Energy Tech

La ricetta Appendino per la transizione energetica

L’imprenditore alla guida di Solar Ventures spiega in questa intervista in che modo la transizione energetica si può fare e perchè puntare sul fotovoltaico. Solar Ventures è tra le imprese italiane più attive nella realizzazione di grandi impianti

Pubblicato il 23 Ott 2022

Solar Ventures, l’azienda fondata da Michele Appendino, che realizza grandi impianti fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile, ha reso noto recentemente di aver ottenuto un nuovo finanziamento di 9,3 milioni di euro dal Gruppo Bper per la realizzazione di due nuovi impianti, nel Lazio e in Sardegna. Un totale di 8,8 Megawatt che una volta a pieno regime, produrranno complessivamente 13,5 GWh di energia all’anno ed ‘eviteranno l’immissione in atmosfera di 5.805 tonnellate di Co2’ rende noto la società, che si è aggiudicata progetti con le aste del Gse (Gestore Servizi Energetici) per una capacita’ oltre i 40 MW totali.
Appendino è dal 2005 che con la holding di investimenti AME Ventures ha cominciato a interessarsi alle energie rinnovabili fondando nel 2006 Solar Ventures, focalizzata nella realizzazione di medi e grandi impianti fotovoltaici e la vendita di energia in Italia, Europa e Mediterraneo. Ha una grandissima competenza e fiducia nel fotovoltaico e una visione precisa di quello che serve in Italia e in Europa per accelerare la transizione energetica.

Il primo punto di questa visione è che il fotovoltaico è la tecnologia sulla quale puntare.

“La tecnologia del solare è anche molto banale, poteva essere pronta dagli anni ’90, ma ovviamente allora non decollò per altri interessi. Io cito spesso un anedotto. Nel 1931 Thomas Edison disse al suo amico Henry Ford indicando il sole: ‘Ecco la nostra fonte di energia! Spero che non dovremo attendere l’esaurimento del petrolio e del carbone prima di dedicarci ad essa’. Purtroppo sappiamo come è andata.
I governi dei vari Paesi oggi devono capire che questa tecnologia deve diventare quella prevalente, anche rispetto alle altre rinnovabili: rispetto all’eolica è più scalabile, più facile da installare, ci sono più aree in cui puoi mettere impianti, dura di più tempo. Trovo fuorviante invece che si riparli di nucleare: da un punto di vista tecnico non ha senso, se tu oggi inizi fare un impianto nucleare, ci metti 10-15 anni a produrlo, hai dei costi assurdi e degli extra costi pazzeschi. Inoltre, al momento è ancora una tecnologia non del tutto gestibile, non è che puoi accendere e spegnere un reattore con un interruttore come e quando vuoi…”.

Il fotovoltaico ha dunque un ruolo di primo piano nella transizione energetica, secondo Appendino, quella che ci porterà fuori dalle fonti fossili. Lobby di petrolio e gas permettendo, visto che da almeno 100 anni ‘controllano governi, stampa, eserciti’. E anche politica permettendo, perché la possibilità di raggiungere gli obiettivi al 2030 – l’UE a settembre ha alzato il target di energia rinnovabile al 45% e ha un programma RePowerEU che si propone di installare 600 GW di nuova capacita’ solare; l’Italia, in base al Piano nazionale energia e clima attualmente in vigore, dovrebbe arrivare a 52 gigawatt solari dai 23 attuali, quindi più che raddoppiare in otto anni il parco fotovoltaico installato nel Paese – è secondo l’imprenditore una questione di giuste strategie, sia a livello europeo che nazionale, non di sussidi.

Quali sono dunque queste strategie?

“Prima di tutto semplificare e velocizzare i processi. La semplificazione è stata fatta in realtà, ma se non si sta nei tempi, addio. Gli enti locali sono il collo di bottiglia, questo non va bene, bisogna dare delle penali alle Regioni e agli enti che non osservano le tempistiche. Se non hanno sufficienti persone ed esperti piuttosto gli si dia un extra budget per avere dei consulenti, ma devono rispettare i tempi. Approvare o bocciare i progetti, ma devono dirlo nei temi della legge che sono 5-6 mesi.

“Seconda cosa: per poter costruire più impianti devi poter fare lo storage dell’energia. Perché sappiamo che solare ed eolico sono fonti intermittenti, arriva il flusso tutto insieme allo stesso momento e bisogna poter immagazzinare l’energia per un consumo differito. C’è un motivo perché ci sono meno investimenti nello stoccaggio: attualmente ci si investe poco perché non c’è una certezza nei ricavi, quindi qui servirebbe una formula per garantire un livello di ricavi.

“Terza cosa, a livello europeo bisognerebbe stabilire che almeno una quota del 20-25% di costruzione di energia rinnovabile – cioè di impianti – dei prossimi anni si faccia in modo che rimanga in Europa; bisogna evitare la dipendenza dalla Cina, purtroppo oggi è il maggior produttore mondiale di moduli fotovoltaici e ha in mano il mercato. E’ una cosa che ovviamente non va bene. Andiamo incontro a difficoltà nella costruzione di impianti. Anche in Italia oggi mancano i costruttori. Forse questo è l’unico tema in cui una qualche forma di sussidio avrebbe senso. Nel settore di moduli fotovoltaici se vogliamo avere un nucleo di produzione europea che ci consenta di non essere dipendente dall’esterno, una riserva, bisogna aiutare le aziende perché se no non sta in piedi. Serve fare un discorso di politica industriale, volta alle rinnovabili come energia pulita, ma anche locale e sicura.

“Servono queste cose. La tecnologia si evolve da sola, è un’evoluzione continua e rapida, inarrestabile”.

Foto di copertina: Michele Appendino, a destra, sul palco di TechChill Milano dove ha partecipato al panel sul ruolo del solare nella crisi energetica.

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