Diario di bordo di Maribelle / 5 : dal 18 al 26 agosto

Pubblicato il 04 Set 2012

Con questa quinta puntata si conclude il racconto del Periplo di Maribelle che Startupbusiness ha sostenuto con convinzione e gioia perchè l'avventura in mare e d'impresa di Francesco Belvisi è affascinante e perchè la passione per le barche è comune. Il racconto del viaggio è stato scritto da Chiara Pane che ha saputo raccontare luoghi, persone, avvenimenti con rara sensibilità aiutando il lettore a sentirsi veramente parte del viaggio. Bravi tutti, bravo Francesco e tutte le persone che con lui hanno condiviso i giorni del periplo, bravi tutto coloro che hanno creduto nel progetto Maribelle fino dall'inizio, bravi tutti coloro che continuano a crederci e a farsi incuriosire da questa barca innovativa.

Sabato 18 agosto, Giardini Naxos

Oggi c’è da riparare il guasto di ieri e ovviamente Francesco, da buon progettista e padre della sua creatura, si alza di buon mattino. Il programma prevede la riparazione entro la mattinata e la partenza a ora di pranzo. Ma i lavori si prolungano, l’ammiraglio e Francesco sono d’accordo sul far indurire bene la vetroresina prima di riprendere il mare, e così tutti insieme decidiamo di fermarci ancora una notte a Giardini. Le soste inattese ci fanno riprendere fiato, ci distendono, ogni volta decidiamo di goderci meglio i posti e la gente. Il gusto delle scoperte fortuite. Nel pomeriggio, quindi, chiamiamo Giuseppe Taibi e lo invitiamo per un giretto su Maribelle prima e per una spaghettata in barca poi. Non se lo fa ripetere due volte. L’uscita con Maribelle è breve ma piacevole, anche se quasi non c’è vento: gironzoliamo nel golfo di Giardini e incontriamo altri soci della Lega Navale con le loro barchette. Uno di loro si lascia incuriosire dallo strano gommone a vela e si unisce a noi. Nel frattempo il sole cala e l’Etna continua a fumare sullo sfondo. Dopo un aperitivo in una bellissima terrazza sul mare, andiamo in barca per cucinare e attendere i nostri ospiti. Marilena, la moglie di Giuseppe, porta dei deliziosi antipasti che confermano la sua fama di grande cuoca, mentre Francesco, ormai re della cucina del Bad, prepara una pasta squisita. Ringraziamo ancora Giuseppe e Marilena per la bella serata e per tutto l’affetto ricevuto in questi due giorni di permanenza a Giardini. L’alzata di domani alle 5, come ci intima l’ammiraglio, ci fa rintanare presto in cabina.

Domenica 19 agosto: XII tappa Giardini Naxos – Milazzo

La sveglia all’alba oggi è doverosa, dato che prima dell’arrivo a Milazzo sono previste due soste tecniche: una a Sant’Alessio e l’altra a Reggio Calabria. Eccoci dunque di buon mattino in coperta, a mollare gli ormeggi. Verso le 8.00 siamo già davanti alla spiaggia di S. Alessio, in provincia di Messina. L’ammiraglio ha preso contatti con la delegazione della LNI (anch’essa costituitasi da pochissimo) che vuole realizzare un servizio televisivo su Periplo da mandare in onda nel tg locale di Tele90. Lo sosta lì è simpaticissima: noi siamo con le nostre imbarcazioni davanti alla costa e i soci della Lega con le loro barchette si premurano a fare continuamente la spola da terra per venirci a salutare, portarci le granite per la colazione, far arrivare altri soci a vedere le barche, e infine per condurre a bordo il cameraman a fare le riprese e le interviste. Troviamo anche il tempo per un fresco bagno nell’acqua ancora fredda del primo mattino, ma restiamo sempre attaccati alle cime di poppa a causa di una corrente forte che ci spinge lontano. Ancora più che altrove, i soci qui non sono altro che un gruppo di amici, di cui molti già in pensione, che hanno deciso di dedicare gran parte del proprio tempo libero alla vela e al mare. Realizzate l’intervista, ringraziamo per quest’insolita e divertente tappa e riprendiamo la rotta verso Reggio Calabria. Sappiamo che ciò “imbastardirà” in un certo senso il nostro periplo, ma è necessario per fare rifornimento di carburante per il Bad. Iniziare a scorgere lo stretto di Messina da lontano fa già un certo effetto, abbracciare con gli occhi quel tratto di mare che ci rende isola è senz’altro suggestivo. Vedendolo, l’idea che ci possa essere un ponte lì appare ancora più folle. L’ammiraglio e Francesco si connettono a internet e iniziano a studiare le correnti per capire a che ora è meglio ripartire da Reggio, da che lato navigare e così via. Arriviamo in Calabria nel primo pomeriggio, il caldo è infernale ma dobbiamo centellinare l’acqua perché i serbatoi non sono completamente pieni e non sappiamo se a Milazzo possiamo fare rifornimento. Approfittiamo della sosta per comprare qualcosa da mangiare: solo rosticceria nel bar più vicino al porto, è domenica. Verso le 18 ripartiamo. Stare al timone nello stretto di Messina è un’esperienza unica. Con lo sguardo cingi le due sponde, con la consapevolezza di stare attraversando un punto focale, quasi solenne, e nel frattempo senti che la barca entra repentinamente in un gioco di correnti vorticoso e straordinario. Il mare si divide a strisce, diverse per colore e “temperamento”: alcune sono chiare e piatte, altre scure e quasi in ebollizione. Il confine tra l’una e l’altra è nitido, quando la barca le attraversa l’andatura cambia improvvisamente, il timone trasmette alle mani vibrazioni diverse, bisogna governare ogni volta con impeto diverso senza mai perdere di vista la rotta. Questo movimento tumultuoso sommerso fa esalare un odore di mare che mai prima d’ora avevamo percepito durante il viaggio. Le istruzioni dell’ammiraglio sono fondamentali e raggiungiamo i nove nodi. “Non puoi dire di saper navigare se non sai attraversare lo stretto” dice. Ci regaliamo una bottiglia di vino in questo tramonto che sta per concludersi e che ci ha accompagnato in uno dei momenti più belli di tutto il viaggio. Di notte si continuerà a navigare, l’ammiraglio fa il primo turno fino alle 4.

Lunedì 20 agosto – Milazzo.

Nelle prime ore dell’alba il motore del Bad ricomincia a fare i capricci, tuttavia riesce a condurci senza problemi in porto. Ad attenderci troviamo Ciccio e Pippo, socio e segretario della LNI che si mettono subito a disposizione per aiutarci a risolvere il problema. L’ammiraglio e Milvia vanno via, i loro impegni li attendono. Separarsi ancora una volta da Stefano ci lascia un po’ di tristezza, ne abbiamo subito nostalgia; è grandioso, è stato un onore averlo avuto con noi. Come al solito, ci concediamo granita e brioche nel bar davanti al porto, poi ritorniamo in barca con un altro socio della Lega, un meccanico che dà un’occhiata al motore, secondo lui si tratta di un paio di tubi stretti male. Ciccio e Pippo si offrono di accompagnarci in città per qualche compera, e alla fine di tutti i nostri giri, Pippo ci porta dal suo pescivendolo di fiducia, il quale ci consiglia dei tonnetti freschissimi per il pranzo. Tornati in barca, ci mettiamo a pulire e sistemare tutto da cima a fondo: dopo una navigazione lunga, oltre che notturna, le barche sono sempre incasinatissime! Nel pomeriggio arrivano Elio e Claudia, una coppia che ci ha raggiunto da Palermo. Dopo un po’ ci raggiunge anche Ciccio con il cugino tedesco e il figlio di questo, uno splendido bimbo di 8 anni che, ci dice Ciccio, in Germania non fa altro che parlare ai compagnetti della Lega Navale di Milazzo, anche se poi non sa ben spiegare cosa sia! In serata ci raggiungono anche Nico e Giovanni, amici di Palermo, e Tonino, un ragazzo di Milazzo esperto velista e socio della Lega Navale. Su consiglio di Tonino, andiamo a mangiare una pizza vicino al porto; da subito c’è tra tutti una simpatia reciproca, parliamo e scherziamo come se ci conoscessimo da tanto tempo. Quando torniamo in barca, dopo un amaro al bar, ci organizziamo per la divisione delle cabine. Tra una risata e l’altra (a farla da padrone è Nico con i suoi sketch, le sue imitazioni, i suoi piccoli show) andiamo a letto tardi. Domani ci aspettano le Eolie.

Martedì 21 agosto, XIII tappa: Milazzo – Salina

Sin dalle 6.30 in coperta si sente già movimento e questo ci fa piacere, non eravamo abituati a questa vivacità, ma conoscendo già Nico e Giovanni ce lo aspettavamo (siamo stati contentissimi di sapere che ci avrebbero raggiunto, perché sapevamo che con loro ci saremmo divertiti)… che poi nascesse questa sintonia “casinista” tra tutti quanti, invece, non potevamo immaginarlo! In barca ci raggiunge Elisabetta, una ragazza romana che ha letto di Periplo su un blog e ha deciso di unirsi a noi. Elisabetta è un’ex restauratrice, ora maestra e mamma di due bimbi. Dopo – neanche a dirlo – una granita tutti insieme, molliamo gli ormeggi e lasciamo il porto. Disdetta, ancora una volta il motore del Bad non ci assiste, dai rumori sembra avere problemi di alimentazione, inizia a singhiozzare e ogni tanto si spegne. Concordiamo tutti sul fatto che è meglio tornare indietro finché siamo vicini piuttosto che rischiare di rimanere con il motore totalmente a terra in mare aperto. Bisogna far presto, però: dobbiamo essere a Salina in serata per un evento organizzato per noi di Periplo. In banchina ci raggiunge nuovamente Ciccio della LNI che con Francesco prova a capire quale sia il problema, con un inevitabile bagno di sudore sottocoperta. Nel frattempo il resto dell’equipaggio si diverte a fare riprese in banchina, coinvolgendo persino i nostri vicini di barca francesi in improponibili recite dialettali. Il meccanico non riesce a venire prima delle 14, ma per noi è troppo tardi. Francesco decide di ripartire, il problema verrà risolto a Salina domattina. Francesco, Nico e Claudia vanno su Maribelle, gli altri restano sul Bad; il mare è piatto, niente vento, facciamo davvero fatica a superare Capo Milazzo. Persino Maribelle avanza troppo lentamente. Verso le 16 decidiamo di mettere Maribelle al traino e andare a motore, sperando che ci assista. Ogni speranza è vana: si spegne a intervelli regolari, ogni ora per circa quindici minuti. Nico fa il voto di non bere vino e accendere un cero alla Madonna se il motore si accenderà, ma è la solita indifferenza degli dèi: si priverà di un buon bianco freddo, rischierà di bruciarsi le dita e il motore continua a non andare. Uno stillicidio. Per fortuna l’umore a bordo è alto, infatti ancora una volta approfittiamo di tutto questo tempo per improvvisare film strampalati, cantare, fare giochi demenziali, mentre i catamarani da Milazzo alle isole sfrecciano avanti e indietro e sembrano beffarsi di noi. Al tramonto, nell’allegra disperazione, proviamo nuovamente a sganciare Maribelle per alleggerire il Bad e sperare di andare un po’ a vela. Niente da fare, dietrofront. La sera ci regala uno spettacolo sublime: le luci delle isole all’orizzonte e un cielo stellato nitidissimo, dal buio pesto sguscia persino la Via Lattea. Il silenzio che ci concede il motore in avaria impreziosisce questa vista. Finalmente scorgiamo le luci del porto di Salina, sono ormai le undici passate. In banchina siamo ospiti della Capitaneria di Porto, ad attenderci c’è il presidente della Lega Navale Salamone, alcuni soci e Monica, tutor di Francesco ad Arca (l’incubatore d’imprese dell’Università di Palermo), che, dopo essersi spesa con tutte le sue energie nell’organizzazione di Periplo, ha deciso di fare un paio di tappe con noi. A Salina c’è la Notte della Cultura, evento nel quale Periplo sarebbe stato inserito se non fossimo arrivati così tardi. Sgattaioliamo per i vicoli tra concerti di musica popolare e mostre, e troviamo una pizzeria isolata, ormai deserta. Siamo esausti, cotti dal sole, ma contenti. In barca ci concediamo un rum tutti insieme e ci accampiamo ovunque per la notte. Siamo in nove, tutti sul Bad.

Mercoledì 22 agosto, Salina

Ci dà il buongiorno uno splendido sole, oggi non si va da nessuna parte, ci godiamo Salina. La mattina ci vede sparpagliati, a fare comunque avanti e indietro dalle barche quasi fossero un formicaio. C’è chi si intrufola nel marina dei ricchi per “rubare” una doccia, chi si reca in chiesa per risolvere conti in sospeso, chi passeggia per il paese non resistendo alla tentazione di un tuffo, chi si rifugia in una granita… e infine c’è Francesco che resta in barca ad aspettare il meccanico. Un appuntamento, al sud, d’estate, è un concetto incredibilmente relativo. Infatti dalle 8.30, il puntiglioso signore si presenta alle 13.30. E cambia il filtro. E il motore romba, con buona pace di Nico e dei suoi fioretti. A questo punto un bagno è d’obbligo. Montiamo tutti e nove su Maribelle e andiamo in una caletta non distante dal porto, dove realizziamo anche qualche ripresa subacquea. Verso le quattro, tornati alla base, pasta al pesto vino bianco e malvasia, per gradire. Il pomeriggio sfocia subito in sera e ci spinge in paese, a sbevazzare, passeggiare, perderci tra i vicoli stretti, sognando di possedere una di quelle casette bianche con le verande così isolane, così deliziose. Mezzi brilli, finiamo nella stessa pizzeria di ieri, dove ordiniamo una pizza a coppia, birre, e del vino rosso “non annacquato come quello di ieri sera, per favore”. I camerieri maledicono la nostra fedeltà. Il dopocena ci piace in barca, lontano dal frastuono, a bere un ultimo bicchiere, fino a quando gli inquilini della coperta non cacciano via tutti gli altri. Il che avviene sempre abbastanza tardi e coincide con la fine di una bottiglia.

Giovedì 23 agosto, XIV tappa: Salina – Vulcano

Come al solito, i primi a svegliarsi vanno a prendere caffè e cornetti per tutti. Ah, bella vita! Da Vulcano, dove di tanto in tanto risiede d’estate, ci raggiunge Umberto La Commare, presidente di Arca, il primo che ha creduto in Francesco e nel bislacco progetto di un gommone a vela. Il programma è di navigare senza fretta verso Vulcano, facendo un mezzo periplo di Salina! La prima sosta è a Pollara, una delle insenature più belle delle Eolie. Ci fermiamo lasciandoci a sinistra “Il Perciato”, un arco di pietra immenso, e di fronte una spiaggetta selvaggia sormontata da una parete a strapiombo, dove, quasi nascosta dalla vegetazione, si trova la famosa casa de “Il postino di Neruda”. Qua e là, qualche faraglione: un posto meraviglioso, la cui unica pecca è l’affollamento di barche al quale, del resto, contribuiamo. Risaliamo in barca, ognuno come può (né il Bad né Maribelle sono equipaggiate di scalette, il che ogni volta rende la risalita dal mare un’operazione goffa e a volte lunga…), e ci attardiamo ancora un po’ in questa bellissima cornice con un bicchiere di birra e degli ottimi cucunci. Dopo pranzo, Francesco, Chiara, Monica e Umberto vanno su Maribelle. Le condizioni di vento e mare sono ideali, Maribelle sfreccia leggera e silenziosa (Umberto è letteralmente entusiasta del motore elettrico che non emette alcun rumore e della comodità della barchetta: “Neanche nella mia barca riesco a stare così comodo!”) facendoci divertire e regalandoci panorami eoliani incantevoli. Ancora una sosta, questa volta a Lipari, a pochi metri da una spiaggetta deserta di sassi neri. Dopo un bagno, il tramonto ci accompagna da Lipari a Vulcano, passando tra i faraglioni; siamo estasiati da questa giornata, una delle più belle di tutto Periplo. Quasi a volerci sorprendere ancora di più, il sole, ora un’enorme palla di fuoco, va a incastonarsi tra gli alberi e le fumarole del vulcano, rendendo il nostro ingresso al porto quasi un momento solenne, ieratico. Troviamo i ragazzi già ormeggiati, ancora sul Bad, intenti a contrastare l’impeto di Bartolo, una montagna di uomo. Bartolo è l’ormeggiatore (abusivo) del porto, nonché matto del paese, il quale ha già chiesto dei soldi per il Bad e adesso che ha visto arrivare Maribelle, ormeggiata a poppa del Bad, pretende il supplemento. La sua angosciante tenacia e gli aneddoti su di lui che nel frattempo sentiamo in banchina (una volta ha staccato una panchina da terra e l’ha lanciata addosso al comandante di una nave!) ci fanno desistere. Gli diamo cinque euro, lui si ammansisce e ci regala una tartarughina fatta di conchiglie. Con tanta tristezza salutiamo Tonino, che ritorna a Milazzo per impegni urgenti. La sua piacevolissima compagnia, il suo sarcasmo pungente e la sua generosità mancheranno a tutti. A sigillare questo bel legame nato per mare, Tonino lascia a Francesco il suo coltello da marinaio, un dono prezioso. Umberto ci invita tutti a casa sua per una doccia calda e una spaghettata. A caricarci tutti sin lì ci dà una mano anche Cico, un caro amico di Giovanni che d’estate vive sull’isola. Una bella serata, degna di un’altrettanto bella giornata qui alle Eolie. Dopo cena torniamo in porto per bere qualcosa in barca, come al solito; Giovanni e Cico, invece, si danno alla movida vulcaniana. Con la speranza che l’andirivieni ravvicinato di navi e catamarani non ci faccia “ballare” troppo, ci addormentiamo. Domani penultima tappa, Cefalù.

Venerdì 24 agosto, XV tappa: Vulcano – Cefalù

Ci mettiamo in viaggio poco dopo il rientro di Giovanni dalla sua notte di bagordi per l’isola, ci attende una lunga navigazione. Non appena ci allontaniamo dalle isole ritrovandoci in mare aperto, avvistiamo un banco di delfini non molto distante da noi. Uno stupore infantile ci esplode dentro, ci fa esultare senza poter smettere di indicarli ogni volta che le loro pinne emergendo disegnano quel classico arco sullo specchio dell’acqua. Dopo un’oretta un altro banco, che stavolta compie qualche piroetta proprio davanti alla prua del Bad. Un’emozione ineffabile ci tiene gli occhi incollati sul mare, con una voglia smodata di avvistarne ancora. A fare capolino sull’acqua, però, dopo poco, è una pinna nera, inconfondibile. E così, quando ci fermiamo per un bagno, molti di noi sono titubanti sul tuffarsi, chi lo fa resta attaccato con le cime alla poppa del Bad. Una pentolata di pasta e si riprende a navigare, senza imprevisti, con la solita piacevolezza nel godersi la compagnia e le chiacchiere. Ancora uno splendido tramonto fa da cornice al nostro ingresso in porto. Arrivare in un porto è un momento unico, che inizia a essere emozionante quando si comincia a scorgere la fisionomia del molo esterno in lontananza, quando, cioè, quella parte di costa cessa gradualmente di essere “piatta” alla vista e acquisisce profondità di spazio, arricchendosi di dettagli. Ecco che si scorgono le luci di ingresso, quella rossa e quella verde, rispettivamente a sinistra e a destra dell’imboccatura. E s’avanza lentamente, pronti a rifugiarsi in quell’utero sicuro, in quel mare che gradualmente si fa terra e abbraccia tutti i naviganti accogliendoli silente. In banchina ci aspetta Carlo Bruno, delegato regionale della LNI per la Sicilia occidentale e caro amico di Francesco. Carlo ci fa ormeggiare e invita Francesco e Chiara a cena con l’ammiraglio Caricato, uno dei massimi esperti della navigazione (a vela e non) in Italia, autore di manuali sull’argomento. Arrivati a Cefalù, Monica va via, la sua famiglia è venuta a “reclamarla” per questi ultimi giorni di ferie. È incredibile quanto riesca a unire il mare in così poco tempo. Del resto si vive costantemente insieme, si condividono spazi ridotti, si decide insieme come gestire i tempi… per fortuna il risultato di queste delicate dinamiche è sempre stato piacevole e “naturale”, per questo ogni volta che qualcuno se ne va dispiace moltissimo a tutti. A cena l’ammiraglio è incuriosito dai racconti su Maribelle e si ripromette di venirla a vedere al porto domani. La sua serata al ristorante con noi, però, termina presto: la sua nipotina di pochi anni si è addormentata in braccio alla moglie e i due preferiscono tornare a casa. In barca ci ritroviamo tutti per una malvasia della buonanotte.

Sabato 25 agosto, Cefalù

Oggi è una giornata densa di appuntamenti e già dalle 7.30 siamo tutti operativi. C’è da tirare a lustro Maribelle perché verso le undici i bambini della scuola vela verranno a provarla. Armati di secchi, spugne e sgrassatore, Francesco, Nico ed Elio si cimentano nell’impresa apparentemente facile… già perché nel corso del periplo non abbiamo proprio brillato per tenacia nel nitore! Ad ogni modo, quando i sei piccoli velisti arrivano in banchina Maribelle è bella che linda, pronta ad accoglierli. Prima di mollare gli ormeggi viene a farci visita anche l’ammiraglio Caricato che si intrattiene qualche minuto a osservare Maribelle e a parlarne con Francesco. Ma i bimbi scalpitano, bisogna andare prima che si faccia troppo tardi. Francesco e la loro istruttrice li accompagnano, mentre le loro mamme, noi e Carlo Bruno li seguiamo con una barca della Lega. I bimbi sono entusiasti di Maribelle: si alternano al timone, alla randa, vanno a prua per sedersi a cavalcioni, ma soprattutto, seduti sui gommoni, si divertono a saltellare. Dopo qualche giretto e alcune semplici manovre appena fuori dal porto, leghiamo le due barche e ci concediamo tutti un bagno. I piccoli utilizzano i tubolari di Maribelle come trampolino per i tuffi: il bello è che se scivolano nella foga di lanciarsi in acqua non si fanno male. Tornati in porto, Francesco, Chiara e Claudia si lanciano in una passeggiata tonificante alla sorgente di Presidiana, che affiora al livello del mare alla base della Rocca di Cefalù, proprio alle spalle del porto. La temperatura dell’acqua di questa sorgente, che proviene dalle Madonie, è veramente bassa, tanto che a stare fermi per qualche secondo nello stesso punto, si rischia la perdita di sensibilità di piedi e caviglie. La fame si fa sentire e ci spinge in una camminata lungo la sempre bella Cefalù, di cui in questi giorni tanto abbiamo tessuto le lodi a Elisabetta, che non la conosce ancora. Piazza del Duomo ci attrae come una calamita, lì mangiamo un panino e un gelato (gusto “Duomo”, ovviamente) e ci soffermiamo, quasi “doverosamente”, un’oretta. Una capatina ai lavatoi è d’obbligo, così come all’arco della marina, al belvedere e in tutti i vicoli del centro su cui si affastellano i colori e i prodotti esposti dalle botteghe e dai negozietti turistici. Un appuntamento ci fa accomiatare da tutto ciò: alle 18 ci sarà l’inaugurazione di una piccola sede della Lega Navale proprio sopra il porto e Periplo sarà l’ospite d’onore. Una puntata in barca, quindi, a prendere il roll up banner (l’anglismo incute un po’ di timore, ma altro non è che un espositore, un manifesto avvolgibile che viene teso grazie a un’asta) e la malvasia del nostro sponsor Lantieri per la degustazione, ed eccoci pronti a una piccola dose di mondanità locale. A parlare è il sindaco Lapunzina e l’assessore Leonardis, seguiti da Carlo Bruno, Umberto Lacommare (che è venuto a trovarci!) e il nostro timido Francesco. A seguire brindisi di buon auspicio e tanti stuzzichini. Alla fine organizziamo una degustazione divertente, con interviste e pareri (rigorosamente filmati!) di chi vuol provare il liquore eoliano. Ci spostiamo tutti sul pontile per una visita a Maribelle, poi ci congediamo dal folto e simpatico gruppo per tornare in barca. Per l’aperitivo abbiamo le idee chiare già dall’ora di pranzo, da quando cioè alcuni di noi hanno saggiato la glacialità delle acque della sorgente: prendiamo due bottiglie di vino, le piantiamo dove scorre l’acqua e ci beviamo un bel bianco freddo con i piedini a mollo, nelle luce soffusa del porto. È l’ultima serata insieme, sappiamo già che avremo nostalgia di tutto questo. Ma, come scrive Erri De Luca, “Quando ti viene una nostalgia, non è mancanza, è presenza, è una visita, arrivano persone, paesi, da lontano e ti tengono un poco di compagnia”. Senza saperlo, ci siamo già promessi compagnia. Una cena frugale e tardiva in un locale vicino al porto e poi nella nostra “casetta” per la malvasia della buonanotte, purtroppo disturbata dalla musica assordante che proviene da una discoteca vicina. Ah già, è sabato.

Domenica 26 agosto, XVI tappa: Cefalù – Palermo

Oggi è l’ultimo giorno di Periplo, ci aspetta la tratta finale che ci riporterà esattamente al punto di partenza e chiuderà il cerchio, anzi il triangolo. In banchina, verso le otto, arrivano alcuni amici della Lega navale che ci accompagneranno fino a Palermo, portando l’equipaggio finale di Periplo a ben dodici persone! Tra loro c’è anche Carmelo, un ragazzo disabile esperto timoniere che oggi sarà alla guida del Bad. La prima parte della mattinata, tra preparativi e partenza, scorre velocemente. Altrettanto veloci, però, non sono le barche, per la mancanza quasi totale di vento. Cefalù scorre davanti a noi con una lentezza disarmante: ti giri, fai una chiacchierata, ti rigiri ed è ancora lì. Per ingannare il tempo caliamo due esche a traina, ma senza troppe speranze; del resto in un mese non abbiamo pescato nulla. E invece ecco che dopo poco abbocca qualcosa, Elio lo tira su: è un tonnetto. Neanche il tempo di rigettare nuovamente l’esca in mare, che abbocca ancora, poi ancora e ancora… in breve in meno di quindici minuti ci siamo ritrovati tre tonnetti a bordo. Sporgendoci, ci rendiamo conto di star passando proprio sopra un folto banco, e dato che la navigazione al momento non ci dà soddisfazioni, ripieghiamo sulla pesca. Carmelo vira per andare a riprendere la zona fortunata: altri tre tonnetti. La tentazione di indugiare ancora e fare incetta di pesci è forte, ma Elisabetta ha già il biglietto per la nave delle 21 che la porterà a Napoli. Riprendiamo dunque la rotta e iniziamo a pensare al pranzo. Francesco prepara una pasta buonissima, semplice, che esalta la freschezza dell’ingrediente principale. Come al solito, però, non abbiamo stoviglie sufficienti per dodici persone, e succede che si condividono i pochi piatti a disposizione, si mangia dalla padella, dalla pentola, si recupera di nuovo la ciotola porta mollette… e si utilizzano le mollette come forchette! È vero il detto “A mare un ci sunnu putie”, bisogna sapersi arrangiare. Dopo pranzo, in due vanno su Maribelle per riprendere la lenta navigazione verso casa. Tutto a un tratto il mare inizia ad agitarsi, s’alzano vento e onde di un metro e mezzo. Francesco prende il comando del Bad, in queste condizioni è meglio che Carmelo si metta ben saldo in pozzetto per evitare che scivoli e si faccia del male. Nel frattempo su Maribelle ammainano la randa e ci fanno sapere di essere troppo pochi (e quindi anche leggeri) per queste condizioni. A questo punto bisogna fare manovra per recuperarli e mettere Maribelle a traino. L’operazione è delicata e si rivela più difficile del previsto, e dato che il mare è sempre più formato, i ragazzi indossano il giubbotto di salvataggio. Dopo un paio di giri riusciamo finalmente ad agganciarli, leghiamo Maribelle al Bad con una cima a poppa e una a prua e li facciamo trasbordare. Siamo all’altezza di Termini Imerese, da Palermo iniziano ad arrivarci telefonate da chi ci sta seguendo ed è preoccupato per l’improvviso peggioramento delle condizioni: Monica, Carlo Bruno, parenti vari… Umberto addirittura ci cerca dalla costa con il binocolo. L’importante è che adesso siamo tutti in sicurezza e possiamo dare tutti una mano per ottimizzare le manovre e procedere nonostante le onde ci frenino tantissimo. Finita la paura per il recupero dell’equipaggio di Maribelle, ci concentriamo esclusivamente sulle onde. Risultato: mal di mare generale! Non grave, per carità, ma pur sempre fastidioso: la rivincita dei tonnetti che tornano su! Affrontiamo anche questa con lo spirito di sempre e non perdiamo occasione per scherzarci su. Inizia a farsi sera, tra una cosa e l’altra avvistiamo Palermo, le luci della Cala; è ora di prepararci per l’ultimo ormeggio. Sono le undici passate quando arriviamo, ciascuno di noi recupera le proprie cose e sbarchiamo. Elisabetta ha perso la nave, si ferma a Palermo ospite di Elio e Claudia; troverà il modo di partire domani. Ci riuniamo in banchina dove ci attendono anche Beppe Tisci e Vincenzo Sferruzza, rispettivamente presidente e vicepresidente della LNI di Palermo. Stappiamo un paio di bottiglie di spumante, e stanchi, contenti e un po’ malinconici, brindiamo al mare.

Esattamente un mese fa iniziava Periplo, trenta giorni fa eravamo al porto di Palermo, euforici per la partenza, curiosi di tutto quello che avremmo incontrato lungo il cammino, un po’ timorosi che tutto andasse per il verso giusto, del tutto aperti a giornate che erano pagine bianche totalmente da scrivere. Da allora ne è passata di acqua sotto gli scafi di Maribelle e del Bad, ne è passata di gente sopra le loro coperte e di vento tra le loro vele. Tutta la costa della Sicilia si è srotolata davanti ai nostri occhi, offrendoci uno spettacolo sempre suggestivo, a tratti quasi ineffabile. Abbiamo assaporato ogni dettaglio di questo viaggio, ci siamo arricchiti con ogni scoperta, piccola o grande che fosse, con ogni persona. In fondo, le nostre barche sono state un porto dentro i porti: chi ha voluto, chi si è lasciato incuriosire, si è imbarcato e ha condiviso con noi mare, racconti e un bicchiere di vino. E noi, che abbiamo già di nuovo voglia di andar per mare, che siamo consapevoli che vivere il mare è un privilegio, che, parafrasando Saramago, abbiamo finalmente visto l’isola solo allontanandoci da essa (e abbiam meglio conosciuti noi stessi allontanandoci da noi), ringraziamo e facciamo un inchino a questo viaggio, a tutti i viaggi.

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Kostantinos Kavafis

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