Eatsready, ecco i buoni pasto 2.0

Pubblicato il 16 Lug 2019

Eatsready ha la missione di rivoluzionare il settore dei buoni pasto. L’azienda, guidata dalle due managing director Micaela Illy e Olivia Burgio si propone di creare nuovo valore per tutti i tre stakeholder di questo tipo di servizio: le aziende, i loro dipendenti e i fornitori di servizi che sono quasi essenzialmente i ristoranti e la grande distribuzione organizzata (Gdo).

Micaela Illy e Olivia Burgio, managing director di Eatsready

“Fino a oggi abbiamo raccolto 1,8 milioni di investimento, di cui 650mila euro nell’ultimo round chiuso a maggio scorso che ha visto la partecipazione anche di Gellify con 150mila euro – dicono le manager a Startupbusiness – abbiamo circa 400 persone iscritte alla nostra piattaforma che è operativa da poco più di due mesi, abbiamo 500 esercizi associati tra cui la catena di supermercati To.market che opera su Milano con la quale abbiamo avviato una prima collaborazione partita proprio in questi giorni”.

La proposta di Eatsready, che nasce come azienda che consente alle persone di prenotare in anticipo un menu al fine di trovarlo pronto al momento giusto e che ora, pur mantenendo vivo anche quel filone, si sta concentrando appunto sul business dei buoni pasto che oggi pesa per circa il 70% del fatturato totale, o meglio del transato che nell’ultimo mese è stato pari a circa 15mila euro ma che è in costante crescita – dicono le manager -, mira a ridurre i costi di commissione e di gestione per i ristoranti e la Gdo, a rendere più semplice e immeditata la gestione per le aziende e a rendere migliore la user experience per i dipendenti/utenti che possono eseguire ogni operazione con una app e che possono contare, per la prima volta associato ai buoni pasto, anche su un programma fedeltà che consente di guadagnare punti e accedere a ulteriori servizi.

“Secondo Anseb, che è l’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto, il mercato italiano vale oggi circa tre miliardi di euro – aggiungono Illy e Burgio – ed è un mercato regolamentato perché per esempio va ricordato che i buoni pasto sono nominali e che non si possono usare più di otto buoni pasto per una singola transazione. Lavoriamo sia per migliorare il servizio ma anche per ridurre sensibilmente il costo della commissione e per portare sul mercato, che oggi è dominato da pochi player, un nuovo approccio basato su una piattaforma tecnologica efficiente e di semplice utilizzo, un po’ come in Francia sta facendo la scaleup Lunchr alla quale un po’ ci ispiriamo benché le regole in Italia sono un po’ più complesse rispetto a quelle in vigore oltralpe, e che ha raccolto oltre 30 milioni di euro”.

Oggi Eatsready lavora molto con le scaleup che sono le più pronte ad adottare innovazioni e che hanno spesso numeri significativi in termini di crescita dei dipendenti ma gli obiettivi della startup sono ambiziosi perché punta a sviluppare un sistema sempre più integrato tra i sistemi di gestione delle imprese e dei fornitori di servizi e ad avere almeno duemila dipendenti di aziende iscritti alla piattaforma entro la fine dell’anno.

“C’è un altro elemento che va aggiunto per completare il quadro – affermano le due manager – ed è il fatto che è vero che oggi il mercato dei buoni pasto in Italia vale tre miliardi di euro, ma è anche vero che oggi l’82% dei lavoratori dipendenti delle aziende del Paese non usa i buoni pasto, quindi ci sono margini di crescita significativi. È vero che molte aziende grandi hanno le mense interne, è vero anche che magari nei centri più piccoli questo servizio è meno utilizzato, ma è certamente rilevante che si tratta di un mercato non solo pronto a essere profondamente innovato ma anche capace di crescere in modo esponenziale”.

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