Crollano gli investimenti early stage in Italia, primo semestre 2014 fermo a 17 milioni di euro

Pubblicato il 24 Ott 2014

La semestrale pubblicata da AIFI, l’Associazione italiana del private equity e venture capital, relativa alla prima metà del 2014 disegna per quanto riguarda gli investimenti early stage una frenata preoccupante.

Si registrano 54 operazioni per un totale complessivo di 17 milioni di euro investiti per un importo medio di circa 300mila euro, di cui solo 9 milioni per 22 operazioni provenienti da operatori specializzati nell’investimento in startup.

Un dato che se confrontato con quanto avvenuto nei primi sei mesi di un anno fa quando furono investiti 28 milioni di euro in 65 operazioni, appare ancora più lampante nella sua drammaticità (nell’intero 2013 gli investimenti complessivi furono di 81 mlioni di euro per un totale di 158 operazioni)

Si tratta di una contrazione che mette a nudo uno scenario tutt’altro che promettente dove evidentemente la fiducia degli investitori verso il mercato domestico è mancata e dove si palesa l’inefficacia dei tentativi di normativa a sostegno delle startup che mancano di credibilità e di capacità anche perchè poi accompagnati da altre misure che vanno nella direzione opposta come è il caso dell’aumento della tassa sul capital gain.

Gli interventi di misure, sempre di orgine pubblica, volte a sostenere le startup con i prestiti invece che con gli investimenti in equity sono molto probabilmente un’altra ragione di distruzione del mercato così come la lentezza e l’eccessiva burocratizzazione di questo tipo di operazioni e in generale di un modello normativo che di fatto sta dimostrando di essere tutto fuorchè a sostegno della imprenditoria innovativa.

Se negli anni scorsi la indovinata misura del fondo HT per il Mezzogiorno che aveva messo insieme fondi privati e pubblici ma gestiti da operatori privati e con le necessarie competenze negli investimenti VC aveva porato nuova linfa soprattutto alle regioni del sud, oggi questo è mancato anche perchè il governo ha preferito abbandonare tale formula a fronte di altre sulle quali ha maggiore controllo diretto con quindi meno competenze e meno efficacia.

Resta una flebile speranza nella operazione che vede la Cassa Depositi e Prestiti erogare un fondo iniziale da 50 milioni di euro che però ancora non si sà come verrà gestito dal Fondo Italiano di Ivestimenti (a breve pubblicheremo un articolo specifico su questa operazione), anche se tutto potrebbe essere vanificato dall’entrata in vigore della normativa che regolamenta i veicoli di investimento attesa per il 1 gennaio 2015.

Di certo c’è che con i numeri emersi da questa semestrale di AIFI il nostro Paese è di fatto non pervenuto sulla mappa del venture capital globale e in relazione alla sua capacità di sostenere lo sviluppo di imprese innovative.

Urgono a questo punto misure altrettanto drammatiche e radicali che vadano in direzioni diametralmente opposte a quelle delle normative che sono state attute fino a ora.

A questo link la presentazione completa della semestrale di AIFI, i dati relativi all’early stage sono principalmente nelle slide dalla 19 alla 24.

(photo credits)

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