Innovup e Assolombarda presentano i risultati della seconda edizione del rapporto che aggiorna e approfondisce l’analisi sull’impatto occupazionale delle startup innovative in Italia, con uno sguardo sia alle realtà attualmente iscritte nella sezione speciale del Registro delle imprese, sia a quelle che vi hanno transitato dal 2012 a oggi.
L’esperienza italiana, in linea con quanto riscontrato a livello internazionale, conferma che le imprese giovani e dinamiche del nostro Paese contribuiscono in modo determinante al saldo occupazionale positivo, a testimonianza del valore strategico di sostenere l’imprenditorialità innovativa anche in Italia.
Il report ‘L’impatto occupazionale delle startup innovative italiane tra il 2012 e il 2024’, curato dal Centro studi di Assolombarda, in collaborazione con l’Area life science, healthcare & startup di Assolombarda, analizza le 24.261 startup ed ex-startup oggi attive in Italia. Al 2024, queste imprese innovative italiane hanno creato complessivamente 68.526 posti di lavoro in tutta Italia, in aumento rispetto ai 65.897 del 2023 (+4%), oltre a quasi 89mila soci, per un totale di più di 150mila persone. Oltre la metà degli occupati lavora in servizi e manifattura high-tech, rappresentando il 4% della forza lavoro italiana in questi settori considerati fondamentali per innovazione e produttività.
La crescita degli occupati, dal 2018 al 2023 stabile tra il 20% e il 30% annuo, ha registrato un indebolimento negli ultimi anni, con un aumento del 13% nel 2023 e solo del 4% nel 2024: un rallentamento dovuto principalmente a una stabilizzazione nel numero di startup ed ex-startup attive, dopo diversi anni di continua crescita. L’80% delle startup ed ex-startup ha comunque mantenuto stabile o incrementato il numero di dipendenti nel corso dell’ultimo anno finanziario. Inoltre, l’incremento occupazionale delle startup resta superiore rispetto alle nuove imprese non innovative: analizzando le coorti di startup nate tra il 2018 e il 2019, si rileva un aumento dei dipendenti rispettivamente del 229% e del 209% nei primi cinque anni di vita, un dato nettamente superiore a quello del totale delle nuove imprese secondo Istat (+113% nel 2018).
Gli oltre 68 mila dipendenti si rivelano particolarmente concentrati in un gruppo ristretto di startup. Il 92,4% delle imprese innovative è infatti micro, con meno di 10 addetti o addirittura nessuno per il 56,7% delle aziende analizzate, mentre le piccole e medio-grandi, con oltre 10 addetti, pur essendo solo il 7,6% del totale, generano il 67,3% dell’occupazione totale.
Oltre ai dipendenti, nel 2024 sale a 104.687 il numero di soci distinti coinvolti, con una prevalenza di persone fisiche e famiglie, 88,8 mila, mentre gli investitori corporate di medie e grandi dimensioni restano una minoranza.
Si registra invece una crescita delle startup che ricevono investimenti da fondi di private equity, venture capital e incubatori, che arrivano a quota 993.
Dal punto di vista dei risultati economici, il fatturato totale stimato per il 2024 è di 14,5 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 13,4 miliardi del 2023, mentre il valore aggiunto raggiunge i 3,7 miliardi di euro (3,3 nel 2023). La produttività, misurata come valore aggiunto per dipendente, sale a quasi 53 mila euro, con un incremento del 47% rispetto al 2019.
A queste performance hanno contribuito anche 13 nuove “gazzelle”, ovvero imprese con aumenti di fatturato o dipendenti superiori al 20% per tre anni consecutivi nei primi cinque anni di vita. In totale, nel nostro Paese ci sono 75 “gazzelle” ancora attive tra le startup ed ex-startup, che al 2024 hanno creato 4.872 posti di lavoro, con una dimensione media di 74 dipendenti, e che vantano anche importanti risultati economici, con un fatturato medio di 11,6 milioni di euro e un valore aggiunto medio di 5,1 milioni di euro.
Nel 2024, 1.440 startup ed ex-startup hanno cessato l’attività o sono entrate in liquidazione o bancarotta (escludendo quelle uscite per acquisizione o fusione), con una perdita limitata di 674 posti di lavoro. Solo il 4% di queste imprese, infatti, era riuscito a superare i 10 dipendenti, con un fatturato medio su tutto il campione mai sopra i 250 mila euro. Il tasso di mortalità raggiunge così il 6,0%, il valore più alto mai registrato, in lieve aumento rispetto al 5,9% del 2023.
Le acquisizioni sono state invece 116 nel 2024, nuovo picco storico, e hanno premiato le imprese più performanti e innovative, come confermato dai dati di fatturato, 1,7 milioni di euro in media nell’anno precedente l’acquisizione, e di occupazione, oltre 10 dipendenti nel 28% dei casi.
“La filiera dell’innovazione è oggi uno dei motori più solidi della crescita italiana: non soltanto per la capacità di generare nuove idee, ma perché produce lavoro qualificato, nuove competenze e valore per tutto il sistema produttivo. I dati – dice in una nota Federico Chiarini, presidente Giovani Imprenditori di Assolombarda – dimostrano che startup, PMI innovative, incubatori, acceleratori e parchi scientifici sono protagonisti di una trasformazione profonda, che investe l’economia e la società. Ma perché questo potenziale diventi pienamente reale serve un cambio di Italia è un Paese ricco di risparmio, eppure troppo poco di quel capitale viene destinato all’economia reale. Dobbiamo avere il coraggio di orientarlo verso l’innovazione, perché è lì che si costruisce la crescita del futuro. Accanto agli investimenti servono regole stabili, chiare e di lungo periodo: solo così potremo dare fiducia a chi intraprende, e garantire continuità a politiche come lo Scale-up Act. L’innovazione non è una nicchia, ma un pilastro della stabilità del Paese.”
L’Associazione Innovup, partendo dalla ricerca ‘L’impatto occupazionale delle startup innovative italiane (ed. 2025)’ di Assolombarda, e aggregando i dati di alcuni importanti studi e ricerche di settore, stima che nel 2024 la filiera dell’innovazione italiana ha mobilitato risorse per un valore complessivo di 6,95 miliardi di euro. Questo dato comprende 1,5 miliardi di investimenti di venture capital, 750 milioni dedicati all’open innovation, 700 milioni di prestiti garantiti dal Fondo di Garanzia e 4 miliardi di euro di fatturato generato dalle realtà coinvolte. Queste risorse hanno permesso di abilitare 32.724 persone.
Sul lungo periodo, nel decennio 2012-2024, il valore mobilitato dalla filiera dell’innovazione italiana raggiunge quota 46,95 miliardi di euro. In questi anni le persone abilitate dal sistema dell’innovazione arrivano a 243.632. Nel dettaglio, gli investimenti in venture capital nelle startup innovative italiane sono stati pari a circa 9,2 miliardi di euro, mentre il mercato dei servizi di open innovation ha raggiunto i 3,75 miliardi di euro, grazie a un sistema sempre più collaborativo tra imprese, incubatori, acceleratori e centri di innovazione.
Inoltre, il Fondo di Garanzia si conferma strumento cruciale per il sostegno della filiera innovativa: tra il 2012 e il primo trimestre 2025 sono state gestite 19.647 operazioni per le startup innovative con 17.159 finanziamenti erogati, pari a 3,8 miliardi di euro di risorse effettivamente erogate e 3,1 miliardi di euro garantiti. Per le PMI innovative le operazioni gestite nello stesso arco temporale sono state 9.171, con 8.379 finanziamenti, 3,1 miliardi erogati e 2,4 miliardi garantiti.
Complessivamente, il fatturato della filiera dell’innovazione, dal 2012 al 2024 ammonta a 27,1 miliardi di euro. Lo stesso periodo vede la presenza di 32.337 startup innovative, capaci di generare un fatturato complessivo di 14,5 miliardi di euro.
“Questi dati testimoniano il salto di qualità che la filiera italiana dell’innovazione ha compiuto negli ultimi impatto sulle persone abilitate dimostrano che il settore è sempre più maturo e ha un ruolo trainante per l’occupazione e la competitività del Paese. Ora la sfida è capitalizzare su questi risultati, continuando a sostenere politiche di investimento, strumenti di supporto e collaborazione tra pubblico e privato, affinché si possa generare ancora più valore diffuso sul territorio e opportunità concrete per il mercato del lavoro”, commentato Chiara Petrioli, presidente di Innovup e CEO della scaleup WSense.
Dal punto di vista dell’occupazione, queste startup hanno creato 68.526 posti di lavoro e coinvolto 104.687 soci distinti. I posti di lavoro creati dalle startup rappresentano il 4% dell’aumento occupazionale italiano nel periodo 2012-2024. L’incremento occupazionale nei primi cinque anni di vita delle startup e delle ex-startup innovative è stato di +219%, mentre per il totale delle nuove imprese la crescita si attesta a +113%. Questi dati confermano il ruolo chiave delle nuove realtà imprenditoriali anche nel confronto internazionale: negli Stati Uniti, tra il 1977 e il 2005, le nuove imprese hanno generato oltre 3 milioni di posti di lavoro ogni anno, mentre in Italia le aziende con meno di cinque anni rappresentano circa la metà dei nuovi posti di lavoro e contribuiscono per il 64% alla nuova occupazione nazionale rilevata nel 2021.
La struttura della filiera italiana si completa con 3.026 PMI innovative, che generano 8,9 miliardi di euro di fatturato e impiegano 55mila dipendenti. Sono inoltre attivi 239 incubatori e acceleratori certificati, che tra il 2016 e il 2023 hanno raggiunto 3,2 miliardi di euro di fatturato aggregato e hanno dato lavoro a 14.329 addetti. Accanto a loro operano 56 startup studio e venture builder con 30,5 milioni di euro di fatturato e 490 dipendenti (dato 2024), e 55 Parchi Scientifici e Tecnologici, veri snodi territoriali per l’innovazione del Paese.
Infine, le agevolazioni fiscali a favore dell’innovazione hanno toccato complessivamente 12.248 beneficiari per un valore totale di circa 115 milioni di euro, considerando detrazioni al 30% fino al 2022 e de minimis fino al 31 ottobre 2024.
“L’Europa rischia seriamente di essere schiacciata da Stati Uniti e Cina nella battaglia globale sull’innovazione. Stiamo perdendo terreno e non possiamo permetterci di restare spettatori – commenta Maria Anghileri, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria – Per questo dobbiamo spingere con decisione su uno Youth Deal italiano: un pacchetto di misure che includa incentivi fiscali, semplificazioni, prestiti agevolati, sovvenzioni dirette ed equity, per liberare il potenziale delle nuove generazioni e delle nostre imprese innovative. Sul fronte europeo, il nostro Youth Deal è coerente con la nuova EU Startup and Scaleup Strategy, con l’obiettivo di rendere l’Europa di nuovo un luogo ideale per lanciare e far crescere aziende tecnologiche globali. Tra le misure più attese c’è il cosiddetto 28° Regime, che deve diventare urgenza è evidente, semplificare la burocrazia, in Italia e in Europa, è una condizione imprescindibile per competere davvero a livello globale”.
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