“Non possiamo continuare a contare migliaia di startup che si iscrivono al registro, perché così non creiamo valore, ma rischiamo di dare luogo a una bolla e di fare passare il concetto di impresa innovativa come un ripiego e non come un’iniziativa mossa dal desiderio di creare qualcosa capace di crescere, di dare forma alle idee, di avere impatto positivo”, Roberto Prioreschi, director di Bain & Company Italy non nasconde il suo scetticismo verso il modello che si è scelto di utilizzare in Italia nel tentativo, fino a ora vano, di sostenere le startup innovative.
Prioreschi spiega a Startupbusiness che come mostrano i risultati della ricerca ‘Agenda Bain per i giovani 2016. Startup in Italia, la via dell’innovazione’ (presentata proprio nei giorni scorsi), l’approccio al concetto di imprenditorialità non è puramente economico, la voce principale è infatti la ricerca di soddisfazioni personali. E la disponibilità ad assumersi maggiori responsabilità è ben presente in chi fa questa scelta, così come sono molti i giovani disposti a rinunciare al posto fisso per avere una carriera con maggiori soddisfazioni.
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Le startup non possono diventare un ammortizzatore sociale e oggetto di investimenti a pioggia come avviene oggi da parte delle istituzioni, perché così non si genera il valore né economico, né industriale, né sociale. La ricerca di Bain & Company ha intervistato oltre mille giovani di cui più della metà con meno di 24 anni e oltre il 70% studenti, la gran parte dei quali in ingegneria ed economia, e ha inserito nel campione anche una percentuale di giovani italiani che vivono all’estero. È emerso che il concetto di imprenditorialità è soprattutto associato con lo sviluppare un’ idea e trasformarla in opportunità di business e che i principali fattori chiave per il successo sono l’impegno e il sacrificio e il coraggio di osare. Emerge così che i giovani hanno ben chiaro che cosa significhi fare l’imprenditore e che per diventarlo bisogna volerlo, non basta il refrain ‘siccome il lavoro non c’è bisogna inventarlo’.
Bain & Company ha una carta in più da mettere sul tavolo insieme alla sua ricerca e al suo business che è quello di aiutare le imprese a crescere. È la carta che rientra nella filosofia del ‘put your money where your mouth is’, quindi del dimostrare con azioni concrete ciò che si sostiene, e lo fa con il suo fondo di investimento che si chiama R204 Partners, nato circa un anno fa, il 19 ottobre del 2015, con una dotazione di 5,5 milioni di euro che fino a oggi ha fatto cinque investimenti di taglio medio pari a circa 250mila euro. “Abbiamo fino a oggi investito circa il 25% del totale del fondo – spiega Prioreschi – e lo abbiamo fatto in aziende che sono per noi interessanti sia come imprese innovative in quanto tali sia come organizzazioni capaci di sviluppare servizi e tecnologie interessanti per noi e per i nostri clienti. Ciò perché quando effettuiamo una operazione non ci limitiamo a fare il socio finanziario, ma portiamo supporto industriale, di mercato, di conoscenza alla startup”. Fino a oggi R204 Partners ha investito in Qurami, EaDrone, SweetGuest, EasyFeel e nella nuova startup di Carlo Gualandri, tra i protagonisti dello sviluppo di internet in Italia con Matrix e Virgilio e fondatore di startup di successo nell’ambito dell’online gaming, che si chiama Soldo e che è prossima al debutto ufficiale con il suo servizio che consente ad aziende e famiglie di tracciare in modo efficace, puntuale e costante le spese di ogni componente del gruppo. “Se altri facessero come noi attivando un fondo specifico – conclude Prioreschi – riusciremmo ad accrescere la portata degli investimenti e anche quella del sostegno alla relazione tra imprese e startup, in verità qualcuno lo sta facendo, noi per esempio collaboriamo con Enel in tal senso, in particolare con le attività che fanno capo ad Ernesto Ciorra. Oggi serve un maggiore slancio in questo senso”.
Emil Abirascid