Ecco Endeavor, la noprofit che aiuta le scaleup

Pubblicato il 22 Feb 2016

Endeavor  Italia non è un venture capital, almeno non nel senso classico del temine; non investe in startup, ma in aziende ad alta potenzialità di crescita (e non solo di tipo tecnologico); non cerca imprenditori che siano solo bravi, ma che abbiano anche il senso di costruzione del valore per l’intero ecosistema e che siano, quando verrà il momento, pronti a fare la loro parte nel restituire ciò che hanno avuto in supporto, risorse, coinvolgimento.

Endeavor è oggi presente in 25 Paesi in Sudamerica, Medio Oriente, Europa, Sudest asiatico e ha deciso di puntare anche sull’Italia dove a guidare le operazioni è stato chiamato Raffaele Mauro che per assumere l’incarico di managing director della organizzazione (che ha il suo quartier generale a New York) ha lasciato Intesa Sanpaolo.

Mauro 2013

Raffaele Mauro ci aiuta a capire come  funziona questa innovativa realtà : “fondamentalmente Endeavor è una organizzazione no profit che ha l’obiettivo di creare e favorire la crescita di ecosistemi imprenditoriali in territori dove ancora sono per nulla o poco sviluppati e aiuta le imprese ad accedere al capitale, al talento e al mercato grazie al suo network”.

Endeavor è nata nel 1998 e all’inizio si è concentrata maggiormente sulle economie emergenti senza farsi spaventare dai sistemi più complessi e burocraticizzati come quelli sudamericani dove invece ha saputo svilupparsi in modo solido e ha potuto dimostrare che l’approccio basato sulla creazione del network e sulla collaborazione trasversale che consente di mantenere sempre l’indipendenza da organizzazioni di altra natura, soprattutto quelle di tipo governativo e dai finanziamenti pubblici che mai intervengono nelle strategie di Endeavor, funziona molto bene. “In Europa siamo già presenti in Grecia e Spagna – specifica Mauro – perché a un certo punto Endeavor ha deciso che se il modello funzionava così bene nei Paesi emergenti si sarebbe potuto estendere anche ad altre economie. Condizione importante è trovare terreno fertile e accoglienza, preferiamo operare con l’approccio pull e non push e in Italia è avvenuto proprio così”. Endeavor Italia ha un board di altissimo livello i cui nomi saranno ufficialmente annunciati nelle prossime settimane ma già si sa che sarà composto da imprenditori di successo nell’ambito dell’internet industry, da esponenti di organizzazioni finanziarie che sono molto attente all’innovazione d’impresa e anche da manager di multinazionali.

“Il mio compito in questa fase iniziale – spiega il managing director – è da un lato trovare le persone da assumere per completare il team, funzioniamo come se fossimo un piccolo fondo quindi inizialmente ho necessità di assumere un junior e un senior associate per la selezione delle imprese e la fornitura dei servizi e un office manager per la gestione operativa. Poi ho già iniziato a dialogare con alcune imprese che possono essere interessanti per il nostro network e sto già lavorando alla costruzione del mentor network che sarà il più ampio e differenziato possibile sia per competenze sia per esperienze, e quindi anche per età dei mentor, importante è che siano persone con cose da condividere che portano valore”.

Endeavor cerca quindi imprese che siano ad alta potenzialità di crescita e che siano guidate da imprenditori capaci di guardare oltre il solo successo della loro venture, tra le imprese che vengono individuate come interessanti e quindi selezionate alcune partecipano anche agli eventi internazionali di Endeavor, gli international selection panel, che sono organizzati periodicamente in diverse località del pianeta: “gli international selection panel sono altamente selettivi – spiega  Mauro – parteciparvi e essere selezionati ha lo stesso valore e le medesime probabilità di ricevere un round di investimento”. Tutte le imprese selezionate sono affiancate da un account manager di Endeavor e ricevono supporto sia direttamente da Endeavor sia dal network che l’organizzazione ha in tutto il mondo e che è composto da imprenditori di prima generazione e altri esponenti dell’impresa e della finanza. Ovviamente questa è la linea generale che ha dei margini operativi, qualora trovassimo un’impresa che non rispetti ancora questi parametri ma che risultasse molto interessante per noi non ce la lasceremmo scappare. Io credo che questo tipo di supporto orientato alle scaleup sia quello che serve moltissimo in questo momento in Italia. Dal punto di vista settoriale siamo agnostici: ci interessano aziende tecnologiche così come aziende più tradizionali tipiche del made in Italy, quindi dall’internet company al fashion brand emergente, ciò che è importante, ribadisco, è che siano aziende con alte potenzialità di crescita e guidate da imprenditori con visione a lungo termine e spirito del give back”.

Accanto a queste attività di supporto alle imprese nella definizione del modello, nella internazionalizzazione, nell’aggancio a talenti e capitali che Endeavor fa oggi per oltre 730 imprese con una ricaduta di oltre 500mila posti di lavoro e un fatturato aggregato che nel 2014 ha toccato quota 7,7 miliardi di dollari , opera il fondo Catalyst. Si tratta di un fondo che fa investimenti di grandi dimensioni, nell’ordine dei 5 milioni di dollari, e spesso opera in co-investimento sulle imprese di Endeavor che stanno raccogliendo round da altri investitori qualificati: “Catalyst investe esclusivamente sulle imprese selezionate da Endeavor anche se non necessariamente su tutte. Va anche sottolineato che le management fees del fondo sono allo 0%, quindi anche in questo caso l’ottica è sempre quella del give back”, spiega Mauro.

Da qui a primavera lo staff di Endeavor Italia lavorerà per individuare le prime due, tre imprese italiane da inserire nel network, per costruire il team operativo e il network dei mentor. Come detto l’organizzazione non si lega ad aggregati politici o economici e tantomeno a finanziamenti pubblici, l’intero sistema di supporto di Endeavor è privato, ma si propone come strumento complementare che affianca ciò che già esiste per accelerare ulteriormente la creazione di un sistema capace di valorizzare gli imprenditori bravi, di creare valore attorno alle loro imprese e di fare in modo che poi questo valore diventi nuova risorsa per altri. “Il principio di base è quello noto come ‘Paypal mafia’ (https://en.wikipedia.org/wiki/PayPal_Mafia, ndr)  – spiega il managing director – che ha visto i fondatori e i manager di PayPal costruire e finanziare numerose altre aziende tecnologiche con le risorse derivanti dal successo di PayPal”. Tra i sostenitori di Endeavor a livello globale ci sono grandi imprenditori e investitori come per esempio Reid Hoffman co-founder e Ceo di Linkedin, altro esempio del concetto di creazione valore a lungo termine basato sul give back.

“In questo periodo sto viaggiando per incontrare altri esponenti del network globale di Endeavor – dice Mauro – nel frattempo sto parlando moltissimo con quelli che considero i miei utenti e clienti, vale a dire gli imprenditori, al fine di capire meglio come supportarli. Con molta concretezza e senza fame di comunicare a ogni costo faremo le cose prima di annunciarle, saremo noi stessi una startup e il nostro motto sarà talk to users”.

Endeavor è anche un caso di studio dello Scaleup Report UK, guarda anche questa risorsa

Emil Abirascid

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