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Sentiamo spesso dire che il sud del Paese cresce. Nel mondo delle startup, c’è un modo di dire: ‘da zero a uno’, ma la vera sfida, qui, è un’altra: passare ‘da uno a cento’, quindi non solo creare qualcosa dal nulla, ma farla crescere, consolidarla, trasformarla in un sistema che funziona e che resta.
Perché è lì che si misura la differenza tra un’idea brillante, potenziale creativo e un ecosistema che sa generare futuro. Negli ultimi dieci anni, il venture capital italiano è cresciuto, certo, ma con un problema evidente: quasi tutto si concentra al nord. Il sud, che pure ha imprenditori di valore e centri di innovazione che non hanno nulla da invidiare al resto del Paese, riceve ancora le briciole dei finanziamenti.
Cosa Manca?
È la solita storia di un’Italia che corre a due velocità, senza accorgersi che siamo tutti parte dello stesso organismo. E mentre ci dividiamo tra noi, la realtà è che l’intero Paese arranca rispetto al resto d’Europa. La teoria della Blue Banana (l’asse europeo ad alta urbanizzazione che va da Liverpool a Milano e comprende le aree più economicamente intense) può valere per molti settori, ma i numeri dell’ecosistema innovazione parlano chiaro: confrontando gli investimenti nelle startup italiane con quelli di Francia, Germania o Regno Unito, e si comprende che non siamo neanche nella stessa categoria, nel medesimo campionato.
Ho letto di recente l’ondata di entusiasmo partita dalla Sicilia del mese scorso e dal Sud Innovation Summit. Bello, sono eventi che servono a sensibilizzare l’innovazione nel Mezzogiorno anche se, per arrivare a numeri significativi serve sommare quasi dieci anni di investimenti al sud.
Per questo ho voluto approfondire, incrociando i dati accessibili e verificabili intrecciando più fonti usando anche IA. L’obiettivo? Capire cosa dicono davvero i numeri sui finanziamenti alle startup del Mezzogiorno e dove ci sono discrepanze tra le diverse fonti.
Investimenti VC in Italia in 10 anni
Totale investimenti VC Italia 2015–2024 (baseline): ≈ 11–12 miliardi di euro – periodo 2015–2024 – stime basate su quote geografiche ufficiali (fonti: Growth Capital + Italian Tech Alliance, P101 “State of Italian VC”, Intesa Innovation Center)
| Regione | Percentuale quota nazionale investimenti stimata 2015-24 | Investimenti stimati 2015-24 (milioni di euro) | Numero deal stimati 2015-24 | Fonti principali |
| Lombardia | 50–55% | ≈ 5.5–6.6 miliardi di euro | ~650–800 | VeM 2024: Lombardia prima per numero di target; Dealroom: Milano ~50% del valore tech nazionale |
| Piemonte | 10–12% | ≈ 1.1–1.4 miliardi di euro | ~120–180 | Intesa IC 2024: Piemonte supera Lazio; VeM: Lombardia+Piemonte >51% investimenti |
| Lazio | 10–12% | ≈ 1.1–1.4 miliardi di euro | ~130–200 | Lazio Innova: forte attività fondi regionali; Intesa 2024: Lazio 11% |
| Emilia-Romagna | 6–8% | ≈ 660–900 milioni di euro | ~90–140 | Open Innovation E-R Report; VeM distribuzione 2024 |
| Veneto | 4–6% | ≈ 440–700 milioni di euro | ~60–100 | VeM 2024: posizione media; Dealroom Nord-Est |
| Toscana | 4–6% | ≈ 440–700 milioni di euro | ~60–100 | VeM cluster Centro; trend 2019-2024 Dealroom |
| Campania | 2–4% | ≈ 220–480 milioni di euro | ~30–60 | PR FESR Campania: Sud ≈6% nazionale VC; VeM: pochi deal annui |
| Puglia | 2–3% | ≈ 220–330 milioni di euro | ~25–45 | Equity Puglia; Dealroom Sud Italia |
| Sicilia | 2–3% | ≈ 220–330 milioni di euro | ~20–40 | MIMIT + VeM 2024 (deal rari ma costanti) |
| Sardegna | 0.5–1% | ≈ 55–110 milioni di euro | ~8–15 | SFIRS VC; VeM (deal sporadici) |
| Calabria | 0.3–0.8% | ≈ 35–90 milioni di euro | ~4–10 | MIMIT + VeM |
| Basilicata | 0.2–0.6% | ≈ 25–70 milioni di euro | ~3–8 | MIMIT + analisi VeM |
| Molise | 0.1–0.3% | ≈ 10–35 milioni di euro | ~1–3 | VeM (quasi assenza) |
Nota Metodologica
Poiché in Italia non esistono dati ufficiali che riportino in modo continuo, regione per regione, i volumi complessivi di venture capital dal 2015 al 2024, le stime sono state ricostruite applicando al periodo decennale le quote territoriali più affidabili disponibili per gli anni recenti (Dealroom, VeM, Intesa). Gli intervalli sono necessari perché i volumi annuali oscillano molto a causa dei mega-round: per questo si è preferito usare range basati su valori ufficiali, pesi geografici consolidati e sull’andamento storico tra nord, centro e sud. Per il Mezzogiorno, inoltre, si è tenuto conto del limite strutturale indicato dall’EY Venture capital barometer, che nel 2023-2024 attribuisce al sud circa il 6% del totale nazionale. Il numero dei deal è stato infine stimato partendo dalla distribuzione 2024 riportata dal VeM, dalla media 2019-2023 e da una riduzione progressiva verso il 2015, quando l’ecosistema era ancora più contenuto.
La Lombardia resta il cuore del venture capital italiano, seguita dal Piemonte, dove Torino consolida il suo ruolo nel deeptech, e dal Lazio, sostenuto da fondi pubblici e grandi corporate. L’Emilia-Romagna mantiene una forte vocazione B2B e industriale, mentre il Veneto cresce grazie a un ecosistema imprenditoriale diffuso. In Toscana l’asse Firenze-Pisa spinge su IA e lifescience. Nel sud la Campania è il polo più avanzato, ma la Puglia incalza la crescita con health e digitale; la Sicilia mostra segnali positivi ma resta frammentata, mentre Sardegna, Calabria, Basilicata e Molise registrano attività limitate o quasi assenti.
Andamento annuale finanziamenti VC nel sud Italia (stima coerente 2015–2024)
| Anno | Totale finanziamenti (milioni di euro) | Numero operazioni (deal) | Crescita % annua | Covid / PNRR – Impatto e misure attive nel Sud | Fonti |
| 2015 | 35 | 25 | — | — | VeM, Dealroom Sud |
| 2016 | 42 | 29 | +20% | — | VeM |
| 2017 | 50 | 34 | +19% | — | VeM |
| 2018 | 63 | 40 | +26% | — | VeM, CDP early-stage |
| 2019 | 78 | 45 | +24% | — | VeM, CDP |
| 2020 | 70 | 41 | –10% | COVID-19 — contrazione round, ritardi deal, focus su bridge financing | VeM 2020 Special, Dealroom |
| 2021 | 95 | 52 | +36% | Rimbalzo post-COVID. PNRR approvato (06/2021) → impatto ancora marginale sul VC; attivazione componenti M1C2 “Digitalizzazione” e M4C2 “R&I” | REGIS PNRR; MEF; VeM |
| 2022 | 110 | 60 | +15% | PNRR entra operativo su: • M4C2 R&I • Ecosistemi innovazione • TT • investimenti pubblico-privati • primi bandi imprese Sud. Effetto indiretto su deal readiness | REGIS; MUR; CDP Venture; PR FESR Sud |
| 2023 | 128 | 72 | +16% | Piena implementazione PNRR. Nel Sud si attiva quota vincolata ≥40%. Attivi: Ecosistemi Territoriali Sud, Centri TT, investimenti MIMIT. Rafforza pipeline ma non aumenta proporzionalmente i round VC | REGIS; CDP; MIMIT; VeM |
| 2024 | 150 | 83 | +17% | PNRR a regime nelle misure per imprese/startup: co-investimenti, competence center, acceleratori tematici, digital transition. Effetto su maturità dei progetti più che sulla quantità di equity | PNRR 2024, CDP, VeM Pre-Consuntivo |
Nota Medotologica
L’analisi integra i dati dei principali osservatori nazionali (VeM Aifi–Liuc, Dealroom, CDP Venture Capital) con le basi istituzionali su startup e incentivi (Mimit, PR Fesr regionali, piattaforma Regis del PNRR). I valori considerano l’intero Mezzogiorno amministrativo: Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Sardegna e Molise.
Il PNRR assegna al sud almeno il 40% delle risorse, ma questo riguarda i finanziamenti pubblici e non direttamente gli investimenti di venture capital: l’effetto sul VC è quindi indiretto, legato a ricerca, trasferimento tecnologico, accelerazione e progetti pubblico-privati che rafforzano l’ecosistema e la qualità dei deal.
Conclusioni
Questo intreccio di dati raccontano una storia che conosco e conosciamo bene: quella di un Paese che prova a correre nel mondo dell’innovazione, ma che spesso sembra farlo con il freno a mano tirato. L’Italia negli ultimi dieci anni è cresciuta, ha raccolto più investimenti, ha visto nascere più startup ma siamo ancora troppo lontani dai grandi ecosistemi europei. È come se avessimo il talento, la creatività, la voglia ma non ancora il fiato lungo.
Il nord, invece, quel fiato lo tiene più lungo. Milano, Torino, Bologna, lì i capitali arrivano, le imprese investono, le università collaborano. Modello e terreno fertile costruito in anni di connessioni, esperimenti, errori, correzioni di rotta. E infatti metà degli investimenti italiani si ferma in Lombardia. Il resto va, in buona parte, tra Piemonte, Lazio e altre regioni del centro-nord.
E poi c’è il sud. Il Mezzogiorno è un luogo dove ci sono idee, talenti, energie che io vedo ogni giorno, ma che fanno fatica a trovare il carburante per trasformarsi in imprese solide. I numeri parlano chiaro: 6–8% degli investimenti nazionali. In dieci anni, tutto il sud ha raccolto quello che a Berlino, Parigi o Londra chiudono in un singolo round. Ed è un peccato, perché la materia prima, le persone, c’è eccome.
Un altro aspetto che emerge è quello delle narrazioni: per far sembrare i numeri più alti, si sommano dieci anni di investimenti. Ma se un territorio cresce davvero, non hai bisogno di sommare così tanto: lo vedi anno dopo anno. E questo, purtroppo, da noi ancora non accade.
Il PNRR ha dato una mano. Ha costruito infrastrutture, ha finanziato laboratori, ha spinto molti a migliorare la propria progettualità. Si vede, si sente. Ma non ha risolto la questione centrale: i capitali privati. La verità è che il PNRR fa crescere le radici, non i frutti. La pianta c’è, ma i frutti, cioè i deal, non aumentano allo stesso ritmo.
Nel sud qualcosina si muove: più deal, più incubatori, più acceleratori, più giovani che ci provano. Ma la velocità resta troppo bassa per colmare il divario. È come se avessimo iniziato la gara con venti metri di ritardo e stessimo correndo con passo costante, mentre gli altri scattano.
Per questo l’Italia è un ecosistema a tre velocità. Il nord corre, il centro tiene il ritmo, il sud prova a crescere. Ma la distanza c’è e non si colma con le parole o con le narrazioni ottimistiche.
Il Mezzogiorno non deve andare ‘da zero a uno’: quello l’ha già fatto. Adesso deve andare ‘da uno a cento‘. Serve capitalizzare i talenti, non solo applaudirli. Servono investitori veri, non solo bandi. Serve accettare il rischio, non evitarlo. Serve costruire un mercato dei capitali che oggi, semplicemente, non c’è ancora.
Soprattutto serve essere sinceri. Il sud può davvero diventare un polo dell’innovazione mediterranea, certo. Ma solo se smettiamo di raccontarci successi facili e cominciamo a costruire, pezzo dopo pezzo, le infrastrutture finanziarie e culturali che mancano. Da soli, senza aspettare miracoli, senza illuderci che un bando o una bacchetta magica della PA risolvano tutto che quella è una storia che abbiamo già visto, e che ci ha già fatto male. Il resto è un lavoro che dobbiamo fare insieme. Ogni giorno. Senza scorciatoie. (foto di Joachim Schnürle su Unsplash)
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