La storia e i retroscena dell’intelligenza artificiale, fino a oggi

C’è un libro che racconta i retroscena della Silicon Valley durante la corsa all’oro dell’intelligenza artificiale, il libro è scritto da un giornalista, Gary Rivlin, uno di quelli che fece parte del gruppo di giornalisti di tutto il mondo che hanno vinto il premio Pulitzer per l’inchiesta nota con il nome Panama Papers, uno che fece la cronaca e approfondì le conseguenze dell’uragano Katrina che nel 2015 colpì la citta di New Orleans, uno che si è occupato della violenza urbana della città di Chicago, un giornalista d’inchiesta insomma al quale piace sì il mondo tech ma non è l’unico argomento di cui si è occupato. 

Rivlin racconta proprio come fosse una cronaca gli avvenimenti che hanno animato la Silicon Valley negli ultimi mesi, fino all’elezione di Trump più meno, il racconto prende come personaggio principale Reid Hoffman, noto ai più sopratutto per essere il fondatore di LinkedIn ma coinvolti in decine di progetti, membro di consigli di amministrazione, legato a OpenAI e Microsoft, investitore con il suo veicolo di venture capital. Hoffman è certamente il personaggio chiave di tutta la storia, o meglio la cronaca, ma Rivlin cita tutti, proprio tutti: i grandi imprenditori del settore tech, i grandi scienziati ed esperti di intelligenza artificiale, gli altri giornalisti che incrociano la sua strada del dipanare e raccontare scena e retroscena. 

C’è proprio tutta la storia, se desiderate conosce come nasce il fenomeno tecnologico e business dell’intelligenza artificiale questo è il libro da leggere che nella versione italiana è pubblicato da Apogeo, si intitola I padroni del’AI, ha 284 pagine e un prezzo di copertina pari a 24 euro. Ci sono le interviste, ci sono i retroscena del passaggio dei talenti da un’azienda all’altra, ci sono le isterie dei venture capital terrorizzati dal perdere l’occasione migliore, c’è l’idealizzazione del fatto che la Silicon Valley sostiene le startup ma poi alla fine sono i giganti del tech quelli che vincono, almeno la gara dell’intelligenza artificiale che richiede moltissimi, ma proprio moltissimi soldi solo per sperare di partecipare. 

Ci sono le fazioni: gli accelerazionisti che vogliono andare avanti a tutti i costi, che sostengono che la ricerca e lo sviluppo devono correre incuranti dei possibili effetti negativi, ci sono gli allarmisti che invece sostengono che l’intelligenza artificiale distruggerà l’umanità, ci sono i CEO delle grandi aziende che di fatto chiedono al governo di definire normative per regolamentare la IA come è accaduto durante la audizione con i parlamentari USA di Sam Altman, CEO di OpenAI che è anche stato protagonista di una specie di colpo di stato che Rivlin racconta nei dettagli e che anche qui su Startupbusiness raccontammo quando avvenne alla fine del 2023. 

Ci sono quelli consapevoli che l’IA non è magica e che è un ‘pappagallo stocastico’ e quelli che invece sono convinti che a un certo punto prenderà il controllo di se stessa ed evolverà in modalità inattese, ci sono gli utenti, ognuno di noi che ogni giorni si diverte a usare gli strumenti di IA generativa, e scrivo diverte perché è lo stesso Rivlin a rilevare che la maggior parte degli utenti singoli usa l’IA per intrattenimento e non per scopi professionali. C’è la paura dei manager di Google, Microsoft, Apple di lanciare prodotti che poi vengono messi alla berlina come è successi più volte per la fortuna di giornalisti che ne hanno scovato bug impensabili e li hanno raccontati, ci sono scelte ardite come quella di Meta di rendere il suo modello open source e dare il la a una serie di sviluppi ed evoluzioni (li trovate tutti sulla piattaforma Hugging Face, dove per altro è stato anche pubblicato di recente il modello LLM open source svizzero denominato Apertus che promette di ridisegnare le regole dell’IA generativa). 

Rivlin è un bravo cronista, approfondisce, analizza, intervista, incontra, segue il lavoro dei colleghi, mette insieme una storia che è l prima parte di un racconto che per la gran parte deve essere ancora scritto perché deve ancora avvenire, fa il parallelo con l’era delle ‘.com’, dimostra di essere piuttosto deluso dal fatto che a questo giro non hanno vinto le startup e invita il lettore a conoscere la storia fino a qui per poter meglio comprendere ciò che accadrà da ora in poi. 

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