Founders’ Club, la nuova iniziativa UniCredit per le scaleup italiane

Sono 50 scale up italiane che Unicredit Founders’ Club ha già individuato per la prima edizione di questo programma di supporto alla crescita

Pubblicato il 04 Apr 2018

L’ecosistema delle startup e dell’innovazione italiana cresce, diventa più maturo e a dircelo, andando al di là dei numeri sugli investimenti venture capital, purtroppo sempre piuttosto impietosi, è la nuova iniziativa di UniCredit, che nasce a 5 anni di distanza dall’avvio di UniCredit Start Lab, il programma di accelerazione che ha dato supporto a più di 160 società innovative del nostro Paese.

In questi 5 anni qualcosa evidentemente si è mosso, ed è migliorato, tanto è vero che Founders’ Club (questo è il nome della nuova iniziativa UniCredit) nasce come naturale evoluzione dello Start Lab, a testimonianza che il numero di società innovative italiane pronte a crescere e a diventare scaleup è adesso significativo: UniCredit ne ha individuate già 50, pronte a compiere quel giro di boa che permetterà loro di essere global company e di competere su mercati internazionali con proposte di valore, di esprimere fatturati significativi, di offrire posti di lavoro qualificati e attirare talenti e investitori internazionali.

Ma di cosa ha bisogno una scaleup? La fase scaleup è delicatissima, gestire la crescita di una fast growing company non è un passaggio da poco e comporta interventi anche sul piano della governance della società. Spesso è proprio in questi casi che si hanno decisivi rinnovamenti ai vertici della società, è il momento in cui i founder smettono di essere CEO per cedere il posto a manager di alto livello e grande esperienza. Tutte le grandi società tecnologiche del mondo lo hanno fatto.
Per fare un esempio fra tutti, quello di Google, società per la quale nel 2001 il passaggio alla guida di Eric Schmidt, un manager, fu storico: fino a quel momento erano stati i fondatori a guidare l’azienda portandola a un altissimo livello da un punto di vista tecnologico e di progettualità. Ma lo scale up è un’altra cosa: Schmidt ha portato Google da 150 a 60mila dipendenti, ha gestito la crescita organizzativa e dimensionale di una società che andava ad altissima velocità, ma senza freni, ed è riuscito a farlo senza perdere qualità, performance e soldi. Furono proprio Page e Brin a decidere a un certo punto che avevano bisogno di un manager e scegliere Eric Schmidt tra i diversi candidati.

La governance non è ovviamente il solo dei temi su cui si deve confrontare una società in crescita: c’è anche quello della struttura aziendale e dell’internazionalizzazione; c’è la questione del fundraising, poiché nella maggior parte dei casi una scaleup ha bisogno, ancor più di una startup, di investitori e si parla di cifre ben diverse. C’è poi anche la questione exit, che può rilevare per la scaleup come M&A (ossia come acquisizione da parte di un’altra società) o come IPO.

Sono tutti temi piuttosto complessi, per i quali la scaleup ha bisogno di un alleato.

Il Founders’ Club ha proprio questo obiettivo: affiancare e sostenere le scale up italiane a più alto potenziale nel proprio percorso di crescita e nelle decisioni strategiche. In che modo? Con un programma dedicato che potrebbe anche essere definito di “accompagnamento mirato”.
Per questa prima edizione, che prevede una serie di workshop lungo l’intero arco del 2018, il programma si rivolgerà a 50 scaleup, impegnandole in 4 workshop tecnici su tematiche finanziarie come, ad esempio, IPO ed M&A, e 3 networking dinner, occasioni di confronto per i founder con opinion leader e investitori industriali e finanziari su scala internazionale. Gli eventi sono tutti a porte chiuse e indirizzati esclusivamente alle scaleup selezionate: aziende di recente creazione che si sono particolarmente distinte per raccolta di investimenti in equity, crescita dimensionale per ricavi e personale (fatturato intorno ai 5 milioni di euro), utilizzo di tecnologie e apertura all’internazionalizzazione, che operano nei settori del Digital, del Life Science, dell’Innovative Made in Italy e del Clean Tech.


La società e-Novia,  Fabbrica di Imprese hi-tech e Made in Italy,  è una delle scaleup che hanno partecipato al primo appuntamento di workshop e dinner di Founders’ Club lo scorso 22 marzo.
“e-Novia e le imprese della nostra Fabbrica operano con prospettive internazionali. Per questo sosteniamo di essere “nati grandi”. – dice Vincenzo Russi, uno dei fondatori e Ceo –  In Founders’ Club abbiamo trovato un sostegno alla crescita e all’internazionalizzazione, sia attraverso momenti di confronto con imprenditori, nati da pochi anni ma con ambizioni globali, sia attraverso la condivisione di punti di vista ed esperienze su temi determinanti per la nostra strategia di crescita, quali finanza, amministrazione e internazionalizzazione.”

I dati europei sulle scaleup in ambito digitale parlano di un fenomeno in espansione, con oltre 4200 aziende operanti per la maggior parte in Gran Bretagna (dove se ne contano 1550) e che hanno raccolto complessivamente 21.5 miliardi di dollari. L’ecosistema italiano è dominato in prevalenza da scaleup di piccole dimensioni: l’86% delle scaleup italiane ha raccolto finanziamenti tra 1 e 10 milioni di dollari (FONTE SEP Monitor Scaleup Italy Mind the Bridge). E’ evidente che ci sia un potenziale di sviluppo su cui poter lavorare e il Founders’ Club ha appena cominciato.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati