e 20 partner industriali tra cui: ABB AG, AixControl GmbH, Alstom Grid, E.ON, GE Energy, Nexans, Siemens AG. 

Il Campus di ricerca Infettognostica (InfectoGnostics Forschungscampus Jena, Turingia). La ricerca si concentra sul rilevamento in loco efficiente e rapido di agenti infettivi e contaminazioni microbiche. Le applicazioni riguardano la diagnostica clinica, la prevenzione epidemica e la sicurezza alimentare. 28 partner della scienza, della medicina e dell’economia lavorano insieme su soluzioni innovative per la diagnosi rapida ed economica delle malattie infettive. I partner principali sono: l’Università di Jena e l’impresa: Alere Technologies GmbH.

Il Campus di ricerca Ambiente di intervento molecolare di Mannheim (M²OLIE, Baden-Württemberg). Il progetto M²OLIE (Mannheim Molecular Intervention Environment) si concentra sul miglioramento del trattamento delle malattie cancerose mediante l’intervento molecolare sulla struttura delle cellule del corpo, con un approccio che riunisce medicina, scienze naturali e ingegneria. Nel campus di ricerca M²OLIE ci sono attualmente 27 partner: cinque partner accademici e 21 partner industriali e un partner sulla base di accordi di partenariato multilaterali. I partner principali sono: l’Istituto di tecnologia medica di Mannheim (IMT), la Facoltà di Medicina ed Economia dell’Università di Mannheim, il Collegio universitario di Mannheim, il Gruppo di ricerca Fraunhofer peer l’automazione in medicina e biotecnologia (PAMB), il Centro di ricerca tedesco sul cancro (DKFZ Heidelberg, Baden-Württemberg), l’Ufficio per lo sviluppo economico della città di Mannheim, Siemens Healthcare Diagnostic, KUKA Laboratories GmbH e Carl Zeiss Meditec AG.

Il Campus di ricerca Produzione di energia sostenibile e sviluppo di concetti di mobilità sostenibile attraverso l’accoppiamento delle reti intelligenti con l’elettromobilità (Mobility2Grid, EUREF, Berlino): sotto la guida della Università Tecnica di Berlino, 36 istituzioni della scienza e dell’industria hanno istituito, nella località EUREF a Berlino-Schöneberg, un partenariato pubblico-privato nell’associazione Mobility2Grid e.V, che attualmente occupa circa 5000 persone. L’elettrificazione dei trasporti permette di attuare ricerche congiunte sui sistemi energetici e di trasporto e per utilizzare le sinergie. Seguendo un approccio energetico olistico legato ai concetti di smart grid e mobilità urbana, il campus di ricerca Mobility2Grid (M2G) ricerca e implementa soluzioni innovative per garantire la fornitura di elettricità, calore e trasporti in modo conveniente, sicuro e completamente basato su energie rinnovabili e sostenibili nel lungo termine. Partner principali: Università Tecnica di Berlino (TUB), Schneider Electric GmbH.

Il Campus di ricerca Laboratorio di ottimizzazione matematica e analisi dei dati (MODAL AG, Berlino-Dahlem): il progetto utilizza modelli matematici per studiare la modellizzazione, la simulazione e l’ottimizzazione di processi complessi che derivano dalla logistica e dalle tecnologie mediche, con il fine di ottimizzare le reti, i sistemi e le procedure associate. Il trasporto ferroviario, le reti di approvvigionamento di gas naturale e le tecnologie diagnostiche mediche sono alcuni esempi di applicazione. Partner principali: Libera Università di Berlino, Istituto Konrad-Zuse di Berlino, Deutsche Bahn AG, (assieme a più di 30 imprese private).

Il Campus di ricerca Offene Hybrid-Laborfabrik (Wolfsburg, Bassa Sassonia): la ricerca transdisciplinare si concentra sulla costruzione di materiali ibridi e ultraleggeri per l’industria automobilistica. Nella Università Tecnica di Brunswick, collaborano istituti di ricerca, vari partner industriali, leader nel mercato delle apparecchiature e varie PMI. I partner principali sono l’Università Tecnica di Brunswick, Volkswagen AG, il Centro di ricerca automobilistico Niedersachsen (NFF), la BASF, DowAksa, Engel, IAV, Magna, Siempelkamp, ThyssenKrupp, ZwickRoell, vari istituti Fraunhofer, la Università Clausthal di Tecnologia e la Leibniz Università di Hannover.

Il Campus di ricerca Solution Center for Image Guided Local Therapies (STIMULATE, Magdeburgo, Sassonia-Anhalt): l’obiettivo del campus STIMULATE è lo sviluppo di tecnologie per i metodi minimamente invasivi guidati da immagini in medicina. L’obiettivo è migliorare le cure mediche delle malattie comuni legate all’età nei settori dell’oncologia, della neurologia e delle malattie vascolari. Tra i leader del progetto ci sono: l’Università di Magdeburgo (Facoltà di Medicina e Scienze ingegneristiche), il Centro tedesco per le malattie neurogenetiche (DZNE), l’Istituto Leibnitz di neurobiologia, l’Istituto Fraunhofer per le lavorazioni meccaniche e l’automazione e, per il settore privato, la Siemens Healthcare, più 24 partner del settore dell’economia, leader a livello regionale e internazionale. Le Università che hanno sviluppato il progetto iniziale hanno attratto poi le imprese che si sono insediate nei campus per partecipare allo sviluppo dei laboratori comuni. Entrambe le parti apportano risorse proprie e condividono i rischi e le possibili entrate derivanti dallo sfruttamento dei risultati della ricerca. Ci sono casi in cui gli inventori richiedono un diritto di proprietà industriale, ma il campus di ricerca ha comunque un diritto di prelazione preventivo.

I Campus di ricerca sono analoghi ai cluster d’eccellenza, prevedono però raggruppamenti più piccoli. Il numero di organizzazioni partner nei campus di ricerca varia tra 12 e 35, con una media di 20 tra imprese e istituti di ricerca. In media, le grandi imprese e le PMI insediate sono rispettivamente sette e otto, mentre tre sono in media gli istituti di ricerca non universitari e due le Università, partner scientifici di un campus. In termini di personale, i campus di ricerca hanno le dimensioni di un istituto di ricerca di medie dimensioni. Nel campus, circa 30 ricercatori (Etp) lavorano nei progetti finanziati dal BMBF e altri 23 ricercatori (Etp) lavorano, finanziati con risorse proprie dei partner del campus di ricerca. Nel 2016, nei campus di ricerca lavoravano oltre 200 parti interessate, circa un quarto provenivano dal settore della scienza e circa tre quarti dall’industria. Attualmente, secondo il BMBF, il 54% degli attori privati ​​dei nove campus di ricerca sono PMI. La vicinanza fisica dei vari ricercatori pubblico-privati, in un Campus di ricerca facilita la ricerca di un equilibrio tra i loro diversi interessi. Per esempio, le applicazioni future possono essere già prese in considerazione quando si pianificano i progetti di ricerca e si facilita la traduzione dei risultati della ricerca in nuovi prodotti, processi e servizi. Nei campus di ricerca inoltre sia le Università sia le imprese sono attive entrambe nell’insegnamento e nella formazione di giovani scienziati e di dottorandi e garantiscono in questo modo l’offerta di professionisti qualificati per l’economia tedesca. (Photo by Niklas Ohlrogge on Unsplash )

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