Donne al comando: intervista a Laura Tassinari, DG di Filas, il più importante VC del Lazio

Pubblicato il 08 Gen 2013

Filas SpA (Finanziaria Laziale di Sviluppo) è la società regionale dedicata allo sviluppo dell’innovazione e allo stimolo della competitività nel Lazio. Tra le sue diverse attività a sostegno dell'impresa, Filas gestisce anche il Fondo POR FESR I.3 per il Capitale di Rischio della Regione Lazio (ne avevamo parlato qui).

In un ecosistema innovazione come quello italiano, dove a livello di programmazione economica nazionale la parola “startup” ha fatto la sua prima comparsa quest'anno e in cui normalmente l'intervento e il ruolo del “pubblico” nel mondo dell'impresa costituiscono una specie di anatema, Filas rappresenta una best practice che piace anche agli investitori privati e che sta riuscendo a attirare investimenti nella regione Lazio. Ne abbiamo parlato con Laura Tassinari, Direttore Generale Filas che da diversi anni gestisce il fondo pubblico cercando di introdurre metodi più snelli e un tocco di managerialità “al femminile”.

Sposata e madre di due figli, ingegnere, esperta di marketing e tecnologie ICT, collabora con Filas dal 2000. Ha seguito l’avvio e la gestione delle più rilevanti iniziative promosse a favore della nascita e dello sviluppo delle PMI impegnate nei settori delle tecnologie avanzate e allo sviluppo di progetti per l’innovazione sul territorio del Lazio. Ha ideato ed attuato numerose iniziative per il trasferimento tecnologico ed il collegamento tra mondo della Ricerca, dell’Impresa e della Finanza.

In precedenza ha collaborato con le più importanti aziende multinazionali del settore ICT e TLC.

Salve Laura, ci può spiegare innanzitutto quali sono le caratteristiche che differenziano un fondo di venture capital pubblico rispetto a un vc di fondi privati? Per esempio: esiste nella gestioni di fondi pubblici come il vostro un requisito di “risultato” da ottemperare?

La differenza fondamentale è che FILAS opera nella nicchia individuata dalla “market failure”, dove non sono vi sufficienti investimenti privati, soprattutto nella fase “startup” e “early stage”.
In questo senso FILAS, come gli altri vc pubblici, presenta una maggiore “propensione al rischio” nell’investire sulle idee imprenditoriali innovative e su quelle di giovani potenziali imprenditori che difficilmente, da soli, riuscirebbero ad attrarre l’interesse di finanziatori privati .
FILAS infatti, come agenzia pubblica, persegue anche obiettivi quali la creazione di nuova imprenditorialità e occupazione qualificata (diretta ed indiretta) nel territorio e di attrazione di investitori sulle imprese laziali.

Che caratteristiche deve avere una startup per incontrare la vostra attenzione?
Innovativa, motivata e con grande potenziale di sviluppo tale da attrarre anche investitori professionali privati.

Numeri alla mano, sembra che Filas riesca a operare con successo, quali sono i fattori vincenti?
Il principale è l’aver ideato e realizzato uno strumento che piace agli investitori privati e che non pretende né vuole sostituirsi ad essi, anzi vuole esser di supporto anche a loro, incentivandoli nel loro lavoro quotidiano.
A questo aggiungerei la capacità di capire l’innovazione, di parlare lo stesso linguaggio degli investitori e di avere procedure di valutazione e decisione in linea con quelle che ci si aspetta dai vc privati.
In questo moemento operatori privati hanno iniziato ad essere molto attivi nel nostro territorio, contribuendo fortemente a creare un ecosistema in cui far crescere le opportunità di fare impresa e di incontrare investitori del nord Italia ed esteri: verso questi operatori abbiamo cercato di aprirci cercando opportunità per collaborare.
Ricordiamo che FILAS è il primo VC del Lazio e che molti altri investimenti di VC, sia da altri investitori locali sia di fuori, sono stati attratti dalla nostra presenza e dal nostro co-investimento.

C'è una startup nella quale avete investito cui è particolarmente affezionata?
E’ poco che abbiamo iniziato, e siamo affezionati a tutte, in quanto ognuna ha in sé elementi che hanno “catturato” la nostra attenzione: dall’entusiasmo dei giovani neo-imprenditori, alla professionalità tecnica dei manager, alla sfida “tecnologica”, all’idea semplice ma innovativa.

Recentemente è stato approvata la conversione al decreto sviluppo che introduce novità in tema di startup, incubatori, incentivi. Cosa le piace e cosa no della legge?

Sulla carta è un passo avanti epocale che ci porta al passo degli altri paesi del Nord Europa e Stati Uniti; in particolare la definizione della startup innovativa è stata adeguata con caratteristiche meno stringenti e che quindi danno più spazio all'innovazione; inoltre, è stato introdotto il concetto del crowdfunding attraverso la “raccolta di capitali attraverso portali internet”, un importante passo in avanti per offrire un ventaglio più ampio per il reperimento di fondi da parte di realtà sempre più disomogenee e catalogabili. attendiamo con grande interesse le norme attuative e le interpretazioni: anche le leggi migliori purtroppo a volte vengono svuotate o rallentate nella loro implementazione. speriamo che in questo caso l’applicazione pratica si dimostri all’altezza, e che FILAS possa essere un protagonista nella realizzazione di alcuni sui aspetti – vedi ad esempio il crowdfunding.

Dall'esperienza che ha maturato, cosa manca all'ecosistema dell'innovazione italiano per essere davvero competitivo?
Come riportato in maniera pressoché unanime da tutti gli organismi di ricerca internazionale pubblici e privati, gli aspetti critici del sistema Italia per quanto riguarda la competitività sono l’altissima pressione fiscale, i bassi investimenti e la decrescita, i noti problemi di efficienza della macchina organizzativa pubblica nel suo complesso, la perdita di quote di mercato in tutti i settori soprattutto verso i paesi emergenti, la fuga dei cervelli. E’ difficile confontarsi con questi macro-problemi dalla nostra dimensione regionale, ma per quanto possibile tutti i nostri progetti cercano di contrastare o mitigare questi aspetti negativi e di esaltare invece i punti di forza che comunque indubbiamente abbiamo, sia a livello nazionale sia regionale.

Basti ricordare che Roma e la sua regione sono la 12ma meta al mondo (e la quinta nell’Unione Europe) per numero di visitatori internazionali, la 19ma al mondo (e la ottava nell’Unione Europe) per spesa internazionale. I quasi otto milioni di visitatori (non solo turisti) hanno speso più di otto miliardi di dollari nell’ultimo anno. Roma e il Lazio non hanno solo il più importante partimonio culturale del mondo ma, malgrado a volte questo non appaia subito agli utenti, gode di un’eccellente classifica per quanto riguarda l’infrastruttura in senso lato (strade, trasporti, telecomunicazioni, utilities, servizi finanziari). Ha anche anche una posizione di classifica molto elevata per i collegamenti e gli eventi internazionali, la libertà civili, la diversità e l’offerta culturale, la sicurezza, l’educazione, la sanità.

Qual'è il percorso personale che l'ha portata a diventare DG di Filas, che situazione ha trovato, con quale filosofia ha affrontato la sfida lavorativa?

Come spesso accade, si tratta di un percorso casuale, ma dal mio punto di vista entusiasmante. Da ingegnere, ho cominciato la mia carriera più di 25 anni fa in multinazionali del settotre ICT, quando questo era in grande espansione e gli operatori estremamente qualificati. Nell’entrare a far parte del mondo “pubblico” ho cercato di introdurre modelli e codici mutuati dalle grandi organizzazioni private fortemente strutturate e competitive, “orientate al mercato”, e questo ci ha consentito di creare una squadra motivata e appassionata, oltre che professionale, anche in un contesto ad alto tasso di burocrazia. Una grande sfida, che ci sforziamo di vincere giorno per giorno. Sono convinta che lavorare a contatto con la componente più innovativa della società, quella che anche in momenti di crisi esprime energia e creatività, sia una grande fortuna, che condivido nel quotidiano con i colleghi. Qualcosa che penso di aver introdotto nell’organizzazione? Un tocco di “managerialità femminile” distante dagli stereotipi tradizionali

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