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Il trasferimento tecnologico è prioritario, ma serve meno burocrazia

Pubblicato il 07 Mag 2020

In Italia il modello Trentino è spesso citato per la sua efficienza, che non viene meno neanche quanto si parla di innovazione. E’ affascinante vedere come la capacità di fare rete di questo territorio, in cui convivono proficuamente pubblico e privato, sembri quasi un puzzle fatto a mano in cui ogni pezzo si incastra perfettamente e non è mai uguale ad un altro.
E’ un sistema che funziona, in cui un ruolo molto importante è assegnato anche ad HIT, Hub Innovazione Trentino – Fondazione, organizzazione che si occupa del trasferimento tecnologico per il territorio della Provincia Autonoma di Trento, diventato partner di Eureka! Venture. A raccontarci di più su HIT è Luca Mion, Responsabile Innovazione e Technology Transfer.

Ciao Luca, innanzitutto grazie ad HIT per essere un partner di EUREKA!

Ciao Anna, direi grazie ad EUREKA! Per noi è una partnership molto importante perché possiamo dare maggiore impulso alle attività di trasferimento tecnologico nell’ambito della scienza e ingegneria dei materiali. In queste aree abbiamo delle eccellenze riconosciute a livello internazionale come il Centro Materiali e Microsistemi della Fondazione Bruno Kessler e il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento.

Parlami un po’ di te… cosa vuol dire essere responsabile per l’Innovazione e il Trasferimento Tecnologico di HIT?

Luca Mion – HIT

La nostra Fondazione è stata creata per favorire lo sviluppo dell’economia locale attraverso i risultati sviluppati dagli enti del sistema pubblico della ricerca e dell’innovazione. Siamo quindi al centro di un sistema articolato, molto vivace dal punto di vista della ricerca e piuttosto frammentato come sistema produttivo.

È un lavoro stimolante, un privilegio veder nascere e accompagnare ogni giorno nuove tecnologie, e una personale grande soddisfazione constatare che il nostro lavoro è in grado di trasferire il valore di queste innovazioni all’economia e alla società.

Quali sono le iniziative che state portando avanti come area innovazione e technology transfer?

Per quanto riguarda il technology transfer, nel quotidiano ci occupiamo dello scouting di nuove tecnologie e la valutazione delle stesse, identificandone la rotta di commercializzazione. Ci coordiniamo con le strutture interne dei nostri fondatori scientifici (Università di Trento, Fondazione Bruno Kessler e Fondazione Edmund Mach) che mantengono il presidio delle prime fasi del processo di trasferimento tecnologico e che rimangono titolari della proprietà intellettuale. Con loro una delle attività su cui abbiamo investito molto nell’ultimo anno è il supporto alla partecipazione a programmi di Proof of Concept (PoC) finanziati sia da pubblici che da privati. È uno strumento molto utile per minimizzare il gap tra ricerca e industria e aiuta i ricercatori a familiarizzare con le problematiche e le aspettative del mercato. Tramite PoC nell’ultimo anno siamo riusciti a generare investimenti in tecnologie e start-up di tutti i nostri fondatori scientifici. Per le attività di innovazione e di supporto al sistema produttivo, operiamo in coordinamento con il nostro fondatore Trentino Sviluppo e con Confindustria Trento per presidiare la domanda di innovazione delle imprese e supportare la Provincia nella definizione delle policy relative a ricerca e innovazione.

Photo by Science in HD on Unsplash

Puoi raccontarci i risultati raggiunti? Puoi farci qualche esempio?

Negli ultimi tre anni abbiamo identificato più di 100 nuove tecnologie e generato attività di trasferimento tecnologico verso il mercato e verso investitori per molte di esse.

Abbiamo avviato oltre 90 deal commerciali con imprese, accompagnato 70 start-up e attratto quasi 6 milioni di euro di investimenti privati. Abbiamo inoltre supportato più di 80 imprese del territorio nei processi di innovazione, anche in collaborazione con Confindustria Trento nell’ambito del Digital Innovation Hub. Senza contare tutti gli altri risultati legati alla partecipazione ai progetti europei, dove siamo molto bravi, la formazione imprenditoriale, e l’ideazione di iniziative per avvicinare le imprese alle soluzioni prodotte dagli enti di ricerca.

Quali sono le prossime sfide per il tuo team?

Vogliamo continuare a portare valore aggiunto lavorando con entusiasmo e con energia creativa. L’emergenza legata al COVID-19 porterà grandi sfide soprattutto per il sistema produttivo, dobbiamo essere in grado di agire proattivamente veicolando velocemente tutte le opportunità di innovazione che possono avere impatto positivo per le imprese. Servirà qualità, velocità ed efficacia.

Come vedi il Trasferimento Tecnologico in Italia?

Penso di vederlo come te. Una prateria di opportunità con tanta burocrazia. Il sistema accademico, anche per gli indicatori di valutazione applicati, è molto ben organizzato per essere efficace sul fronte della qualità dei lavori scientifici. Questo crea anche un ambiente conservativo, inducendo dottorandi e giovani ricercatori a cercare la carriera accademica come unica ambizione professionale. Le cose però dal basso stanno cambiando, anche per la contrazione dei finanziamenti pubblici. Ricercatori ed enti sono sempre più consapevoli che il trasferimento tecnologico debba essere una priorità. Speriamo che anche a livello nazionale si introducano semplificazioni della burocrazia, pensando alla ricerca e all’innovazione come investimenti per lo sviluppo e non come spese.

Secondo la tua esperienza, quali sono gli elementi di criticità e i limiti più frequenti e comuni che riscontri in operazioni di Trasferimento Tecnologico?

Sicuramente una criticità riguarda la normativa, penso sia un limite dover sempre applicare le regole della pubblica amministrazione alle attività di trasferimento tecnologico. Capisco non sia facile, ma nel rispetto della trasparenza e della concorrenza farei prevalere il buon senso, ora più che mai non possiamo permetterci che le procedure diventino un alibi per non assumersi responsabilità.

Contributor

90% below è il blog di Anna Amati, Partner EUREKA! Venture, Sgr che gestisce il fondo, Eureka! Fund I – Technology Transfer, focalizzato in startup, spin-off e progetti cosiddetti POC (Proof of concept) provenienti da una rete qualificata di centri di ricerca partner, nell’ambito dei materiali avanzati e più in generale scienza e ingegneria dei materiali.

[Immagine di copertina Benjamin Voros on Unsplash]

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