E-commerce in Cina (con anche una start-up italiana)

Pubblicato il 18 Nov 2013

I cinesi, sono conosciuti per la loro superstizione. Il significato dei numeri è infatti per loro molto importante. Per esempio si dice che il numero 8 rappresenti ricchezza e fortuna, mentre il numero 1, l’unità o anche l’essere single. Del numero 1 Alibaba, la piattaforma di e-commerce cinese che controlla il 70% del mercato (fonte: IResearch and National Bureau Of Statistics), ne ha fatto un simbolo alla pari del numero 8. Infatti, lo scorso 11 novembre ha generato, in sole 24 ore, 5,7 miliardi di dollari di vendite online (fonte: techinasia.com). Il prodotto più venduto è stato Xiaomi, l’equivalente dell’Iphone cinese.
Il giorno 11 di novembre, che si scrive 11-11 è in Cina il giorno dei single. La trovata nacque nel 2009 quando Alibaba cercò un modo per movimentare le vendite in un periodo dell’anno meno attivo. In 5 anni il successo è stato spaventoso. Al secondo posto in questa speciale classifica delle vendite online in 24 ore c’è solo il Cyber Monday americano. Nel 2012 gli incassi sono stati di ”solo” 1,45 miliardi di dollari.
Il mercato di e-commerce cinese è ora il più grande del mondo e la velocità di crescita è impressionante. Le vendite online nel settore retail sono passate dal 2% al 10% in 3,5 anni. Negli Stati Uniti ci sono voluti 10 anni. La Cina avanza tre volte più veloce (fonte: IResearch and National Bureau Of Statistics).
Il boom dell’e-commerce pone un quesito molto importante per uno dei settori trainanti dell’economia cinese: l’immobiliare. Un fenomeno come quello dell'11 novembre fa infatti riflettere su quale possa essere la strategia migliore di vendita per i prossimi anni. I centri commerciali, uno dei pilastri del settore immobiliare, hanno costi sempre più alti, sommati a quelli crescenti del personale. Inoltre, gli acquisti di prodotti di marca effettuati da cinesi avvengono per almeno il 50% durante viaggi all’estero. Il negozio sta diventando sempre più un luogo di educazione al prodotto per il cliente che uno di acquisto. A essere acquistati online non sono solo beni di lusso, ma persino frutta e verdura. I cinesi tramite smartphone, passando il loro telefonino su cartelloni appositi appesi alle fermate della metropolitana, fanno la spesa senza neanche entrare in un supermercato (www.yhd.com).
Occorre quindi pensare a nuovi modelli. Alcuni marchi iniziano a lavorare a nuovi concetti che permettano di integrare strategie offline con il digitale. Un esempio è la creazione di spazi espositivi (negozio showroom) dove regalare l’esperienza dello shopping, ma spedire tutto a casa direttamente da un magazzino centralizzato. I negozi sarebbero più piccoli, senza magazzino e con meno commessi. I risparmi sarebbero consistenti. Il nuovo modello di business richiederebbe una logistica ben congegnata ed importanti investimenti in tecnologia.
L’aspetto più interessante dell’unione tra online e offline riguarda i marchi non ancora presenti in Cina. Data la velocità di penetrazione delle nuove piattaforme di e-commerce tra cui Number One Store (yhd.com), Tmall (tmall.com), Vip Shop (vipshop.com), la pianificazione dell’ingresso nel mercato richiede ora una solida e informata strategia digitale.
Spendere importanti cifre per affittare spazi all’interno di grandi magazzini e per il training del personale sembra non essere più l’unico modo. Soprattutto se i marchi non sono top di gamma e non hanno budget così consistenti.
Alcuni marchi iniziano a pensare all’apertura di pochi negozi in punti chiave e a una piattaforma online di proprietà legata anche a social networks. Questo è per esempio quello che Fireworks (fireworks.cn.com), una start-up italiana appena lanciata a Shanghai sta costruendo per i propri clienti. L’influenza dei social networks sta diventando importante tanto quanto il traffico pedonale negli stessi centri commerciali.
Considerata la rapidità di sviluppo e penetrazione del commercio online cinese sarà interessante vedere come nei prossimi anni la combinazione online e offline prenderà forma e come le strategie digitali dei marchi saranno sempre più parte del business development di un prodotto fisico.

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