A 94 anni, Warren Buffett fa un passo indietro. Dopo più di sei decenni alla guida di Berkshire Hathaway, annuncia che lascerà il ruolo di CEO entro la fine del 2025. Lo ha fatto a modo suo, dal palco della storica assemblea annuale di Omaha, con la lucidità di chi ha saputo trasformare un’azienda tessile fallimentare in un colosso da 1.160 miliardi di dollari. E con l’umiltà di chi, pur essendo uno dei più grandi investitori di sempre, continua a parlare semplice.
“Penso che sia arrivato il momento che Greg diventi amministratore delegato dell’azienda a fine anno”, ha detto riferendosi al suo successore designato, Greg Abel, che sedeva al suo fianco e che, a quanto pare, non era stato avvisato in anticipo.
L’applauso di oltre 40mila presenti ha preceduto una delle sue battute più eleganti: “L’entusiasmo di questa reazione potrebbe essere interpretato in due modi.”
Nessuna quota in vendita. Solo donazioni
Buffett ha chiarito che non intende vendere neppure una quota delle sue azioni: “Non ho intenzione di vendere nemmeno una quota di Berkshire Hathaway. Saranno tutte donate.”
Un gesto coerente con lo stile di vita che non ha mai cambiato: vive da 65 anni nella stessa casa di Omaha, e ha già devoluto decine di miliardi in beneficenza, lasciando al capitale solo il compito di servire una visione, non di dominarla.
Un’eredità che ispira
Le reazioni non si sono fatte attendere. Bill Gates, amico e collega di tante battaglie filantropiche, lo ha definito: “Uno dei più grandi CEO di sempre, e senza dubbio l’investitore di maggior successo di tutti i tempi. La sua eredità ispirerà le generazioni future.”
Jamie Dimon, numero uno di JPMorgan Chase, ha aggiunto: “Warren rappresenta tutto ciò che c’è di buono nel capitalismo americano: integrità, ottimismo e buon senso.”
E Tim Cook, CEO di Apple, ha scritto: “È stato uno dei grandi privilegi della mia vita conoscerlo. E non c’è dubbio che Warren stia lasciando Berkshire in ottime mani con Greg.”
Il messaggio politico: meno dazi, più futuro condiviso
Tra un bilancio e una celebrazione, Buffett ha lanciato anche un messaggio preciso alla politica economica americana, criticando le politiche protezionistiche del presidente Trump: “È un grande errore, a mio avviso, quando hai 7,5 miliardi di persone che non ti vedono di buon occhio e 300 milioni che si vantano dei loro successi. Dovremmo commerciare con il resto del mondo. Ognuno dovrebbe fare ciò che sa fare meglio.”
L’uomo che ha saputo leggere il tempo
La storia ci racconta che Warren Buffett comprò la sua prima azione a 11 anni, presentò la dichiarazione dei redditi a 13 e, senza mai alzare la voce, ha costruito un impero che tocca ogni angolo dell’economia globale: da Geico a Duracell, da Dairy Queen ad Apple, passando per Coca-Cola e American Express.
Non ha mai corso, ha aspettato. Ha reso il tempo un alleato, la fiducia una moneta e la semplicità uno stile di comando. Non ha mai ceduto alla fretta, nemmeno quando il mondo lo faceva.
Nel suo addio non ci sono effetti speciali. Solo una dichiarazione asciutta, limpida, coerente con tutto ciò che ha sempre fatto.
Buffett non è stato solo il miglior investitore del secolo, è stato l’uomo che ha previsto meglio il tempo. Anticipandolo, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Oracolo di Omaha. E poi aspettando che arrivasse. (foto Aaron Friedman, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons)
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