Fondo Rilancio, finalmente operativi i 200M€ per startup e PMI

Pubblicato il 20 Nov 2020

Era tutto scritto nel comma 3 dell’articolo 38 del Decreto Rilancio numero 34 datato 19 maggio 2020 e oggi è stato annunciato nella sua operatività, si tratta del Fondo Rilancio destinato a sostenere startup e PMI innovative con una dotazione di 200milioni di euro.

Il Fondo Rilancio rientra nell’alveo delle attività di CDP Venture Capital che già con altri fondi ha iniziato a operare (qui una serie di articoli sulle attività di CDP Venture Capital ), e ha l’obiettivo di stimolare gli investimenti nelle startup attraverso diverse misure, quali, la possibilità per le startup e PMI innovative di ottenere finanziamenti pari a quattro volte l’importo totale delle risorse raccolte dalle medesime con limite massimo di un milione di euro per singolo investimento.

L’iter per rendere operativo questo Fondo ha superato vari ostacoli burocratici che hanno richiesto tempo: dalla pubblicazione a maggio, all’uscita in Gazzetta Ufficiale a luglio, alla firma del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli del decreto attuativo ad agosto, e il suo invio alla Corte dei Conti per la verifica finanziaria, la cui firma si è procrastinata al 4 novembre uscendo quindi finalmente in Gazzetta Ufficiale il 19 novembre.

Tempi troppo lunghi quando si tratta di startup, sei mesi sono tantissimi soprattutto quando si è nel pieno di una crisi globale, ricordiamo infatti che secondo il rapporto di Startup Genome (The Global Startup Ecosystem Report 2020 ), pubblicato il 16 giugno, quattro su dieci startup, ovvero circa il 40%, a maggio avevano tre mesi o meno di liquidità, e quindi di vita.

Ora però possiamo finalmente prendere atto ufficialmente delle misure introdotte.

I primi investimenti del Fondo Rilancio nelle imprese target sono effettuati tramite lo strumento del finanziamento convertendo, mentre gli eventuali investimenti successivi sono realizzati mediante investimenti di equity. (Art. 4 comma 1 del testo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ).

Il valore delle singole operazioni di investimento non dovrà essere superiore a quattro volte l’investimento attuato dagli investitori e fino a un massimo di un milione di euro per singola impresa (comma 2).

Il Fondo investirà nelle imprese “che siano già state oggetto di investimento da parte di investitori regolamentati e/o investitori qualificati, in data non antecedente a sei mesi prima dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 34/2020” ovvero quegli investitori che “stiano effettuando un round di investimento unitamente al Fondo” (comma 3). E quindi agli investitori qualificati (incubatori certificati, acceleratori, business angel anche stranieri) spetteranno due terzi del Fondo, mentre un terzo andrà agli investitori regolamentati (SGR).

Quali sono quindi i criteri di preferenza? Secondo l’art. 5 comma 5 “Il Fondo nei primi sei mesi di attività selezionerà le imprese target dando precedenza a quelle imprese che presentano le seguenti caratteristiche: startup che hanno registrato riduzione del 30% dei ricavi nel primo semestre 2020 rispetto al primo o secondo semestre 2019 e alle startup beneficiarie di Smart&Start Invitalia”.

Il fondo opererà con una procedura di richiesta online e secondo il sottosegretario Gian Paolo Manzella del MiSE “nel giro di tre settimane il Fondo sarà operativo”. Benché l’avvio dell’operatività del Fondo vada certamene salutata con favore alcuni aspetti meritano attenzione come per esempio la barriera di superamento di un milione di euro a cui aggiungere (fino a) 250mila euro di investimento privato, e il fatto che i 200 milioni di euro del Fondo siano spartiti non equamente tra investitori qualificati e investitori regolamentati. Ogni considerazione sull’efficacia andrà fatta, come è giusto che sia, a consuntivo, ma è possibile immaginare fin da ora che le startup che non hanno le spalle coperte dagli investitori più strutturati rischino di essere più sfavorite, d’altra parte però proprio il ruolo degli investitori che concorreranno a decidere quali startup del loro portfolio hanno maggiore potenziale per essere finanziate con il contributo del Fondo, è da considerare cosa positiva perché mette in campo in modo diretto le competenze degli investitori professionali.  

Giacomo Mele

Photo by Marco Oriolesi on Unsplash

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati