Evensi raccoglie 2,5M $ tra Italia e Australia, l’intervista esclusiva al fondatore

Paolo Privitera racconta l’investimento, le ambizioni, il modello di business di Evensi, scaleup con base a San Francisco e Modena che vuole diventare N°1 del suo settore

Pubblicato il 04 Mar 2019

Evensi , startup fondata da Yuri Grassi che ha iniziato lo sviluppo dell’idea circa 5 anni fa a Modena insieme a Emanuele Corradini e Andrea Pelleschi. Nel 2016, dopo l’incontro con Paolo Privitera e Saverio Patruno, nasce Evensi Inc, con sede a San Francisco, ha recentemente completato un round di investimento da 2,5 milioni di dollari guidato da Regency Corporate, società di advisory australiana e Barcamper Ventures, fondo italiano di venture capital tecnologico istituito da Primomiglio SGR Spa. A seguito dell’investimento Philip Re e Bert Mondello, managing director e head of corporate di Regency Corporate, e Gianluca Dettori, presidente di Primomiglio SGR Spa sono entrati nel consiglio di amministrazione di Evensi (di cui abbiamo già scritto qui) .

Startupbusiness ha parlato con il Ceo di Evensi Paolo Privitera per conoscere meglio la società che ha sede a San Francisco e Modena ed è il più importante network a livello mondiale per la scoperta di eventi. Dal sito è possibile accedere a oltre 150 milioni di eventi, dislocati in tutto il globo, e di cui più di 5 milioni sono in corso in ogni momento.

evensi
“Ora abbiamo circa 10 milioni di utenti mensili attivi, – dice Paolo Privitera – ma la nuova metrica in futuro non sarà quanti utenti attivi, ma quanti utenti saranno “engaged” (o “super” attivi), cioè quanti faranno specifiche azioni sugli eventi e i contenuti da noi forniti, esempio quanti andranno agli eventi e quanti interagiranno con gli altri utenti. L’obiettivo è arrivare a quanti più possibile dei 1.8 miliardi di millennial nel mondo che sono il nostro target principale. Oggi circa 50 milioni di millenial ci usano. Ovviamente la sfida è grande ma penso che abbiamo le carte per farcela”.

Un business come il vostro, e una crescita così rapida, che tipo di business riesce a generare?

“Non posso ufficialmente parlare del fatturato, ma posso dire che l’azienda oggi è a break even. Oggi siamo in 15 a Modena, 2 a San Francisco, 2 in Argentina, 1 a Londra, ma puntiamo a raddoppiare il team entro 6-9 mesi e avere presenza anche in città come New York, Sydney, e zone come sudest Asia e America latina, solo queste ultime due insieme contano quasi metà della popolazione del pianeta totalmente non servita da servizi come il nostro.”

Cosa vi ha spinto al fundraising?

“Inizialmente non volevamo raccogliere fondi finché non fossimo solidi senza così diluirci troppo, ma raccogliere capitale è importante, pertanto abbiamo iniziato a guardare che opzioni avevamo, e i primi 500mila dollari del round sono stati raccolti da alcuni investor nel network più vicino a noi e che avevano già espresso interesse su Evensi, alcuni di questi sono alcuni investitori americani, incluso un grosso VC di Los Angeles, Third Wave, e alcuni professional angel italiani (nello specifico questi investitori italiani volevano investire esclusivamente su un’azienda global e che avesse anche una presenza all’estero, e non su una con mercato solo italiano, e noi ovviamente eravamo un match).

Sapevamo che 500mila dollari non sarebbero bastati, ma bisogna avere una base che aiuta a raccogliere da investitori più importanti. Gianluca Dettori (Primomiglio / Barcamper Ventures) lo conoscevo da molti anni, dai tempi della mia precedente azienda Pick1, e sebbene io viva da più di 16 anni in USA, durante tutti i miei viaggi in Italia avevo avuto modo di farmi conoscere e conoscere un po’ di persone nella startup e investor scene italiana.

Circa un anno e mezzo fa, mentre stavo proprio facendo pendolare da San Francisco a Modena (sede Italiana di Evensi), cambiando aerei/treni a Bologna, mi sono scontrato in totale serendipity sulle strisce pedonali con Gianluca, non ci vedevamo da molti anni, e questo ha fatto scattare la conversazione che soltanto molti mesi dopo e dopo una super accurata due diligence ha portato il suo fondo a investire.
Non cercavamo specificamente un fondo italiano, ma l’idea mi piaceva molto, ho una stima molto alta per Gianluca, è tra gli investitori più illuminati e forward-thinking in Italia, mi piace moltissimo il fatto che lui stesso è stato un imprenditore e quindi capisce tutte le dinamiche che stanno dietro a una startup, e unito al fatto che in Evensi oggi siamo quasi tutti italiani (anche se molti vivono all’estero), avere un supporto non solo finanziario ma anche strategico italiano, ci è piaciuto molto.

Mentre eravamo in trattativa con molti fondi americani ed europei per chiudere il round, ci ha contattato una boutique advisory firm australiana, dicendo che eravamo finiti nel loro radar come possibile fit per il tipo di investimenti che facevano; all’inizio abbiamo pensato “noi, già basati in maniera stabile tra USA e Europa con un mercato e accesso a investimenti immenso, perchè mai dovremmo lavorare con un fondo australiano, e distante da tutti i nostri fusi orari?”.
Invece poi è successo che sono stati molto bravi a raccontare il perchè fosse di beneficio lavorare con loro, e la storia ci è piaciuta molto: promettevano un fundraising più veloce di quello che avremmo potuto fare in Europa e USA, e accesso strategico a un’altra area di mercato mondiale da cui per ora siamo ancora distanti, cioè Australia non come mercato fine a se stesso (alla fine abbastanza piccolo per se), ma come gateway e trampolino di lancio per sudest Asiatico, in aggiunta loro si sono dimostrati investitori sofisticati, brillanti, veloci, disponibili e di incredibile supporto, e dopo una lunga due diligence, abbiamo finalizzato l’accordo per l’investimento qualche mese fa e hanno mantenuto la promessa: dopo poche settimane i soldi erano in banca”.

Evensi è una startup che ha già un profilo da global company, quanto è importante questo aspetto?

“Ciò che abbiamo imparato è che ormai il business è veramente globale, mai limitarsi e mai dare nulla per scontato. Quindi oggi con un network di investor tra USA, Italia e Australia, abbiamo anche accesso a un supporto e network strategico globale e di primissimo livello. Siamo molto soddisfatti dell’operazione e onorati di lavorare con investitori veramente smart del calibro di Third Wave, Primomiglio, e Regency.

Il nostro ragionamento è stato partire subito come azienda global sia come operation con uffici a San Francisco e a Modena e ciò ci ha permesso di operare in modo agile fin dall’inizio, per esempio, Eventbrite che è uno dei nostri partner sta a soli cinque isolati da noi qui a San Francisco e quindi abbiamo un rapporto molto stretto, essere globali anche come prodotto significa già lavorare con partner internazionali che ci danno i dati che noi oggi usiamo in veste di aggregatori. Oggi abbiamo eventi globali e li aggreghiamo con il medesimo sforzo con cui aggregheremmo quelli locali, ma fornendo credibilità e visibilità maggiore, e il beneficio è molto più alto dello sforzo”.

Qual è la vostra value proposition rispetto ad altre piattaforme di eventi?

“Il nostro è un mercato affollato ma è anche frammentato perché non c’è un’app o sito che fa ‘takes-it-all’: su Eventbrite vedi solo gli eventi loro e non quelli di altre piattaforme per esempio, noi aggreghiamo tutto quello che c’è e questa è stata la prima strategia che abbiamo adottato, strategia che oggi non è però più sufficiente e quindi implementiamo una seconda strategia che è la qualità, quindi prima quantità e ora qualità. Solo a Milano abbiamo duemila eventi al giorno, tantissimi e ciò non va bene come proposta perchè gli utenti vogliono solo le informazioni rilevanti per loro. Abbiamo quindi costruito un algoritmo di intelligenza artificiale che legge gli eventi, il contenuto, la tipologia, la location, il prezzo, l’orario e capisce di che evento si tratta, nello stesso modo profiliamo gli utenti, in pratica è ciò che già faceva Pick1, e quindi unendo i dati degli utenti e dati degli eventi siamo in grado di offrire le informazioni migliori per ogni persona che usa Evensi”.

Raccontaci di più del vostro mercato di riferimento e del modello di business…

“A livello di mercato, dobbiamo dire che è un mercato immenso, perfino più grande di quanto pensavamo. Secondo Gartner la gente spenderà nel 2020 per andare agli eventi 34 trilioni di dollari, nel 2016 nei soli Stati Uniti sono stati spesi 1,3 trilioni di dollari, come detto il nostro target principale sono i millenial, il 72% di loro sta spendendo più per esperienze che per l’acquisto di oggetti.

Il nostro per ora è un business soprattutto B2B, aiutiamo organizzatori di eventi a promuoversi, nel 2017 gli organizzatori di eventi hanno speso 130 miliardi di dollari in pubblicità per promuovere i loro eventi ovvero un terzo della spesa pubblicitaria mondiale che è di 350 miliardi di dollari, e noi oggi stiamo prendendo una fetta di questa cifra, abbiamo 7milioni di organizzatori nella nostra piattaforma, 45 mila di loro hanno pagato per ottenere servizi premium e quindi sono nostri clienti attivi che abbiamo raccolto in un anno e mezzo, noi oggi ci concentriamo soprattutto sugli organizzatori di eventi di piccole e medie dimensioni, tra le 50 e le 1000 persone, abbiamo anche eventi più grandi ma al momento sono un’eccezione, il nostro core business sono i piccoli e medi e ce ne sono due milioni di loro che nel mondo organizzano eventi multipli ogni anno. Questo è il nostro mercato che vale 16 miliardi di dollari e di questo mercato vogliamo una fetta, si pensi che il 6% equivale a un miliardo di dollari.

Chiunque può pubblicare il suo evento su Evensi in modo gratuito ed esso sarà pubblicato in modo organico e quindi l’evento è mostrato agli utenti, mentre chi paga lo mettiamo in premium position e sempre visibile per tutto il tempo della promozione, che tipicamente dura 30 giorni ma c’è anche da 10 a 20 giorni, il prezzo varia in base all’ampiezza dell’area geografica che si vuole raggiungere, e al bacino specifico, per esempio il costo della pubblicità varia in base alla città, promuovere un evento a Bologna costa meno di uno a Milano che costa meno di uno a New York, il prezzo cambia anche in base al tipo di evento, abbiamo per esempio molti eventi di yoga che costa meno promuovere rispetto, per esempio, a un evento di tecnologia ( a questo link si può avere una idea più precisa dei prezzi).

Un’ultima cosa importante che mi piace dire è che tutta Evensi l’abbiamo costruita come macchina automatizzata, è tutto self service per organizzatori e tutto automatizzato, non ci sono procedure umane nel mezzo e ciò rende tutto più efficace e capace di scalare rapidamente. Ci sono ovviamente alcune eccezioni, alcuni clienti più grandi che desiderano un trattamento personalizzato e abbiamo il team per seguire il cliente, ma la macchina operativa è interamente gestita dal software. Il nostro obiettivo è diventare la app di riferimento in tutto il mondo per chi cerca e chi vuole promuovere eventi”.

Come gestite la vostra crescita a livello di team?

 Il team è una componente cruciale anche della nostra strategia, all’inizio siamo esplosi da cinque persone in un garage a più di 30 persone e assumevamo tutti, presi dalla super crescita abbiamo assunto velocemente senza un grosso processo di screening e dopo abbiamo dovuto fare dei tagli di persone che non erano compatibili con la cultura aziendale, nel 2018 abbiamo fatto un po’ di ottimizzazione dello staff perché avevamo bisogno di definire la nostra cultura aziendale, lo scorso anno è stato l’anno della strutturazione e oggi abbiamo ben chiare vision e mission, abbiamo definito la cultura e i valori quindi facciamo assunzioni più mirate e oculate. Strutturare la parte di management del team è la cosa più difficile in assoluto per qualsiasi azienda, oggi stiamo andando molto meglio di un anno fa ma questa resta la sfida principale”.

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